Capitolo 4

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I ghiaccioli pendenti dai rami innevati degli alberi che circondavano il cortile di Hogwarts sembravano cristallizzati nella loro posizione, e le brevi ma intense folate di vento che li sferzavano di tanto in tanto non riuscivano che a farli traballare da quella che appariva come una staticitá perenne. Il cuore di Hermione era un pó come quei ghiaccioli, in quel pomeriggio di novembre che sembrava di apparente routine per tutti gli altri studenti. Durante quei mesi aveva ascoltato distrattamente e con ampia pigrizia le supposizioni di Harry sul fatto che Draco fosse un mangiamorte, incaricato da Voldemort per chissà quale scopo, intento per tutto l'anno a compierlo al meglio; eppure, mentre osservava in lontananza la cupa figura del platano picchiatore, la ragazza non potè fare a meno di porsi le stesse domande. Che cosa era successo a Draco? Ma sopratutto, cercava di essere gentile per qualche fine legato a lei? Del resto, senza troppa modestia, Hermione era la studentessa piú brillante della sua etá, e forse di tutta la scuola. Quanto avrebbe impiegato il ragazzo a convincerla con un potere oscuro dettato dal suo signore ad obbedire ai suoi ordini? La strega aveva il cervello gonfio di troppe domande, che fluttuavano leggiadre come piume, fino a colpire pesantemente ogni singolo neurone a mó di segnale di allarme. Ad un tratto, gli occhi della giovane ebbero un bagliore: insomma, era una Grifondoro, il coraggio sarebbe dovuta essere la principale caratteristica per essere smistata nella casa dove occupava un posto. Era davvero cosí codarda? Probabilmente Harry o Ron sarebbero corsi in direzione del pericolo (anche se in maniera avventata) fino a raggiungere il proprio scopo con le buone o le cattive. Lei non poteva esitare. Puntò i piedi e si diresse verso il grande albero antico.
-
La mascella squadrata di Draco era rivolta verso il lago nero, lo sguardo acquoso lo osservava senza vederlo, i pensieri lontani lo sospingevano verso altre spiagge. Le mani senza guanti erano infreddolite e dal colorito violaceo che andava a risaltare il pallore di base di queste ultime. Ad un tratto, distolto dai suoi nebbiosi pensieri, udí dei passi, e si voltó di scatto.
"Ciao."
"Qualcuno sa che sei qui?"
"Io ho detto ciao. Mi aspetto che tu faccia lo stesso."
Il viso lentigginoso di Hermione aveva un cipiglio arrabbiato.
"Allora ciao anche a te."
"Ron e Neville sanno che sono a fare un giro fuori dal castello. Erano con me dopo pranzo, cosí gliel'ho detto."
"O magari perchè avevi paura di me."
"O magari sei tu ad avere paura. Conosco più incantesimi di quanto immagini."
"Davvero? Strano per essere una mezzosan..."
Le parole gli morirono in gola, e quasi non si strozzó con la sua stessa saliva. Gentile. Doveva essere gentile.
"Senti, mi dispiace per oggi. So di non essermi comportato al meglio ma è un periodo...Beh insomma, un periodo di stress."
"Non c'è problema." Mentí Hermione.
"Spero solo che non ti sia...Ehm offesa."
"Non c'è problema." Ripetè la ragazza meccanicamente. Poi osservó i suoi capelli biondi, talmente rilucenti da confondersi con il pallore del viso.
"In realtà un problema ci sarebbe."
Draco sussultó.
"Non ti sei mai, e dico mai, comportato cosí con me. Mai. Che cosa ti serve?"
"Perchè...No...Perchè dovresti sospettare che mi serva qualcosa?"
"Perchè tu hai sempre un piano in mente." Sospiró Hermione. "Mettiamola sulla trattativa e vedi di evitare questi inutili preamboli."
"Intraprendente, insomma." Draco sembrava aver ripreso colore. Stava andando tutto secondo i piani.
"Ho bisogno di una cosa."
"Che cosa?"
"Una cosa. Non posso dirtelo, Granger. Non deve interessarti."
"Sí se devo aiutarti."
Draco continuò imperturbabile
"L'ho ehm...Persa nella foresta oscura, dopo una delle lezioni di Hagrid."
"Ma davvero?" La strega sorrise sornionamente. Non credeva ad una parola di quella frase.
"Senti, vuoi ascoltarmi o no?" Perchè Greyback gli aveva dato la notizia di quell'incantesimo di protezione solo quella mattina dopo Pozioni? Sarebbe stato tutto piú facile se lo avesse saputo prima.
"È una cosa protetta da un certo incantesimo...FAMMI FINIRE...Non so come spezzarlo."
"Quindi io dovrei aiutarti a liberare la cosa dall'incantesimo?"
