Capitolo 32

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Sono giorni ormai che ignoro le sue chiamate. I suoi messaggi. Ignoro i suoi bussare alla porta della mia casa.

Ignoro tutto ciò che fa lei. Ignoro lei.

La luce è spenta e lo è anche la mia vita da quando quel nome è uscito dalla sua bocca tre giorni fa.

Sotto le coperte, raggomitolata ad un cuscino ripenso a quelle parole. A quei " ti amo" che adesso sanno solo di falso e rapide le lacrime scendono come cascate sul mio viso bagnato.

Oggi è 4 marzo, ed è il giorno del funerale di Debora. Secondo mia madre dovrei andarci, ma io non ne ho le forze.

Non ho le forze di fare niente, nemmeno di scendere del letto, o mangiare o anche solo respirare.

Una palla pesante quanto un macigno insiste a stare sul mio petto e il cuore spezzato in mille pezzi rimane spezzato in mille pezzi.

Qualche mese fa non credevo nel vero amore. Non credevo che si potesse amare così tanto una persona, ma non credevo nemmeno si potesse provare un dolore così potente.

E se il vero amore non esistesse?

Come risposta alla domanda posta dai miei pensieri, singhiozzo ancora di più.

Qualcuno bussa alla porta e prima che quel qualcuno possa dire qualcosa, parlo io.

<<Mamma vattene, non voglio parlare con lei. Non voglio rispondere a nessun messaggio. Non voglio vederla. Mandala via.>> dico tra un singhiozzo e l'altro, ancora sotto le coperte.

<<Nora... sono io. Come stai? Posso entrare? >> la voce è familiarissima, è quella della mia migliore amica.

Mi scopro e ci vuole un Po prima di adattarmi alla forte luce del sole che penetra dalle finestre.

<<Angy. Che ci fai qui?>> domando, guardandola.

Lei è sempre bellissima. Capelli sciolti e lisci. Indossa un vestito nero al ginocchio e un paio di tacchi coordinati.

<<Sono venuta a vedere come stavi prima di andare al funerale>> mi dice entrando in camera e chiudendo la porta alla sue spalle.

<< Ci vai?>> chiedo, tirando su col naso.

<<Sì, ci vado. Tu no?>> mi chiede sorpresa, sedendosi sul letto al mio fianco.

<<Sai cosa ha fatto Debora.>> dico semplicemente. <<Ha tradito la mia fiducia e quella di mia madre, andando a letto con mio padre. Mi ha mentito. È stata anche a letto con l'unica persona che abbia mai amato in tutta la mia vita. E io non lo sapevo...sai come mi sento? Sai come mi sento ad averla uccisa io?! Una merda. Ecco come sto, una merda!>> piango senza sosta, ritrovandomi tra le braccia della mia amica.

<<So come ti senti Nora. So quello che è successo. So quello che ha fatto e so anche che non è per colpa tua che è morta. È stato un incidente>> cerca di rassicurarmi lei, accarezzandomi i capelli.

<<Non posso andare al suo funerale. Non lo sopporterei>> aggiungo.

<<Stamattina Gaia mi ha chiamata. Mi ha implorato di farti ragionare, di farvi incontrare. Mi ha supplicata di convincervi a vedervi almeno l'ultima volta. Mi ha detto che non rispondi alle sue chiamate...>>

<<Non posso neanche fare questo Angy. Lei è stata con la persona che reputavo mia sorella, con la persona che ha rovinato la mia famiglia e adesso, anche la mia relazione. Sono sicura che Gaia non mi avrebbe parlato di questa cosa. Cosa dovrei dirle se ci incontreremo? Cosa dovrei fare? Ho il cuore a pezzi>> dico guardandola.

La mia amica fa un lungo respiro, mi sposta i capelli appicicosi della faccia e mi guarda.

<<Senti, Ele. Io sapevo questa cosa. Sapevo della relazione che c'era stata tra Gaia e Debora. La sapevo ancora prima dell'incidente e ne avevo parlato con Gaia. Lei mi aveva assicurato che te ne avrebbe parlato e lo avrebbe fatto, credimi, ma poi hai avuto l'incidente ed è successo quello che è successo e non ce n'è stata possibilità. Hai pensato che forse quel giorno delle due colazioni te lo avrebbe detto?>> mi confida, lasciando cadere una lacrima.

La guardo sbalordita, curiosa, triste...

<<Io... Io avevo capito che c'era qualcosa tra voi. Vedevo le vostre occhiate ma, ma non credevo si trattasse di questo. Ero anche un Po gelosa...>>

<<Gelosa? Di me?>> annuisco senza guardarla. Di nuovo la scena di quel giorno mi ritorna in mente

<<Ma io non sono gay Nora>> mi dice prendendomi le mani << e anche se lo fossi stata non mi sarei mai intromessa nella tua vita sentimentale>>

La guardo. I suoi occhi mi stanno scrutando e parlano da se. Sono lucidi.

<<Sei arrabbiata con me?>> Mi chiede poi.

<<No. Certo che no>> rispondo stringendo la sua presa.

Lei fa un debole sorriso e poi parla.

<Ti voglio bene>>

<< Te ne voglio anche io Angy. Grazie per essere qui>> confesso.

Ci abbracciamo, e poi mi porge un' ultima domanda.

<<Allora che fai? Vieni al funerale? >>

#ELAIA {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora