4.Nice to meet you

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Aprii gli occhi. La luce penetrava dalla finestra semiaperta vicina al mio letto. Mi misi a sedere, notando che quello dove avevo dormito non era il mio letto, ma quello di Luke.

Mi passarono per la testa le immagini del ragazzo che, assonnato, si rannicchiò vicino al mio corpo, pelle contro pelle. Il suo braccio, bianco quanto le pareti di quella stanza, era intorno alla mia vita, a stringermi, forse a proteggermi dalle mie paure. Le mie guance si fecero scarlatte al pensiero di quella notte.

Mi alzai dal letto, notando di essere sola in stanza; l'orologio sul muro segnava le 7:40 e io avevo soltanto 15 minuti scarsi per vestirmi, lavarmi e andare a mangiare qualcosa di commestibile al bar della scuola.

«Hai dormito questa notte?» chiese Michael. Il suo labbro superiore macchiato dal cappuccino.
«si, credo di essermi addormentata»
«strano, da quando Mars dorme sola con i tuoni e i fulmini?»

Il bar alle otto della mattina era sempre colmo di gente: io e mio fratello cercavamo sempre di arrivare prima delle 7:55, orario in cui i ragazzi iniziavano a fare le file per bersi un caffè con gli amici e per sperare di iniziare al meglio la giornata.

«piantala di chiamarmi Mars come fosse il mio secondo nome, Gordon.»
«e tu piantala di chiamarmi Gordon come fosse il mio primo nome, Mars»

Dal piattino bianco al centro del tavolo afferrai un cornetto con la crema, il mio preferito. Persa a guardare il vuoto lo inzuppai nel latte e gli diedi un gran morso.

«muoviti a finire quel cornetto» disse d'un tratto il ragazzo dai capelli rossi «fra 10 minuti dobbiamo entrare in classe»

All'improvviso mio fratello mi fece ricordare di aver dimenticato un qualcosa... Qualcosa di vago che in quel momento mi sfuggiva completamente.

«signorina Clifford, ha letto il libro che le ho assegnato per oggi?»

Ah, ecco cos'era.

Entrai nel panico. Le uniche cose che uscirono dalle mie labbra tremanti furono dei sussurri indecifrabili. Deglutii silenziosamente e mi passai una mano sulla nuca.

«aspetto una sua risposta» continuava la professoressa Cassandra Delia Bridgette Foster, evidentemente irritata dal mio silenzio
«non sono riuscita a leggere tutti i capitoli»
«e sentiamo, ha una valida motivazione?»

1) era una noia mortale
2) il mio compagno di stanza, con la musica a palla, non cooperava
3) mio fratello mi aveva trascinato ad una festa
4) era una noia mortale

«no» risposi guardandola negli occhi
«Lei è una gran delusione signorina» aggiunse poi tornando alla cattedra.

Quella giornata a scuola non passò velocemente come speravo. Le prime due ore chiusa in classe con una psicopatica che si fingeva professoressa di psicologia mi distrussero gli ultimi neuroni sani che avevo nella testa. La terza ora, educazione fisica, fu stressante ai massimi livelli; il professor Harvey -oltre ad avere una faccia da killer seriale- ci fece correre per 50 volte intorno al campo da calcio del college. Estenuante, contando il fatto che dopo il terzo giro stavo già sfiatando per terra. Le ultime due ore le passai a fare letteratura, quella si che fu il colpo di grazia: poggiai la testa sul banco promettendomi di rimanere sveglia e mi risvegliai solo due ore dopo con una nota sul registro davanti a me.

Inoltre non vedevo Luke da quella notte. Pensavo di trovarlo in classe di psicologia ma evidentemente avevamo orari differenti.

stäy the night||☽Where stories live. Discover now