•Capitolo XIV - Sotto mentite spoglie (Alya)

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Il giorno è arrivato, l'aria fibrilla, frizzante, di eccitazione, mentre centinaia e centinaia di altezzosi noxious aristocratici sono impazienti di assistere all'evento del secolo, il matrimonio del loro Re.  

In questo momento mi sento spaccata in due. L'idea che ben presto questo matrimonio andrà a rotoli mi rende allegra, mentre... il pensiero che Thomas si stia sposando con Isabelle, con la sua amata... mi distrugge.

Un boato scoppia nell'aria e centinaia di mani applaudono all'unisono.

Dio, come fa freddo... e questi stupidi capelli! Sono odiosamente lunghi e neri, tremendi. Non a caso Isabelle porta un taglio del genere, ma lei è una sfigata e quindi tutto torna.

Tento di soffocare la rabbia repressa contro quella sciacquetta e mi districo tra le file di sedie, intenta a trovare un posto decente in cui sedermi e dove possa assistere allo spettacolo. Sarà esilarante!

Mi guardo intorno e lo sfarzo di questo posto mi sopraffà, però ne sono soddisfatta, in un certo senso: è la prima volta che mi sento a mio agio in un ambiente di alto rango, la prima volta che so che la donna di fronte a me non sta mormorando, dietro il suo ventaglio di pizzo, qualche cattiveria nei miei confronti.

— Permesso, sì... e levatevi! — borbotto mentre qualche persona poco carina mi sputa qualche insulto bisbigliato a mezza voce. Osservo una sedia vuota - miracolo - e decido di appostarmi qui: in fondo è un buon punto di osservazione: in seconda fila e di fronte al palco rialzato. — Scusi, è occupato? — domando al ragazzo accanto ad essa che in questo momento è piegato ad allacciarsi le stringhe delle scarpe. È strano parlare con un'altra voce, adesso così stridula rispetto alla mia.

Trattengo un sorriso mentre mi accorgo che è divertente indossare i panni di un'altra persona. Posso dire tutto ciò che voglio e nessuno saprebbe mai che sono stata io, Alya - a parte Abigail, ma lei è troppo concentrata sul suo fidanzato inquietantemente... inquietante?, per accorgersi di me.

— Oh si sieda pure, è libera — afferma il ragazzo; quando alza il busto non riesco a non sussultare, accorgendomi che è Eric. Incredibilmente elegante, ma è lui: indossa uno smoking grigio piombo e si è persino pettinato i capelli! Questo deve essere il giorno dell'apocalisse. — L'ho già vista da qualche parte? Il suo viso mi sembra familiare — constata, mentre sento il sangue gelarsi nelle vene.

Non posso perdere quest'occasione d'oro di rapportarmi con lui nei panni di qualcun'altra. È irripetibile.

Mi siedo stando attenta alla lunga gonna del vestito e arriccio le labbra in una smorfia pensierosa, mentre fingo di pensare se ci siamo già incontrati. — Non credo proprio, non ti saresti dimenticato di certo di un viso così fine e angelico... guardami, sono splendida! — affermo in fine, mentre le mie labbra si schiudono in un sorriso ammaliatore.

Sicuramente mi manderà a quel paese, scorbutico com'è, ma valeva la pena tentare. Ora scoprirà che sono Alya, ne rimarrà sorpreso e contrariato e poi riderò della sua faccia da idiota. Vedo già la scena proiettata nella mia mente. — È vero, sei molto bella — sussurra spazzando via dai miei occhi la sua ipotetica espressione da ebete e facendo calare sul mio viso un palese dubbio, mescolato a un pizzico di soddisfazione. Subito però la mia mente si affolla di domande: "Allora è così che ti comporti normalmente? Perché tratti solo me così male?! Cosa ti ho fatto! Parla!" e "Oh mio Dio, è riuscito ad essere carino! Eric sei tu oppure è un sosia?" — Sei per caso una nobile?

Sospiro e decido di prendere la palla al balzo: dalla mia bocca sgorga una risata acuta e più nervosa di quello che avrei voluto, mentre mi maledico da sola. — Ah, ma certo! — ribatto all'istante.

AshedWhere stories live. Discover now