Fine di un sogno

2.6K 189 14
                                    

Quella mattina Yoongi si trovò da solo nel suo letto, o meglio, nel loro letto, dove è stato consumato un amore così grande da sembrare inesistente, non si era mai visto, mai sentito, perché era proibito più di qualsiasi altra cosa. Le piume del cuscino ormai vuoto ornavano i capelli biondi dell'angelo, sfinito tra le lenzuola, macchiate di un crimine così bello da essere fin troppo sbagliato. Gli occhi color cioccolato fissavano il soffitto, deluso, forse sperava che Jimin si presentasse in camera con i cornetti per poi rubargli un morso in un bacio indiretto ma ciò che non sa, è che forse, non rivedrà più quella scena. La giornata passa lenta, e un pensiero tormenta la sua testa affondata tra i tasti bianchi e neri del pianoforte, di cui le corde ferme. Nessuna nota, nessun suono, neanche il suo cuore batteva, sembrava morto. Uno, due, tre giorni, e ancora Jimin non si vedeva, nessun biglietto, nessun avviso...niente di niente, ma a suo vantaggio aveva il contratto da angelo custode, un qualcosa di inconfondibile, un legame indissolubile. Poteva sapere dove era sempre, ma non vedeva niente, non riusciva a vedere il percorso del minore, e ciò era strano. Sembrava che lui non fosse mai esistito. La gola era avvolta da un nodo stretto al collo, come lo stomaco attorcigliato a se stesso, e gli occhi spesso pungevano. Le vie più oscure della città ospitavano segretamente la luce degli angeli custodi, intorno alle persone, ma adesso Yoongi è impegnato a sfrecciare tra le varie vie per arrivare al posto desiderato, ovvero un vicolo. I mattoni logori e vecchi sono l'unica vista che ha, e l'unico passaggio al paradiso. Le sue dita colme di anelli scivolano tra quei pezzi rossastri, sembrando casuale il tocco ma non era affatto così, tracciava un simbolo, un cerchio colmo di linee spezzate, come un codice. La fronte si corruccia quando non accade niente, i mattoni non gli svelano la via, e il calore del muro era inesistente, era buio e oscuro, come la notte che incombe su di lui. Ritenta il simbolo, e una scarica lo allontana bruscamente dal muro, facendolo gemere dal dolore con tanto di imprecazione. «non ti hanno insegnato a mantenere un linguaggio degno di un'angelo custode?» le parole dette civilmente sputano veleno sul biondo, che si gira di scatto verso la fonte della voce, ma non vede nulla. Delle risate inondano la mente del ragazzo, che cammina per quei vicoli, nella speranza di trovare la fonte di quella voce maschile fastidiosa. Nessun accenno di ombra, niente, ma percepiva la scossa ancora bruciare sulla mano, segnata da un simbolo minuscolo, una piccola piuma marcata a pelle, come si marchia una bestia da macello. La strada illuminata dai lampioni ospitava solo l'anima del biondo, ancora perplesso da ciò che stava accadendo, era confuso, solo. Perché si sentiva spaesato? È sempre stato abituato a fare da se, perché adesso no? Aveva provato ad affidarsi a qualcuno, a Jimin, ed era splendido, però ora non aveva la sua colonna portante: lui.

[spazio autrice: so che sono cattiva a fare questa cosa, ma dal prossimo capitolo la storia prenderà una piega più interessante. Preparatevi a colpi di scena e tanti segreti svelati.
PS. Auguri Jiminie, grazie di esistere <3]

Un'infinito proibito || YoonminWhere stories live. Discover now