Prologo.

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Si dice che non tutti i mali vengano per nuocere, eppure io non ne sarei completamente convinta.
Sono sicura che il karma esista e che alcuni eventi accadano perché ce lo meritiamo o perchè si combina qualcosa di sbagliato.
Per esempio, se hai rotto la finestra dei vicini intenzionalmente, il guaio in cui ti sei cacciato ti si rivolterà contro e l'azione ti ritornerà indietro, ripagandone le conseguenze con una sgridata da parte dei vicini e dei tuoi. Non puoi lamentarti se te la sei voluta. Ma allora che ho fatto stavolta? Per quale ragione i miei genitori hanno deciso di trasferirsi in un altro paese, lontano dalla scuola, dall'unica amica che ho, dai familiari? Non mi risulta di aver sbagliato qualcosa durante la mia permanenza in città.
Anzi, sono sempre stata un'adolescente modello: non fumo, non bevo, insomma non faccio nulla di quello che non dovrei fare nella norma. Sono una santarellina, detto in parole povere; quella che non porta mai a casa un voto al di sotto dell'eccellente, obbediente, gentile, premurosa.
Ho provato spesso ad adeguarmi alla massa ma quando tento di uscire dalla mia comfort zone divento una persona impacciata e che si sente costantemente a disagio. E comunque, non è servito a un granchè dato che nessuno ha mai notato quanto cercassi di venir accettata.
"Forse è solo la mentalità dei cittadini" mi dico, "le persone di paese non fanno caso ai vestiti che qualcuno indossa o alle tendenze, e chissà, potrei venire accettata per quello che sono"

"Heath, stai bene? Sei così pensierosa da quando sei salita in auto"

Distolgo lo sguardo dal paesaggio che corre davanti ai miei occhi dall'altra parte del finestrino e rispondo a mia madre mentre guida.

"Sinceramente? Non so nemmeno io se sentirmi felice o triste riguardo a questo trasferimento" ammetto sospirando.

Mi rivolge un'occhiata veloce dallo specchietto retrovisore.

"Ogni viaggio ha i suoi lati positivi e negativi, non tutti siamo capaci di adeguarci subito. Vedrai che ti ci abituerai" chiude il discorso.

Vorrei essere speranzosa come lei, ma dubito riuscirei.
Sa trovare il buono e il bello in ogni cosa senza disperarsi, delle volte sembra quasi che sia a proprio agio nelle situazioni difficili. Spesso mi ripete che sono quest'ultime a rendere migliori le persone.

Il tratto di strada diventa tortuoso e l'asfalto vecchio mi fa rimbalzare sul sedile ad ogni buca. Se non scendo entro dieci minuti potrei vomitare.

"Quanto manca?" chiedo prima di prendere respiri profondi e abbassare il vetro per respirare più ossigeno possibile, che di solito aiuta.

Ridacchia e suggerisce di leggere quello che c'é scritto sul cartello che stiamo per sorpassare.
La scritta "Oxfordshire" a grandi caratteri bianchi mi provoca un tuffo al cuore e mi ricorda che non dovrò stare qui per una settimana o due, ma fino al momento in cui non sarò abbastanza grande per andarmene da sola.

"Eccoci" interrompe i miei pensieri dopo aver spento il motore.

Torno a guardare fuori.

Una piccola casa bianca dal tetto marrone scuro, tipica inglese, si erge tra altre decine di abitazioni simili. Ci sono quattro finestre sulla facciata, contornate da alcuni assi chiari. Fuori non è proprio granchè, ma so che dentro è tutt'altra cosa - mia madre è capace di abbellire anche una scatola da scarpe.
Il giardino si estende davanti e attorno alla casa, tinto da toni verdi e giallognoli dell'erba.
Una fontanella sulla destra la fa apparire un po' più graziosa.

Scendo dall'auto ed inspiro.
Anche l'aria è diversa da quella di Londra, più pulita e fresca, e questo non mi dispiace per niente. Per anni ho ignorato il grigiore che cospargeva le finestre della casa nella capitale, non rendendomi conto di quanto fosse nocivo. Evitare lo smog almeno cinque o sei giorni su sette darà sicuramente i suoi frutti.

Il Figlio Dei Miei Vicini Where stories live. Discover now