"Anche perspicace a quanto pare." Draco sorrise, scoprendo i denti perfettamente bianchi e regolari. Hermione lo osservó con sguardo severo, cercando di sopprimere la vocina nel cervello che le sussurrava paragoni bucolici per descivere quel sorriso.
"Dobbiamo andarci stanotte, Granger. È di fondamentale importanza che ci andiamo stanotte."
"Peró, che impazienza."
La ragazza sollevó le sopracciglia.
"Ma io cosa ci guadagno?"
"Qualcosa che ti piacerà." Il mago aveva uno sguardo acuto.
"Un uccellino mi ha detto che ti sei presa una cotta per un certo campione di Quidditch."
Il cuore di Hermione ebbe un sobbalzo.
Draco se ne accorse, e cercó di fissarla dritto negli occhi.
"Si dà il caso che quel campione sia il mio allenatore tuttora, ma so che non siete proprio in buoni rapporti."
La strega ripensó a quell'estate, al modo brusco in cui l'aveva respinta pensando che lei nutrisse un qualche interesse per Ron.
"Se mi aiuterai vi organizzeró un appuntamento. Dovrà farlo se vuole mantenere alto il nome di allenatore, ossia se le mie prestazioni da cercatore saranno all'altezza della sua bravura."
Ci fu un solo istante di silenzio.
"Accetti?"
"Non so se fidarmi."
"Se c'è una cosa di cui puoi fidarti è la mia parola."
Il ragazzo vide lo sguardo desolato sul volto di Hermione.
"Non è che Viktor avesse ragione? Sei davvero interessata a quel Weasley?"
"Cosa? Ma come ti viene in mente?" Draco notó il lieve rossore che aveva tinto le sue guance. Doveva riuscire a persuaderla. In qualsiasi modo.
"E allora accetti?"
Lei guardó i fiocchi di neve che scendevano pigramente dalle nubi che ricoprivano il cielo di un bianco abbagliante; poi pensó a Ron, alla sua risata sguaiata e ai capelli rossi sempre spettinati che aveva dopo essersi svegliato al mattino. Percorse di nuovo quei corridoi della scuola con lui, ogni angolo, ogni colonna, ogni porta prima di entrare in classe. Ricordó ogni sensazione, ogni sguardo di sfuggita, ogni espediente per farlo ingelosire; ricordó il rumore dell'erba che veniva falciata alla Tana e le loro mani intrecciate, gli occhi pieni di desiderio, e quel bacio....Poi lo rivide di nuovo, appoggiato allo stipite della porta, mentre rideva con Lavanda, e le scostava i capelli folti che sfuggivano alla treccia della ragazza.
"Accetto."
-
La notte avvolse nella sua inebriante oscurità ogni angolo del piccolo villaggio di Hogsmeade, cosí come ogni torre, guglia, finestra facente parte del castello di Hogwarts, mentre le stelle rilucevano fulgide nelle spettrali acque del lago nero. Nel dormitorio delle ragazze della torre del Grifondoro, una strega di nome Hermione Granger si stava alzando di soppiatto dal cigolante letto a baldacchino posto di fianco alla finestra della sua camera, con una bacchetta in mano e un pesante groppo che le opprimeva la gola. Le altre streghe presenti erano avvolte nei loro lenzuoli, alcune con i capelli sparsi disordinatamente sul cuscino, altre che dormivano profondamente con la bocca storta, e altre beate dal calore dei sogni che affollavano la loro mente; invece, Hermione aveva il cervello totalmente in subbuglio: uscire dalla sicurezza del castello quella notte avrebbe comportato l'infrangere un centinaio di regole della scuola, ma per qualche ragione, probabilmente sconosciuta anche dalla stessa chiamata in causa, lei aveva comunque deciso di farlo.
"Non lo sto facendo per Viktor, ma per scoprire cosa ha in mente Draco." Si ripeteva nervosamente. "È solo per il bene della scuola, sto cercando di aiutare tutti. É solo per questo." L'ansia si moltiplicó dopo aver varcato il ritratto della Signora Grassa, e il panico la strinse nella sua morsa non appena dopo aver messo piede nel corridoio. E se fosse stata una trappola? Nè Ron, nè Harry sapevano che cosa era intenzionata a fare (a proposito, perché non glielo aveva detto?), se si fosse trovata nei guai sarebbe stata totalmente sola, come avrebbe fatto a...
"ACCIDENTI DRACO!"
Il viso spigoloso del giovane Serpeverde le si era parato davanti appena dopo aver svoltato l'angolo della Sala Grande. Aveva uno sguardo pacato, un lungo mantello ad avvolgerlo per tutto il corpo, gli occhi chiari che brillavano alla luce della Luna.
"Sei un cuore debole, Granger. Sicura di volerlo fare?"
"Non è il momento di fare sarcasmo. Sono venuta di fretta, ho fatto a malapena in tempo a vestirmi."
