ride mentre la butta a terra. Amava picchiarla. Lui era Josh Devine. 18 anni. Aveva i capelli all'insù ed erano biondi. I suoi occhi erano così scuri che sembravano quasi neri. Era alto, fin troppo. Ed era robusto. Bocciato più volte. Insomma era il classico bullo. Lei, era la sua vittima preferita. Amava vederla soffrire. Le tira un calcio forte in pancia e poi poggia il piede sopra la sua faccia e comincia a schiacciarla. Attorno a loro c'era una cerchia di persone che urlavano "picchiala, picchiala".

Geme dal dolore piangendo e si dimena mentre respira a fatica
-ti prego basta- singhiozza e smette di dimenarsi quando non sente più il peso del suo piede sopra la faccia.

era stato scagliato a terra da un ragazzo, a lui sconosciuto. -ma che cazzo vuoi?! - sbotta guardando male quel ragazzo - chi cazzo sei?!-

- sono Michael Mcadry e voglio che la lasci stare- lo guarda male e comincia a tirargli tanti pugni in viso.
Nel frattempo la cerchia che c'era prima comincia a dileguarsi.

geme dal dolore. Stava prendendo davvero tanti pugni e quel ragazzo sembrava davvero furioso. -okay okay ti prego basta- quando sente il ragazzo alzarsi da lui, si alza e corre velocemente via.

Singhiozza rimanendo rannicchiata su se stessa e sussulta quando sente il ragazzo prenderla in braccio. "Va tutto bene" le sussurrava all'orecchio. Poi il buio più totale. Era svenuta tra le sue braccia.

sospira guardandola e scuote la testa portandola in infermeria. La poggia delicatamente sul lettino e le bacia la fronte per poi coprirla. Dopo di che, si siede sulla sedia e comincia a fissarla
-sei così bella come possono trattarti così? - sussurra guardandola.

Dopo due ore circa comincia a riprendere i sensi e mugola leggermente mentre muove le palpebre svegliandosi

sorride guardandola e poi le accarezza la mano
-ehi - le sussurra dolcemente

Apre piano gli occhi e sbatte più volte le palpebre per mettere in chiaro la vista. -chi sei? - guarda Michael in modo curioso. Sapeva che era stato lui a salvarla, ma ancora non si fidava.

-non ha importanza- mormora alzandosi. -tu stai bene? - la guarda visibilmente preoccupato

Annuisce guardandolo e si mette piano seduta.
-devo tornare a casa- sussurra calando poi lo sguardo. Non aveva mai parlato per così tanto con una persona.

-ti accompagno- la guarda sorridendo leggermente. Sentiva di doverla proteggere. Sentiva di dover essere il suo Angelo custode.

-N-no- lo guarda balbettando come al suo solito. - preferisco andare da sola. -sussurra calando lo sguardo.

- ma... Non sono cattivo tranquilla-

-Non voglio- sussurra tenendo lo
sguardo basso.

sentendosi offeso, si alza ed esce dalla stanza mormorando prima "come vuoi"

Sospira guardandolo andare via. Non si fidava. Scende piano dal lettino e recupera la sua borsa e lentamente esce dalla stanza. Cammina impaurita guardandosi attorno. Esce dalla scuola dal secondo ingresso e cammina uscendo poi anche dal cancello. Mette lo zaino sulle spalle e tira su il cappuccio della felpa mentre cammina verso casa.
Non guardava nessuno teneva sempre lo sguardo basso. Dopo circa mezz'oretta arriva a casa e fa un respiro profondo guardando la porta -ce la posso fare- continuava a ripetersi in testa. Così, prende la chiave da sotto lo zerbino e sblocca la porta. La spinge aprendola e poi la richiude lentamente alle sue spalle. Sembrava tutto così tranquillo. C'era silenzio e stranamente niente di rotto a terra. Sorride leggermente pensando
-magari è uscito-
ma le sue false speranze muoiono del tutto quando sente sbattersi al muro.

-mi sei mancata bambina- ride tirandole una pacca sul sedere

Stringe gli occhi sentendo le sue mani. Si. Anche oggi suo padre avrebbe abusato di lei.

La butta a terra con forza e le sputa addosso - non servi a niente cazzo. Sei un fottuto disastro- le urla contro mentre le tira un calcio forte in pancia

Geme dal dolore e porta le mani in grembo. -ti prego no- sussurra guardandolo con occhi tristi. Suo padre un tempo era davvero bello. Aveva i capelli sbarazzini e marroni. I suoi occhi marroni brillavano di felicità. Era alto, giusto nella norma. E aveva un bel fisico. Adesso sembra più un orco. Occhi tristi e capelli rovinati. È ingrassato a causa di tutta la birra. Non capiva perché ce l'aveva così tanto con lei. Sua madre era morta perché LUI aveva avuto un colpo di sonno.

- brutta troia- la guarda male mentre continua a tirarle tanti calci in pancia.

Chiude gli occhi cercando di non sentire il dolore ma era impossibile. -basta ti prego- sussurra ancora una volta

-lurida puttana- la tira dai capelli e le fa sbattere tante volte la testa contro il muro.

Non potendo più riuscire a resistere, si lascia andare svenendo.

La lascia cadere a terra e le tira un ultimo calcio. Cammina riprendendo la lattina sopra il tavolo e sale le scale. Entra nella sua camera e chiude la porta spegnendo la luce.

The Perfect Boy //In Pausa //Where stories live. Discover now