~Capitolo 16~

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Damian non mi fa neanche parlare.
Appena arriviamo in casa prende quelle poche cose che tiene da me.
Io ho le lacrime agli occhi e lo guardo senza pronunciare neanche una parola.
Non mi saluta nemmeno,va via, senza dire niente.
Sbatte la porta e mi lascia da sola,senza pensarci due volte.
Ha dimenticato solo una cosa,la sua felpa...
La sua felpa grigia con i disegni blu e rossi,dentro in pail e che emana molto calore.
Salgo le scale e vado a prenderla,la indosso sul pigiama e mi sdraio sul mio letto.
Sento ancora il suo profumo sulle mie coperte,sul cuscino e sulle lenzuola.
È andato via da soli dieci minuti e sto già malissimo...
Ricordo che mi sono già sentita in questo modo, quando il solito ragazzo del treno mi ha abbandonata per la prima volta.
Piango ancora fino a prendere sonno,ho bisogno del mio papà,voglio tornare da lui...di nuovo.
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Un rumore fortissimo mi risveglia dal sonno.
Apro gli occhi e noto di essere al buio,sento solo il rumore della pioggia che sbatte nell'asfalto.
Vorrei che ciò che è accaduto sia solo un sogno...ma invece è realtà.
Di colpo un tuono...poi un'altro.
Inizio ad avere paura,non riesco mai a dormire senza nanche un pò di luce.
Mi alzo dal letto e provo ininterrottamente ad accendere la luce,ma niente.
Ho davvero paura,così prendo la torcia e scendo le scale.
Prendo un accendino e accendo una candela facendo un pò di luce.
Guardo dalla finestra della cucina quando vedo tutto ridotto in frantumi,gli alberi del marciapiede della casa affianco toccano la strada e la terra dei giardinetti è ormai diventata fango.
Fortunatamente il mio giardino è ancora intatto,ma ho davvero paura che possa succedere qualcosa di molto grave.
Penso a ciò che posso fare pur di non avere paura ma ricordo solo che domani si terrà una festa a casa di una ragazza della classe accanto alla mia,mi ha invitata senza conoscermi quindi potrei anche starle simpatica,avrei voglia di andare lì in compagnia,magari di Damian...
Ma andrò da sola,purtroppo.
Intanto non so cosa fare pur di non avere paura del buio.
Cammino verso le scale fin quando supero il primo scalino e la candela si spegne,il vaso che è poggiato sul mobile del salone cade e il mio corpo si irrigidisce.
Sono tesa e ho davvero molta paura,guardo verso la finestra e noto che è leggermente aperta e mi avvicino per chiuderla come se stessi svolgendo una missione segreta. Non appena finisco il mio compito salgo le scale al buio cadendo tipo quattro volte.
Rido di me stessa e pian piano mi avvicino al mio letto,sarà difficile prendere sonno,quindi non importa se sono le 04:30 del mattino,ho bisogno di chiamare il mio dolce papà.
Ci mette un pò prima di rispondere,ma quando prende la chiamata non è la sua voce,è una voce strana... Sì, maschile,giovane ma roca,tipo di un ventenne.
"Ciao,cerco mio padre,Steve Price" dico.
Non ricevo nessuna risposta per dieci secondi,fin quando finalmente si limita a dire "al momento è a letto, domani ti faccio richiamare".
Sento riattaccare e rimango proprio sconvolta.
Chi era? Boh.
Domani ne parlerò con lui...
Intanto meglio provare a dormire,domani finalmente è sabato ed è l'ultimo giorno della settimana,che cosa meravigliosa.
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Mi risveglio sudata al massimo,ho passato una notte orrenda,sentire la voce di Damian,poi quella di Andrew,ed infine quella di...Dustin.
Per la prima volta lo penso e ricordo tutti i momenti che abbiamo passato insieme,dalle cose banali,come vederci ogni mattina in treno, alle cose più importanti... Come vederci tutti i pomeriggi,scherzare,andare in spiaggia e... Come ogni estate,fare la battaglia d'acqua nel parco accanto al nostro Lido.
Avevo quattordici anni,anche se avevo avuto già molte esperienze sessuali,con lui volevo essere davvero una donna,beh si...perché in fondo con lui mi sentivo davvero una donna,ma per colpa della società e delle false amicizie,lui venne a sapere di me e di ciò che avevo fatto,e...mi abbandonò...
Fu il primo che mi abbandonò...
E adesso sembra che più sono buona,più mi prendono in giro.
Dal giorno che lui mi abbandonò non ebbi più notizie di lui,in realtà lui non era delle mie zone,l'avevo conosciuto sul treno che portava in spiaggia...
Era canadese,ma aveva problemi economici,e di lì a poco avrebbero cambiato nazione in cerca di un buon lavoro.
Forse è anche questo che ci tiene lontani, io non so dove si trova,lui non sa dove mi trovo io.
Potrei anche vederlo qua,in giro, ma non credo che potrei riconoscerlo,ormai sono passati quasi cinque anni,non credo che potrei mai riconoscerlo.
So che aver avuto la prima esperienza sessuale ad appena dodici anni è stato molto da ragazza che la serietà l'ha sempre vista da lontano,ma ormai sono qui,non si può tornare indietro purtroppo,bisogna accontentarsi di ciò che si ha.
Ripenso poi a ciò che ho passato con Damian, e mi convinco che ormai sto arrivando al punto di pensare che niente e nessuno possa superarlo.

Realizzio di aver perso quasi venti minuti per pensare al passato,che dovrei ormai dimenticare però.
Corro verso il bagno e faccio una doccia veloce, asciugo e piastro i capelli,trucco semplice,jeans bianchi e maglia beige, Byblos beige e sono pronta.
Oggi è davvero una giornata buia,la nebbia copre i palazzi e se prendessi la macchina rischierei di fare un brutto incidente.
Decido così di prendere l'autobus e di essere più sicura.
Entro sul bus e cerco un posto libero,ne vedo uno e vado decisa verso quel punto.
Proprio lì seduto vedo un ragazzo, per educazione chiedo se posso accomodarmi e lui annuisce sorridente.
"Piacere Trevor" dice.
È molto bello,ha il capelli rossi e gli occhi verdi,spalle larghe,modo di vestire perfetto e un bel sorriso.
Tra un discorso e l'altro dice di fare il barman e che stasera sarà alla festa.
Ah bene,so che almeno posso parlare con qualcuno, a costo di dover stare per tutto il tempo appoggiata al bancone cocktail.
Forse stasera riuscirò a non pensare a Damian...
Magari!

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