«Dormito bene?» continuò.

Annuii nuovamente, senza spiccicare parola. Non sarei riuscita a comporre una frase di senso compiuto in quel momento, ne ero certa.

«Tieni.» mi mise davanti agli occhi un cappuccino fumante ed una brioche, così mi costrinsi a guardarlo leggermente stupita.

«Che cos'è?»

«La tua colazione: il cappuccino con tanta schiuma, la brioche vuota e qui...» mi sventolò davanti agli occhi due bustine di carta «zucchero.»

Lo guardai con attenzione, ero stupita e grata allo stesso tempo del suo comportamento, non potevo di certo rifiutare quel ben di Dio.

«Come mai questa cortesia oggi?» chiesi quando mi passò le due bustine contenenti lo zucchero.

«Così.» scrollò le spalle, facendo cadere l'argomento.

Alec sarebbe sempre rimasto un enorme punto interrogativo... ma davanti a me avevo un cappuccino che mi aspettava, quindi lasciai perdere tutto e tutti e mi concentrai solo su quello.

Cercai di aprire le bustine, ma le mani non collaboravano con il cervello, così finii solo per imprecare contro la carta troppo resistente.

«Dammi, faccio io.»

«Ce la faccio, grazie.» borbottai, strappando finalmente l'involucro con i denti.

Versai il contenuto nel cappuccino, creando un buco nella schiuma densa ed invitante. Mi leccai le labbra e mi sedetti composta sulla sedia, pregustando già quella delizia. Cominciai a mescolare fino a quando la pazienza andò a farsi benedire, e mi avventai su quel caffellatte lasciando la schiuma per ultima.

Ad ogni sorso sentivo che il sonno passava, fino a quando non trovai la carica che mi serviva per affrontare quella giornata.

Rimisi la tazza ormai vuota sul tavolo e mi leccai le labbra per togliere i residui di schiuma che sicuramente avevo sul viso.

Sentii Alec ridere, così l'osservai con la coda dell'occhio cercando di capire se stesse ridendo di me o meno. E no, stava ridendo proprio di me.

«Aspetta, lascia che ti aiuti.» disse una volta calmo.

Aiutarmi a fare cosa? mi chiesi, crucciandomi.

Lui spostò la sedia e mi si avvicinò, poi appoggiò una mano sullo schienale della mia sedia e con il pollice si accostò al mio viso.

Indietreggiai leggermente «Che stai facendo?»

«Non preoccuparti, stai ferma Mousse.»

Non so con quale forza, ma feci quello che mi disse e rimasi immobile.

Normalmente mi sarei alzata e gli avrei urlato contro tutte le imprecazioni che conoscevo, ed invece restai ferma a fissarlo negli occhi, mentre lui sembrava concentrato su un punto che ancora dovevo identificare.

Sfiorò il mio naso con il dito e lo vidi portare via un po' di schiuma che finì dritta tra le sue labbra. Succhiò leggermente il polpastrello del pollice, provocando l'accelerazione del mio respiro, e dovetti mordermi la lingua per evitare di emettere qualsiasi tipo di rumore.

Ma che diavolo mi era appena successo?

Di una cosa ero certa: dovevo calmarmi. Quel ragazzo aveva già causato troppe mie reazioni, ed avrei dovuto smetterla di stare accanto a lui.

Avrei dovuto.

Finita la colazione, ci alzammo tutti insieme ed afferrai la mia borsa mettendomela in spalla.

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