Camicia bianca abbottonata fino al colletto che metteva in risalto i suoi muscoli definiti quanto basta.

Skinny jeans neri così aderenti che non vedevo l'ora di avere una vista del suo sedere costretto nel tessuto elastico.

Vans nere da ragazzino ribelle.

Ciuffo alzato e visuale libera sul suo sguardo imbarazzato. Stringeva fra le braccia una giacca di pelle. Era così nervoso che mi era venuta fame delle sue labbra. 

Teneva il labbro inferiore stretto fra i denti e lo sguardo vagava dal mio petto alle mie gambe.

Sembravamo due animali in caccia che studiano la preda. Chi era il leone e chi l'agnello?

"Non toccarmi, non abbracciarmi e tieni le mani a posto. Sto pregando in cinese che non ci siano paparazzi in giro, o Dio solo sa cosa scriveranno."

Ennesimo colpo al cuore per la sua voce rauca e, senza volerlo, sensuale. Gli aprii la portiera mentre lui camminava spedito nel mio SUV nero. Alzai le mani in segno di resa e salii al lato del guidatore.

"Quindi le mie teorie non erano sbagliate e sei davvero cinese?!"

Che battuta stupida, ma lui ridacchiò. Mi diede un pugno sul braccio, ma pur di sentire almeno per poco quella risata, lo avrei detto altre mille volte.

-

"Da questa parte, Mr. Hemmings. Il tavolo riservato che aveva chiesto." Francois si rivolse a me in francese, sfoggiando il suo sorriso gentile ed accogliente. Gli diedi una pacca sulla spalla e per poco non cadde.

"Prima o poi ti obbligherò a darmi del tu, Francois. Comunque grazie, davvero. Sei un amico." Gli risposi anch'io in lingua col mio accento parigino quasi perfetto. 

Francois sorrise ancora. Rivolse un cenno con la testa sia a me che a Calum e si congedò con quel semplice movimento, subito dopo aver posato i menù sul tavolo.

Mi avvicinai da dietr al mio accompagnatore e, nascosti dal resto della clientela, poggiai le mani sulle sue spalle, sfilandogli lentamente il giacchetto di pelle. Distinsi i brividi che percorsero la sua schiena e il cuore mi si riempì di gioia quando lui non si allontanò, ma restò fermo, aspettando la mia prssima mossa. 

Posai la giacca dietro la sedia, per poi spostargliela, invitandolo con un cenno a sedersi. 

"E comunque ti trovo dannatamente in forma, Calum..."

Soffiai al suo orecchio, sollevandomi subito dopo con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. Tornai al mio posto e posai la giacca nera, restando con la camicia. Sollevai lo sguardo dal menù e lo trovai più rosso di un pomodoro. Avevo davvero ancora tutta quell'influenza su di lui?

"Mi pare di averti già detto cosa penso a proposito di questi commenti, Luk-"

"Come se ti dispiacessero." Misi le mani sotto il mento ed osservai i suoi occhi infiammarsi di rabbia. Ecco il nuovo Calum. Era tutta colpa mia.

"Io ti ho aspettato, brutto idiota codardo. Non sei nella posizione migliore per dire di conoscermi o pensare di sapere cosa mi piaccia e cosa non. Tu non mi conosci, Luke."

Trattenni il respiro e cercai di sembrare il più impassibile possibile mentre attutivo il colpo. Espirai e abbassai lo sguardo, pensando al discorso che mi ero preparato per tutto il pomeriggio. Avevo sprecato ore a programmare cosa dire e cosa fare, ma con Calum era tutto spontaneo, non riuscivo a guardarlo negli occhi e dirgli frasi fatte, come facevo invece dopo il sesso con Jack.

"Calum ti prego... Voglio - Io voglio provarci. Ti prego dammi un'altra possibilità.."

Muri abbassati. Armi a terra. Munizioni nelle tasche ed occhi solo per lui. Occhi acquosi come capitava spesso in quei cinque anni senza lui. 

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