16. How are you?

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Quella notte, dopo aver mangiato per una lunga mezz'ora schifezze varie comprate al supermercato, io e Gwen ci addormentammo sedute, con la schiena appoggiata alla parete.

Non appena la ragazza seduta vicino a me si mosse, aprii gli occhi, ritrovandomi quasi con la testa per terra. Mi alzai e la schiena mi scrocchiò, giurai a me stessa che non avrei mai più dormito in quella posizione.

«Buongiorno» borbottò lei stendendosi sul pavimento, la guancia spiaccicata per terra le rendeva la faccia più buffa del solito.

«Buongiorno, dormito bene?» domandai ironicamente preparando lo zaino per quel martedì scolastico
«Se paragoniamo il dormire per terra con il dormire su un letto fatto di spine, si, era molto comodo» Gwen si alzò e si fece una coda di cavallo, lasciando ricadere qualche ciocca rosa sulle spalle.

Anche lei come me mise dei libri nello zaino, più il suo diario segreto, un quadernino che utilizzava poco ma che non aveva fatto mai leggere a nessuno. "Ci sono cose che non possono essere dette" mi disse quando tentai di pervaderla nel farmelo vedere.

Misi in spalla lo zaino e accesi il cellulare, lo schermo illuminato segnava le 7:35. Mi ritrovai una chiamata persa da mamma e un'altra da Michael; scelsi di chiamare la prima.

Dopo cinque squilli a vuoto, finalmente una voce femminile rispose.
"Pronto?"
"Pronto, sono Martha Clifford, c'è mamma?"

Dall'altra parte del telefono iniziai a sentire rumori strani: come pentole che cadono.

"Si, te la passo."
"Pronto Mars? Ti ho svegliata io?"
"No mamma, avevo il cellulare spento. Volevi parlarmi di qualcosa? Come stai? Hai bisogno di qualcosa? Vuoi che venga a farti compagnia?"

"Stai tranquilla, io tua nonna e zia Brenda ce la caviamo benissimo anche senza gli uomini"
"zia Brenda?" Non avevo mai sentito parlare di questa zia, così le chiesi chi fosse. Avevo tanti di quei parenti sparsi per il mondo che neanche avevo mai sentito nominare.

Gwen davanti a me aprii la porta facendomi uscire, era quasi ora di entrare a scuola e non eravamo neanche riuscite a fare una colazione come si deve.

"Si, è mia sorella. Non puoi ricordartela perchè l'ultima volta che vi siete viste avevi solo sette anni. Poi si è trasferita in Polonia, per questo ti è nuovo il suo nome"
"Ah, perciò stai bene, mi fa piacere sentirtelo dire. Ti voglio bene"
"Anche io amore. Domenica voglio sia te che Michael qui a Cardiff. Faremo sentire tuo fratello beato fra le donne" ridacchiai e la salutai, ormai era arrivato il momento di lasciar perdere il mondo esterno e di concentrarsi sui discorsi pesanti degli insegnanti.

Quella notte decisi che mi sarei impegnata in tutte le materie, nessuna esclusa.

«Signorina Clifford! Ha finito di leggere il libro?»

Okay, forse non proprio in tutte.

-

Passata l'ora di psicologia e sopravvissuta alla solita ramanzina della professoressa Cassandra Delia Bridgette Foster, mi incamminai verso l'aula di storia dell'arte. Ad aspettarmi nel corridoio trovai Ashton, intento a mandare un messaggio a Thomas «Hey ragazzina, pronta per un po' di cultura?»

«Probabilmente si, mi sento più sveglia del solito.»
«Hai letto le pagine che c'erano da fare per oggi?»
«Si, da pagina 103 a 129, ho fatto tutto, non preoccuparti»
«Wow! Come mai questo cambiamento improvviso? Fino a ieri cercavi in tutti i modi di scampare a tutte le lezioni»

Stavo per tirargli il libro di arte in faccia; Ashton era una persona fantastica, ma quando si impuntava sottolineando ogni tuo difetto, iniziava a farmi innervosire. Questo ancora non lo sapeva ma ben presto glielo avrei detto forte e chiaro.

Mi accomodai in prima fila, vicino a Jasmine, una ragazza che non vedevo mai al college, se non durante le lezione del prof Mason.

In quella scuola ogni ragazzo aveva un'etichetta che si portava stretta dentro, incastonata nelle costole; c'era chi quella nomina la portava con onore, come ad esempio Jason il campione, chi come Jasmine cercava di nasconderla, nascondendo anche se stessa. Lei era conosciuta come la ragazza invisibile, una semplice ragazza che pur tentando di integrarsi, finiva nell'oblio.

Mi dispiaceva vederla così insicura di se stessa, ma non ero il tipo di persona che si fermava ad aiutare gli altri per delle apparenze.

«Aprite il libro a pagina 130»
«Oggi non interroga prof?» chiesi interrompendolo, mi sentivo tutti gli occhi puntati addosso.

«Perchè? Vorresti essere interrogata?»
Annuii debolmente. La sera precedente con Gwen avevo dato un'occhiata veloce alle pagine assegnate da Mason, eppure ero preoccupata.

«B+» alle parole del professore mi emozionai. Quando mai Martha Clifford aveva preso B in arte?
Tornai al posto fiera di me ed il sorriso non volle lasciare più il mio viso.

«Sei stata brava oggi» mi fece sapere Jasmine fuori l'aula, i suoi occhi puntati sulle nostre scarpe, la mano fra i capelli.
«Grazie, sono felice di essermi impegnata per una buona volta nella vita»
«Già, ci vediamo. Ciao...e continua così» la ragazza mi sorrise e diventando purpurea si allontanò lentamente.

Mi sporsi per vedere in quale classe sarebbe entrata, ma le mani di Ashton mi colsero alla sprovvista facendomi balzare in aria.

«Scusa, non pensavo di farti prendere un colpo»
«Tranquillo, non è successo niente» mi passai la mano sul collo e lo guardai dritto negli occhi: brillavano di felicità ed erano belli, ma non ricordavano neanche lontanamente quelli di Luke.

«Sei stata forte! Il professore è rimasto veramente colpito, come d'altronde tutto il resto della classe.»
«Esagerati. Ho solo preso una B, cosa volete che sia?»
«Beh, tu hai sempre preso F, tranne una D ad Ottobre»

Roteai gli occhi al cielo e mi avviai verso la classe di matematica, dove avrei dovuto passare altre due ore. Dopo, oltre allo stress causato da una miriade di cifre e di lettere, avrei dovuto aggiungerci la stanchezza a causa della ginnastica.

Materia per la quale neanche impegnandomici ogni giorno avrei risolto qualcosa.

-

«uououo sorellina, vacci piano» la chioma blu di Michael si parò esattamente davanti a me, nel preciso istante in cui stavo per dare un gran morso al panino che avrei dovuto mangiare per pranzo.

«Cosa vuoi?»
«Un pezzo del panino, mi sembra chiaro»
«Se vuoi ti prendi tre sterline e te lo vai a comprare, le gambe ce le hai»
«Oh mamma mia quanto sei scorbutica» si mise al mio fianco e iniziò a fissarmi.

Sospirai pesantemente e mi alzai, cercando un tavolo distante dalla bocca di mio fratello.

Dopo poco trovai Michaela; era sola, così mi avvicinai. «Hey Martha! Tutto okay?»
«Ora che Gordon non è qui, si. Tu?»
«Tutto bene» rispose lei sorridendo. I capelli rossi le coprivano lo sguardo.
Iniziò a spostarseli dietro le orecchie invano, la sentii poi sbuffare.

«Questi capelli sono insopportabili. Quanto vorrei avere i tuoi»
«umh, come mai oggi non mi parli di Francisco?»

Alzò lo sguardo e perse il sorriso, fu un attimo, poco dopo era già tornata a splendere. «Boh, non mi va. Adesso devo andare a fare una cosa. Ci vediamo okay?» mi salutò con uno dei suoi soliti abbracci e si allontanò. Mentre finivo il panino, notai che Eveleen mi stava guardando da un altro tavolo poco più distante.

stäy the night||☽Where stories live. Discover now