Secondo.

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Se salgo ora al piano di sopra, di sicuro non mi fermerò per pochi minuti ma mi sembra la scelta più giusta. Se invece resto qui, potrei annoiarmi a morte.
D'altronde rimanere un paio d'ore nella mia stanza non può fare altre che giovare al mio stato mentale.
A pranzo mangio poco, non ho proprio voglia di ingozzarmi di cibo.
Dopo aver fatto la decina di scalini mi getto di schiena sul letto, mentre la luce della porta finestra filtra attraverso la tendina.

È una giornata stupenda, tanto vale approfittare del bel tempo e cercare di riscaldarmi un po' le ossa. Mi svesto del maglione e della gonna, infilando invece un paio di pantaloni neri e una t-shirt verde della Carlsberg.

Stendo sulla seggiola sul balcone un asciugamano morbido e mi abbandono al calore rilassante che dona la stella luminosa, abbassando le palpebre fino a chiudere gli occhi nel calmo silenzio dell'Oxfordshire, quando un fischio d'ammirazione me li fa riaprire di scatto.

"Non ti avevo detto che dovevi darmi gli orari?" chiede appoggiando gli avambracci alla ringhiera del balcone davanti al mio.

Oh, che tortura questa!

"Hai presente la tranquillità? Tipo quella che vorrei concedermi ora? No, eh?" rispondo con altre domande retoriche sperando di zittirlo quanto basta per un giorno intero.

Ovviamente non accade.

"Perchè dovrei lasciarti sola soletta? Mi piace la tua compagnia" ribatte divertito.

Sbuffo sonoramente, spazientita da questo comportamento irrispettoso e antipatico.

"A me non piace averti intorno" affermo stizzita.

"Avanti, non essere fredda con me".

Non rispondo e lascio che sia il mio silenzio a fargli intendere che non voglio parlare.
Per un attimo, ma solo per un istante, non proferisce parola e tace mentre gli uccellini canticchiano le loro canzoni allegre e un venticello leggero mi spettina i capelli.

"Capito, me ne vado" saluta rientrando prima che possa rispondere qualcosa, ma almeno non mi disturberà ancora.

I'm the wanderess,
I'm a one night stand,
Don't belong to no city,
Don't belong to no man.

Sarà meglio ascoltare soltanto ciò che canta Halsey.
Mi capisce più di chiunque altro.

Comincio a sentire le mie gambe protestare per il caldo ma nonostante questo, mi lascio scivolare in un sonno leggero, mentre il tempo velocemente.

Tutto passa così in fretta che nemmeno mi accorgo che di colpo sono già le quattro e il cielo si è innuvolito e che la pioggia è imminente: meglio rientrare.
Mi alzo dallo sdraietto sbuffando e torno nella mia stanza per rimettere gli indumenti di prima, ma il campanello mi distrae e per poco non cado a terra infilando l'altra gamba nella gonna.
Corro alla porta e l'apro, trovando una signora con un contenitore di plastica in mano.

"Salve! Siete i nuovi vicini vero? Non ho sbagliato casa...non mi pare almeno" dice velocemente mentre cerca con lo sguardo il mio cognome e quello di mia madre attaccati affianco all'uscio. Rido per il suo fare impacciato, ma simpatico.
A pelle, mi piace già la nuova vicina e poi vederla vestita con delle converse bianche, dei pantoloni blu della tuta e una felpa aperta dello stesso colore mi fa sentire a mio agio. I capelli scuri, ricci, sono raccolti in un'alta coda di cavallo sulla nuca.

"Siamo noi, siamo arrivati ieri" spiego facendola entrare, lei ringrazia con un sorriso e si pulisce le scarpe da ginnastica sul tappetto ruvido dell'entrata.
Si guarda intorno e si complimenta con me per "questo meraviglioso arredamento", e quando mia madre spunta dalla cucina saluta la signora anche lei.

Il Figlio Dei Miei Vicini Where stories live. Discover now