Uscii dalla stanza e, con la testa tra le nuvole, scesi con l'ascensore, per niente pronto ad affrontare un viaggio in auto e sentirmi inferiore a quella lingua elegante. Ma, contro tutti i miei piani, fuori la porta dell'albergo, c'era lo stresso SUV nero che mi aveva scarrozzato in giro la sera prima. Ne uscì Luke stretto in un vestito elegante che urlava "Armani" da tutte le parti.

Mi resi conto che volesse baciarmi pochi attimi prima che le nostre labbra si scontrassero.

"No."

Uscì freddo e distaccato dalle mie labbra. Lo superai e salii in macchina, allacciando la cintura di sicurezza. Non importava quello che avevo fatto la sera prima. Era stato un tremendo fottuto errore e si, anch'io potevo commetterne. 

La testa mi girava e fui riscosso solo dal rumore della sua porta che si chiudeva. Allacciò anche lui la cintura e mise in moto,guidando per le strade di Parigi, rallentando appena davanti ai monumenti principali.

Apprezzai quel gesto, ma non lo diedi a vedere, continuando a tenere gli occhi fuori dal finestrino, le mani in grembo e tutto il corpo il più lontano possibile da lui.

"Mi vuoi almeno spiegare perché non vuoi-"

"Io non ti devo nessuna spiegazione. È stato un errore madornale che non si ripeterà. Mi dispiace di averti fatto pensare il contrario, ma non provo più nulla per te. Frequento qualcun altro e anche tu, Luke. Smettiamola. Finiamola qui e oggi."

Era solo mercoledì ed ero già tremendamente scosso. Lui si passò una mano tra i capelli, tirandoli appena, frustrato dalle mie parole piatte e sterili. Avevo ancora gli occhi puntati al cielo grigio e triste sopra di noi, le labbra erano secche e il nodo alla gola mi impediva di parlare ancora, quindi non dissi nulla e nemmeno lui.

Eccoci di nuovo all'inizio. Due sconosciuti che sanno troppo l'uno dell'altro. Sapevo che quello che avevo detto non era ciò che davvero volevo dire, ma, mi dispiace Ashton, il cuore non ragiona bene come la testa. Se perdere lui, significava vederlo felice con qualcun altro, allora l'avrei perso. Sarei andato avanti senza lui. Avrei vissuto senza Luke, o almeno ci avrei provato.

Scesi dalla macchina appena parcheggiò, senza proferir parola. Non serviva, lui non aveva lottato per restare ed io non l'avrei pregato di farlo. Esattamente come quel giorno in aeroporto.

Entrai per primo, sentendo i suoi passi dietro di me. Guardai lo spazio allestito di luci e fotocamere. C'erano i suoi agenti e alcuni visi familiari che avevo visto il giorno dell'intervista.

"Buongiorno a tutti!" Asserì il biondo dietro di me. Aveva stampato in faccia un sorriso così finto che quasi stavo per chiedergli cosa ci fosse che non andava.

Perché non mi ero dato malato? Ah, giusto. Non ero vigliacco come lui. Io almeno le cose le mettevo in chiaro. Beh si, avevo mentito, ma almeno adesso era finita.

Una ragazza sistemò i suoi capelli, facendo si che il ciuffo cadesse sulla fronte, incorniciando i suoi occhi, mentre una truccatrice gli mise solo un po' di cipria qua e là. Era da mozzare il fiato con quella giacca, anche se avrei preferito la sbottonasse. La camicia bianca era abbottonata fino all'ultimo bottone e quel pantalone fasciava le sue gambe in modo divi-

"Amore!!" La mia testa fece uno scatto così rapido ed inaspettato che per qualche secondo ho temuto della mia incolumità. Poi però la paura è rimasta quando ho messo a fuoco la figura di Jack Falahee in tutto il suo splendore, con tanto di occhiali da chissà quanti trilioni e bello da far schifo.

Si fiondò fra le braccia di un Luke molto sopreso. Non si aspettava di vederlo. Che bella sorpresa, bleah.

Riuscii ad origliare un "Non mi aspettavo di vederti qui" e "Sono salito sul primo volo" prima di sentire il cuore a pezzi quando Jack gli prese il viso fra le mani e lo baciò sotto gli occhi di tutti. Luke da bravo cazzone, avvolse i suoi fianchi con le braccia. Allora davvero non gliene importava un emerito cazzo di me.

Mi alzai dal divano e andai a recuperare la mia borsa, dando il mio indirizzo e-mail alla fotografa per farmi inviare le foto da mettere poi nell'articolo.

"E lui chi è, amore?" Quella voce fastidiosa arrivò alle mie orecchie e l'unica cosa che volevo fare era dargli un pugno e non spiegazioni su chi fossi. Dato che Luke non prendeva parola, sorrisi falsamente al moro e gli porsi la mano.

"Sono Calum Hood, lavoro per E-Magazine."

"Oh, che piacere conoscerti! Sono Jack Falahee, il fidanzato di Luke."

"Credimi, so chi sei. Verrai citato nell'articolo, abbiamo parlato anche di te."

Lo vidi sorridere contento mentre si stringeva al suo braccio. Gli baciò una guancia e lo prese per mano.

"Parla di me anche quando non deve, che carino."

Alzai gli occhi al cielo per poi posarli su Luke che mi stava guardando con l'espressione più combattuta che gli avessi mai visto in faccia. Io sorrisi soddisfatto e mi rivolsi di nuovo a Jack.

"Sai, io e Luke frequentavamo la stessa scuola al liceo." Il moro spostò lo sguardo e rise. Vedevo la irritazione mista alla gelosia nei suoi occhi. Possessivo il ragazzo, eh?

"Che coincidenza!! Eravate molto amici?" Si rivolse con voce dannatamente assordante a Luke, che invece continuava a guardare me.

Lasciai al biondo il tempo di formulare una frase di senso compiuto, con la certezza che se lui non avesse risposto, lo avrei fatto io. Mi supplicò con lo sguardo ed infine fui io a rispondere, tenendo le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati in quelle pozze azzurre.

"Già. Due ottimi amici."



Angolo autrice

Domani arriva il capitolo cinque, diviso in due parti. Spero la storia vi stia piacendo.xx

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