Capitolo 3

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Sono nei guai fino al collo, mamma dice sempre di non andare qui di sera, ma la curiosità di scoprire che cosa stava accadendo mi stava divorando, e adesso eccomi, in preda al terrore, davanti ad un pazzo probabilmente.

Lo guardo spaventata, sento il suo respiro talmente e vicino e ho il cuore in gola talmente la paura.
Questi secondi mi stanno sembrando ore e con gli occhi cerco di guardarmi attorno con la speranza di poter vedere qualcuno passare da li, ma non vedo assolutamente nulla.
Trovo il coraggio di indietreggiare fino a ritrovarmi con i polpacci contro il cespuglio, mentre lui segue ogni mio passo, ritrovandosi sempre alla stessa distanza da me.
La paura mi ha gelato il sangue.
Sta per alzare il suo braccio con il coltellino e io sento dentro di me il cuore esplodere.

Ma a cosa serve avere un elfo custode se poi non mi salva?

Nel giro di pochissimi istanti trovo il coraggio di dargli uno spintore e pensare contemporaneamente ad una cosa: scompari ti prego, scompari!

E succede proprio questo, nel momento in cui stavo per prendere il mio cane e scappare, questa persona è scomparsa.

Prendo Dea da per terra che continua ad abbagliare e guardandomi ancora intorno spaventata, fuggo via.
Non ho controllato neppure gli elfi, sono scappata senza mai guardarmi indietro e senza prendere fiato.

Solo arrivata davanti alla porta di casa riesco a tirare su un sospiro di sollievo, mentre sento tutta l'adrenalina e la paura ancora in circolazione nel mio corpo che sta cercando in fretta di varcare l'ingresso per potermi sentire al sicuro.

Busso insistentemente alla porta di casa guardandomi ancora alle spalle, finché mia madre non arriva per aprire la porta. «Mamma, sto per impazzire». Dico guardandola con le lacrime agli occhi.

Mi butto tra le sue braccia, lei chiude la porta alle mie spalle e carezza la mia testa. «Cosa è successo?». Mi chiede preoccupata.

Non ero mai stata così felice di essere in casa.
Giuro che non andrò mai più in quel posto la sera. «Sto impazzendo! Ho visto degli elfi, poi è scomparso, parlano, anche la lavagna...».

Sto blaterando tutto a caso, non riesco a controllarmi in questo momento e in automatico non riesco a compiere delle frasi di senso compiuto. Sto buttando tutto fuori senza pensarci.
Julie non si confida con i propri genitori perché ogni volta non fanno altro che criticarmi, oltre che vedermi come una persona strana. «Calma Julie, vuoi sederti e parlare con calma?».

Scuoto la testa e mi faccio mollare dal suo abbraccio che mi emanava fin troppo calore.
Faccio un passo indietro e la guardo: nonostante io sia terrorizzata, nei suoi occhi la preoccupazione di un attimo fa è svanita, sembra troppo tranquilla.

Non dovrebbe dare di matto anche lei?

Mia madre è una bellissima donna oltre ad essere estremamente cinica e insopportabile.
Mi sta fissando in attesa di risposte tenendo le mani sopra i suoi fianchi e scrutandomi con i suoi occhi azzurri, proprio come i miei.
È già in pigiama e ha i capelli legati, probabilmente l'ho disturbata mentre stava leggendo un libro nel soggiorno. Porta gli occhiali solo quando legge e ha anche i suoi capelli castani che imitano uno chignon, li tiene legati soli se legge o cucina.

Riprendo con calma il controllo, inspiro profondamente per l'ultima volta e abbasso le spalle sentendo un grosso peso cadere giù. «No, vado nella mia camera. Dimentica ciò che ho detto».

Vado verso la mia camera e mia madre non apre bocca, è rimasta in silenzio ad osservarmi in modo impassibile. Ho sentito i suoi occhi addosso per tutto il tragitto, fino alla mia camera.

Che cosa mi era saltato in mente?
Dire ai miei genitori una cosa del genere?
Per loro dico solo sciocchezze, sono ancora una piccola bambina indifesa.

Mi butto sul mio letto ad una piazza e mezzo a pancia in giù. Anche Dea sale sul letto e la vedo osservarmi con i suoi occhietti neri. «Hai visto ciò che ho visto io quando eravamo al parco, vero? Quel pazzo è scomparso come per magia!». Dico accarezzandola.

Annuisce subito con la testa, facendomi rimanere a bocca aperta. Sto veramente diventando pazza. «Non è possibile». Metto disperata il viso contro il cuscino.

Potrebbe andare peggio di così?

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