Capitolo 13: False speranze... o forse no?

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Jesus point of view

Ora che ero accanto a lei potevo dire di essere felice... beh non che la situazione lo permettesse, visto che eravamo in un ospedale, ma il solo pensiero di poterle star vicino mi faceva esplodere il cuore di felicità.

Le confessioni di Veronica in un primo momento ammetto che mi hanno lasciato abbastanza attonito, non mi aspettavo che potesse aver avuto un passato così difficile, però ero anche contento che si fosse sfogata con me e che mi avesse dimostrato di fidarsi fino ad arrivare al punto di rivelarmi informazioni del genere.

Ero, di nuovo, seduto in una sala d'attesa, con l'unica differenza che sta volta aspettavo che Ronny uscisse dalla camera del padre... Poverina, chissà come si sentirà ora.

Veronica point of view

Non appena arrivati mi fiondai nella camera di mio padre.

Nulla era cambiato, le pareti erano sempre bianche e tristi, mentre l'odore di medicinali e disinfettanti persisteva fino a nausearmi.

Nonostante ciò mi sedetti su una sedia che si trovava accanto al letto, presi la mano fredda di mio padre tra le mie, ed iniziai a parlargli.

Il medico aveva detto che poteva portare a miglioramenti e che così si sarebbe, quasi sicuramente, risvegliato.

"Ehi papà" sussurrai, come se avessi paura di svegliarlo.

Peccato che non ci sarei riuscita nemmeno se gli avessi tirato una secchiata d'acqua congelata sulla faccia.

"Come stai?" a quella domanda il mio sguardo saettò sulla miriade di fili che partivano dai macchinari ed erano attaccati su tutto il corpo di mio padre.

Deglutii.

Non bene.

Il mio subconscio aveva elaborato quella risposta, ma io cercai di non darci troppo peso.

"Sai, ci sono tante di quelle cose che dovrei raccontarti. Sicuramente sentendo quel che è accaduto in questi cinque mesi in cui sono stata via di casa, penseresti che sono da rinchiudere." un piccolo sorriso si fa largo sul mio viso.

"Tutto è iniziato quando io e Beatrice siamo arrivate a Madrid" inizio a raccontare "dopo esser scese dall'aereo ci siamo ritrovate davanti due manager e due ragazzi gemelli, i loro nomi sono Jesus e Daniel. Sin dal primo momento in cui il mio sguardo e quello di Jesus si sono incontrati ho avuto l'impressione che la mia vita sarebbe stata stravolta. E così è stato."

"In questi mesi, infatti, io e lui abbiamo stretto un buon rapporto, dovuto anche al fatto di aver riacquistato la memoria. Papà, ricordi quei due ragazzi con cui giocavo sempre da piccola? Immagino di sì, beh si tratta di loro. Sono quei Jesus e Daniel, e non è di certo un caso il fatto che i loro nomi coincidano. Noi tre abbiamo recuperato il nostro vecchio rapporto, solo che..." sospiro, socchiudendo gli occhi.

"Solo che è un po' di tempo che ho l'impressione che l'amicizia che c'è tra me ed Jesus si stia trasformando in qualcos'altro.
Non lo so cosa provo. È troppo per un'amicizia, ma è poco per un amore. È una via di mezzo tra il "ti voglio bene" e il "ti amo". Come si può definire?
Gli ho raccontato del mio lavoro, di Elisa e del mostro che sono realmente. Dell'assassina che si trova in me. Ma nonostante tutto lui ha detto che non gli importava e che sarebbe sempre rimasto affianco a me. Ha ripetuto più volte che non gli e ne importa nulla se le mie mani sono macchiate di sangue altrui, è il lavoro che svolgo e non posso tirarmi indietro. A questo punto che dovrei fare?" le lacrime iniziano a rigarmi le guance.

"Non so più come agire. Non voglio rovinare il nostro rapporto, ma ho paura. Non ho mai provato sentimenti del genere, e non so proprio dove mettermi le mani. Ho anche infranto le regole uno e due dei bodyguard:
1)Non affezionarsi al proprio cliente.
2)Non innamorarsi del proprio cliente.
Se Brooke dovesse venire a saperlo non ci penserà due volte a sbattermi fuori."

No hay nadie cómo tú. |Gemeliers| #Wattys2018Où les histoires vivent. Découvrez maintenant