Era vero. Indossava solo una felpa leggera con lo stemma della casa, e aveva ancora addosso i pantaloni del pigiama, ripiegati forzatamente negli scarponi da neve.
"Oh, ma davvero?" Fece lui sarcastico.
"Non me n'ero accorto."
"Ti ripeto che non è il momento, andiamo."
E si avvió decisa all'uscita, diretta verso la capanna di Hagrid.
La notte era più fredda di quanto pensasse, ed Hermione se ne accorse solo dopo aver oltrepassato la dimora del suo amico, all'imbocco della Foresta Oscura. Per un attimo, solo per un attimo, aveva pensato di svegliare Thor e di trascinarlo in quella folle avventura con loro: il cane era un fifone, ma pur sempre un abile guida per i meandri tenebrosi di quella selva. Dopo essersi dissolta da quei pensieri (anche perché avrebbe potuto svegliare Hagrid, e non sarebbe stato necessario un altro testimone per quella faccenda) si ritrovó tra quei tronchi morti con le labbra viola e le braccia strette intorno al petto, mentre osservava Draco che faceva saettare gli occhi da una strada all'altra per ritrovare la retta via: lei riusciva a vedergli il naso aquilino e le forti spalle ricoperte dal pesante tessuto di lana che componeva il mantello.
"Ha...Hai idea di dove siamo?"
"Mmh."
"Manca...Manca m-molto?"
"Mh-mh?"
La strega sospiró, e il suo fiato si condensó in una nuvoletta bianca per il freddo.
"N-non sono sicura che sia la via giusta, m-mi sembra di avere visto una mappa da Hagrid la scorsa volta...Possiamo prenderla senza svegliarlo magari...Non f-faremo rumore, t-tu cosa ne pensi?"
"Mhh-mh."
"POTRESTI RISPONDERMI ALMENO A MONOSLLABI PER FAVORE?"
Alcuni uccelli si alzarono in volo verso la luna. Draco si voltó a guardarla, lo sguardo stupito, quasi sconvolto. Hermione era immobile, le lacrime ghiacciate sull'orlo degli occhi, la bocca del colore di una mora. Perchè si era fatta coinvolgere? Dio, non avrebbe mai dovuto andare con lui e fidarsi. Ora avrebbe girato i tacchi, sarebbe tornata indietro e tanti saluti: avrebbe raccontato tutto a Harry e Ron, anzi no, alla McGranitt, e se la sarebbero risolta loro al meglio.
Aveva ormai girato la schiena quando sentí della mani fermarle le spalle, mentre qualcosa di lungo le scivolava sul resto del corpo. Abbassó lo sguardo, fino a notare lo stemma di Serpeverde impresso sul mantello nero, il mantello di Draco, che ora era sulle sue spalle, era sulle sue spalle...
"Battevi i denti dal freddo. Pensavo...Pensavo che sarebbe stato più utile a te che a me, sono abituato agli ambienti...Congelati, diciamo."
Hermione era senza parole, e rimase a fissare le dita bianche del ragazzo che incombevano su di lei.
"G-grazie, ma tu...Non avrai f.."
"Te l'ho detto, sono abituato...Oh, non guardarmi cosí. Piuttosto muoviamoci. Abbiamo perso tempo per questa cosa inutile. Sei un tipetto suscettibile, sai?"
E dopo aver parlato, si staccó dalla strega e si incamminó di nuovo, a grandi falcate, misurando il terreno con i suoi passi. Per un attimo, la mente rumorosa di Hermione smise di pensare cosí freneticamente, e si avvió dietro di lui stretta in quell'oggetto tanto banale, ma ora cosí delicato sulla sua schiena che le pareva di volare.
Era ormai passata la mezzanotte, quando i due si trovarono in un'ampia radura al centro della quale campeggiava un enorme arbusto dai fiori rossi.
"Dovrebbe essere qui vicino." Sussurró Draco con la voce velata. Hermione si ridestó dall'intorpidimento in cui era caduta poco prima, e cercó di guardarsi intorno. Con le orecchie tese, decise di concentrarsi sul sibilo del vento, il rumore assordante che le frustava le orecchie con violenza. Sarebbe stato difficile comprendere qualsiasi altro suono oltre a quel rombo continuo che continuava a ronzarle nella testa, e dal quale sembrava infastidito anche Draco. Ci fu un attimo di pace, un silenzio forzato interrotto solo dal monotono suono del vento, che tentava di prevalere con la sua potenza.
Poi, ad un tratto, si udirono delle voci in lontananza poco distinte, che rimbombavano nella radura come fossero all'interno di un tamburo. In un solo istante, Hermione sentí un urlo in una lingua che sembrava antica come il tempo.
Un lampo di luce rossa sfrigolante le spuntó ai piedi, mentre Draco correva verso di lei con il volto sempre piú pallido.
"STÀ GIU!"

Lights || DramioneWhere stories live. Discover now