Capitolo 23

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Dei rumori e delle chiacchiere di sottofondo mi svegliano.

<<Come sta?>> sento dire da una voce femminile.

Sono ancora assonnata e non la riconosco.

Mi stiracchio e mi alzo, strisciando i piedi verso l'altra stanza; assumendo le sembianze di uno zombie.

Nel corridoio do un'occhiata al bagno e accenno un sorriso stanco, rivivendo ogni sensazione trascorsa in quella vasca piena qualche ora fa.

<<Nora, come stai? Che succede? >>

La voce femminile che non riconosco è quella di Angelica, che corre ad abbracciarmi appena mi vede.

Mi poggia le mani sulle spalle e mi scruta con aria preoccupata, allontanandosi per squadrarmi al meglio.

<<Sto bene Angy, almeno fisicamente>> rispondo sedendomi e guardando Gaia, che fa il giro del tavolo per posarmi un dolce e casto bacio sulla bocca.

A quel gesto Angelica sorride, ma subito dopo riporta l'attenzione da futura giornalista alla mia risposta.

<<Allora volete dirmi che succede o no? Perché siete qui?>> rimane in piedi di fronte a noi due.

<<C'entra Debora>> dico guardandola.

Lancia un'occhiata fulminea a Gaia e poi parla, impossessandosi di un'espressione accusatoria.

Perché quello sguardo?

<<Continua...>>

<<È stata più volte al letto con mio padre. Ovviamente nè io nè mia madre ne eravamo a conoscenza>> dico seria, con tono disgustato.

La faccia della mia amica si incupisce e sgrana gli occhi.

Dopo un Po sospira e lancia un'altra occhiata alla mia ragazza.

Lo faccio anche io e Gaia non dice niente.

<<Non mi è mai piaciuta quella e adesso più di prima. Te l'ho sempre detto che ha la faccia da troia. E adesso?>> usa un tono di voce abbastanza alto, si siede e mi prende la mano.

<<Adesso la mamma vuole risolvere la questione>> dico abbassando gli occhi sulle mie mani incrociate.

Detto questo il mio telefono squilla e corro a prenderlo nell'altra stanza.

<<Pronto mamma?>> dico facendo scorrere il testo verde sull'iPhone.

<<Nora, come stai? Quando torni a casa? >> domanda con voce debole e con fiatone.

Si sentono strano rumori dietro e delle voci che parlano.

<<Che succede mamma? Ti sento malissimo>> rispondo quando il telefono fa interferenza.

<<Va tutto bene tesoro, non tornare a casa. Stai con Gaia. Devo risolvere alcune questioni con tuo padre>> sento la voce di mio padre dall'altra parte e qualcosa di vetro che cade a terra.

Il respiro della mamma si fa sempre più affannoso.

<<Sicura che vada tutto bene mamma?>> domando preoccupata, ma già non c'è più nessuno.

Mi giro e guardo Angelica e Gaia che parlano a voce bassa... mi nascondono qualcosa e devo scoprire cosa, ma prima devo tornare a casa.

Non ho mai sentito la mamma in quello stato.

<<Tutto bene? Che succede? Che ti ha detto tua madre?>> le domande a raffica delle due mi confondono e mi dirigo in camera mentre rispondo.

<<Qualcosa non va. Devo tornare a casa>>

<<Perché hai gli occhi lucidi? Che ti ha detto?>> mi domanda Gaia prendendomi per un braccio.

<<Ho una brutta sensazione. Devo andare a casa a vedere che succede>> rispondo freneticamente.

Ad un tratto mi sento il petto esplodere e il cuore battere all'impazzata.

Ogni volta che ho avuto qualche brutta sensazione è accaduto qualcosa e, ricordando il passato di papà...

<<Ti accompagno io>> risponde Gaia.

<<Vengo con voi >> dice Angelica.

<<No. Vado da sola. Non preoccupatevi>> il tempo di cambiarmi, prendere il cellulare ed uscire di casa.

<<Chiamaci appena arrivi>> urla Gaia della finestra.

Annusico ed entro nell'auto di Gaia, in questi giorni ho imparato ad usare la macchina.

Non c'è molto da fare al mare in inverno e dovevo distrarmi.

Quando metto in moto ed esco dal cortile, prego a voce alta che la polizia non mi fermi per strada per un controllo di routine.

Ovviamente non ho la patente, ma non m'importa.

Mi dirigo verso l'autostrada e prendo la direzione per la mia città.

Non c'è molto traffico per essere mattina presto e ne approfitto per provare a chiamare mia madre.

L'adrenalina della brutta sensazione e della regola infranta non mi fa fare molte domande e non mi fa pensare.

Compongo il numero ed entra la segreteria.

<<Che cavolo... mamma rispondi!>> dico fra me e me.

Abbasso lo sguardo troppo a lungo mentre cerco il numero di casa e sento un rumore di freni. Dei clacson che suonano. Il vetro espoldere. Lo stomaco che mi sale in gola e un dolore allucinante al petto e alla testa.

Ho la vista sfocata e un dolore assurdo che persiste per provare a vedere cosa succede.

Prima di chiudere gli occhi un'auto blu e una ragazza rimangono fissi nella mia mente.





















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