Capitolo 6.

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Jason

Apro gli occhi.
Sono in una stanza,ma non è la mia. Non ricordo nulla di quello che mi è successo..l'unica immagine nitida nella mia testa è lei. Quattrocchi che mi chiamava,urlando e piangendo e poi un blackout totale. Sposto lo sguardo dal soffitto e la vedo: è seduta vicino a me,con quegli occhialoni enormi che nascondono uno sguardo visibilmente preoccupato:"Finalmente! Come ti senti??" mi chiede.
"Tutto bene..che è successo?" le domando confuso.
"Mi hai portata nel mio dormitorio,però prima di uscire dalla mia stanza sei svenuto per colpa di una brutta ferita."

Adesso ricordo tutto..anche dove mi sono procurato quella ferita di cui parla. Abbasso gli occhi verso il mio addome,ma vedo solo una fasciatura;ora che ci penso,ho anche una medicazione nel labbro e mi sento lo zigomo meno gonfio..mi assale un dubbio:" HAI CHIAMATO L'AMBULANZA?!?" chiedo furioso a quella stupida ragazzina.
"Certo che no! Mi avrebbero fatto delle domande,ed io non avevo risposte per questo." dice,indicandomi le ferite.
"Uhm,forse qualche volta non sei del tutto stupida. Ma allora chi..?"
"Sono stata io." risponde lei "Avevo una cassetta del pronto soccorso nel bagno."
"Fammi capire,sei stata tutta la notte sveglia per curarmi?" Quella ragazza è piena di sorprese:credevo che non fosse nemmeno capace di legare i lacci delle scarpe,e invece mi ha praticamente salvato la vita..e la pedina penale.
"Beh,ovvio,dovevo lasciarti lì moribondo secondo te?"
In tutta risposta la prendo per il polso e la avvicino a me:quando il suo viso è a minima distanza dal mio le sussurro:"Grazie,Quattrocchi."
Lei arrossisce:lo si vede subito,le guance si colorano di un rosso acceso,è divertente..le ragazze che conoscono non arrossiscono né nel mio letto né fuori. Lei è diversa.
"Allora?" dice lei,con sguardo interrogativo.
"Allora che?"
Lei incrocia le braccia:"Credo che qualche spiegazione me la devi,no?"
Ahh,fantastico:"Quindi oltre ad essere brava con i disinfettanti sei anche impicciona,eh?" dico,prendendole una ciocca dei capelli.
Lei fa quello sguardo imbarazzato e furioso che aveva anche la prima volta che l'ho vista:"Non sono un'impicciona!"urla scacciando la mia mando dai suoi capelli con uno schiaffo:"Ho mentito a tutto il dormitorio femminile e sbattuto fuori la mia compagna di stanza dicendo che avevo un virus intestinale per te!Pretendo di sapere almeno come cavolo te le sei procurate quelle ferite! Mi sono spaventata,mi sei praticamente svenuto addosso e non potevo nemmeno chiamare l'ambulanza!" Le sono diventati gli occhi lucidi,sta piangendo: non l'ho mai vista così,non riesco a non sentirmi in colpa.
"Ehi,okay..cazzo,Quattrocchi,calmati.. te lo dico,okay? Basta che la smetti di piangere." le dico prendendole il viso tra le mani. Le sue guance sono calde e umide. Lei annuisce.

"Sono finito in mezzo ad una rissa. Loro avevano dei coltelli,e così mi sono ferito. Ovviamente anche loro sono conciati male." dico cercando di sdrammatizzare.
"Chi sono?" domanda lei.
"..Brutte conoscenze. Ma adesso appartengono al passato."
"Beh,il passato ti ha quasi ucciso. Perché hanno attaccato briga con te??"
Non posso dirle tutta la verità..non so perché,ma vorrei farlo. Però non posso e basta.
"Perché sono dei bastardi." dico,tagliando corto. Provo a cambiare discorso:"Tu,invece? Come l'hai presa la storta alla caviglia?"
Arrossisce di nuovo:" Ehm,sono caduta."
"Tutto qui? Io ti ho regalato dettagli interessanti,ricambia il favore Quattrocchi." dico,ridendo.
Lei sembra molto in imbarazzo,e mi piace. È buffa.
"Sono caduta..perché non guardavo dove stavo camminando e sono finita addosso,ehm..ad un ragazzo."
Oddio. Ci provo,ci provo davvero,ma non resisto: comincio a ridere come un forsennato:" Sul serio?? Quattrocchi,sei un fenomeno!"
Lei fa il broncio:" Non ridere!Guarda che è stata la.."
"Figura di merda più grossa della tua vita,immagino." dico continuando a ridere.
"Lui si chiama Carter."
Smetto di ridere: Carter..no,non può essere lui. Esistono mille Carter al mondo:"Carter..come?" domando,sperando di sbagliarmi.
"Non so il cognome. Però è stato molto gentile,mi ha accompagnato in infermeria. Però poi qualcuno l'ha chiamato ed è andato via all'improvviso." risponde lei.
Non posso domandarle altro,si insospettirebbe troppo. Sono di malumore,ho bisogno di andare a casa mia per pensare meglio a questa situazione. Se quel tipo che ha incontrato Quattrocchi fosse il Carter che penso io..
"Devo andare." dico alzandomi in piedi e prendendo le mie cose. Mi metto la camicia, per coprire la fasciatura.
"Dove vai?" mi domanda lei,seguendomi fuori dalla stanza.
"Cos'è,adesso devo renderti conto di ogni mio movimento?" rispondo brusco.
Lei si ferma:" No,però.."
"Però niente. Ho già perso troppo tempo,e odio le ragazzine che mi seguono. Lasciami stare." dico,voltandomi.
Lei mi guarda con un'aria da cucciolo ferito,che in un attimo si trasforma in furia nera:"Sai che c'è? Sei solo un grandissimo stronzo! E visto che stare con me è una perdita di tempo,la prossima volta le ferite te le curi da solo! VAFFANCULO!" mi urla,poi entra in camera sua e sbatte la porta,così forte che il quadro nel corridoio trema.
Resto un attimo a fissare il punto in cui si trovava prima. Poi mi giro e vado via.
Arrivo nel mio dormitorio e mi butto nel letto. Sono stanco e incazzato..in parte anche con me stesso.
Tocco con la punta delle dita l'attaccatura della fasciatura sotto la camicia, e prima di addormentarmi dico un'unica cosa,a me stesso: vero,imbecille:a volte sei proprio uno stronzo."

Scusa se ti amo.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora