•Capitolo XXXVII

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Nuovo capitolo ragazzi✨ tanti auguri di buon Natale, sebbene un po' tardivi visto che siamo più vicini a capodanno hahah
Buona lettura❤

Ticchetto le unghie sulla cornice della porta una volta, poi due. Su giù, su giù. Sbuffo un'altra volta. È assurdo pensare che mio padre, nullafacente tutto il giorno tutti i giorni, proprio adesso dovesse avere una stupida faccenda a suo dire improrogabile. Ha persino insistito sul farmi cambiare d'abito per rendermi più presentabile. Ho provato a ribattere, dicendo che al momento i miei jeans macchiati di erba fossero il minore dei miei problemi, e a quel punto ha lasciato perdere, non senza i suoi soliti brontolii incomprensibili.

La porta si apre di qualche centimetro, dandomi la conferma che mi abbia finalmente consentito l'accesso al suo studio.

― Abigail, mia cara ― esclama, con un tono di voce troppo poco spento o annoiato. Cosa che, tuttavia, non noto immediatamente.

― Padre ― comincio, sentendo fin da subito una palpabile frenesia calcarmi la voce. ― Padre, io... ho delle novità.

― Prima che tu dica qualcosa, Abigail, voglio ricordarti che tutto il regno ascolta ciò che diciamo, e speriamo che siano delle novità meravigliose sul giorno della Scelta!

Merda. Merda! Come faccio a dirgli adesso che Cathrin è già nel Palazzo? ― Oh, meraviglioso! Splendido, davvero. Saluto tutti i nostri sudditi che ci stanno ascoltando ― affermo con tono allegro, nonostante il mio sguardo sia terrorizzato. Mio padre a questo punto, avendo già intuito la motivazione del mio malessere e del perché non pronunci più parola, alza gli occhi al cielo e muove la mano come per dare uno schiaffo all'aria. All'istante qualche specchio va in frantumi, indicazione che ogni segnale acustico è stato interrotto. ― Mi vuoi dire da quando acconsenti queste stronzate? ― sbotto.

― Abbiamo cinque minuti disponibili e tu li vuoi davvero sprecare così? ― ribatte. ― Il popolo ha bisogno di conferme. Conferme che tu non gli stai dando. Guarda che stronzate sono costretto a fare ― Espira profondamente. Che vile tortura deve essere per lui. ― Cosa c'è. Avanti.

― C'è stato un terribile contrattempo, padre. La ragazza... ha assistito in prima persona a una manifestazione magica. Non abbiamo potuto fare altrimenti se non condurla al Palazzo della scelta.

Sul suo viso passa ogni emozione in un secondo, e proprio quando sta per aprire bocca e ribattere velenosamente – lo vedo dalle sue sopracciglia inarcate e corrucciate allo stesso tempo – un funzionario reale irrompe nello studio con espressione allarmata.

― Sire, il segnale si è interrotto. Cosa facciamo nel fratt...

― Mettete qualche video di gattini, cazzoni! E ora sparisci dalla mia vista! ― riversa tutta la sua collera sul povero mago che, bianco come un lenzuolo, sparisce con sguardo chino e reverenziale. ― Cosa? ― si rivolge a me, con un filo di voce. ― Dimmi che è uno scherzo di cattivo gusto.

― Purtroppo no ― continuo, seppur con ancora più timore. ― Io e il Sovrano dei noxious abbiamo ritenuto che fosse la cosa migliore da fare. Non devi preoccuparti per alcun scandalo pubblico, perché ne terremo segreta la presenza per due giorni da adesso. Pensavo dovessi esserne a conoscenza, tutto qui ― concludo, finalmente con un tono professionale e sicuro della voce.

Mio padre, dapprima allarmato, sembra che si stia lasciando contagiare dalla mia sicurezza. Sbuffa manifestando lo stesso nervosismo che ha attanagliato me precedentemente. ― Se lo ritieni giusto allora va bene. Sei tu la Regina Abigail, è tempo che tu lo diventi davvero.

Resto spiazzata dalla sua affermazione, ma sento che ha ragione. Lo so. È giunto il momento in cui non posso più nascondermi dietro la figura di Principessa indifesa che continua a temere il padre spietato. Semplicemente perché queste due figure non esistono più.

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