Prologue

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Amanda stava camminando da più di venti minuti, a passo spedito, quasi di corsa con delle scarpe dal tacco vertiginoso, verso casa della sua migliore amica Martina.

Dovevano andare assieme a un aperitivo in centro, se centro si poteva chiamare una piazza con quattro negozi e un bar, dove si sarebbero incontrate con un'amica e i suoi amici.

Amanda e Martina erano molto diverse, Amanda era alta, con i capelli lunghi tinti di un bianco neve e gli occhi scuri, le gambe lunghe e la vita sottile e decisamente non passava inosservata mentre Martina era piccola, magra e con i capelli castani, con gli occhi verdi. Entrambe erano molto belle, pur essendo diverse quanto il giorno e la notte.

La ragazza era in ritardo di una decina di minuti poiché ci aveva messo più tempo del previsto a truccarsi e di certo non aiutava il fatto che nessuno potesse accompagnarla e il la strada principale era chiusa e lei aveva dovuto prendere la strada che passava dal parchetto dei bambini.

Amanda stava praticamente correndo sulla ghiaia del parco con dei tacchi di 15 cm e un vestito da cocktail bianco ottico svolazzante lungo fino ai piedi con uno spacco alto fino a metà coscia. Teneva in una mano una piccola pochette bianca con inserti dorati e nell'altra teneva leggermente alzata la gonna, per non inciampare nella corsa.

La ragazza sembrava un angelo, bianca nella sera scura, con i veli della gonna che creavano una sorta di aura bianca tutt'attorno a lei; correva, per quanto possibile con le scarpe altissime che portava, sperando di arrivare in tempo a casa dell'amica, pur essendo ormai in ritardo assurdo. E il telefono? Logicamente se lo era dimenticato sul tavolino della sala di casa sua, troppo di fretta per accorgersene.

Correva e ormai aveva il fiatone, i capelli che aveva accuratamente lisciato con la piastra erano scompigliati e le scarpe iniziavano a farle male.

Amanda si fermò per riprendere fiato, appoggiandosi ad un albero vicino ad un lampione che illuminava con una luce fioca una piccola parte di quel parco. Forse non era stata una grande idea girare per un parco male illuminato alle nove e trenta di sera, per giunta per una ragazza bella come lei.

Si era appoggiata ad un tronco, guardando l'orologio dorato che portava al polso e, quando si rese conto di essere in ritardo di quasi quaranta minuti, si arrese, togliendosi le scarpe e sedendosi sulla panchina vicina per riposarsi un attimo prima di andare verso il centro della città, sperando di arrivare almeno in tempo per salutare gli amici.

Stava già per rialzarsi e andarsene, quando vide un ragazzo steso per terra.

Preoccupata si alzò, rimettendosi le scarpe e andando verso il ragazzo, immobile a terra.

<< Ehi, tu! Stai bene? Tutto ok? >> la ragazza si maledisse mentalmente dopo due secondi, riflettendo che probabilmente quello sarebbe potuto essere un barbone, un drogato o un ladro.

Il ragazzo non rispose, rimanendo immobile.

<< Ehi, Ehi! >> la ragazza lo raggiunse preoccupata, aumentando il passo.

Il ragazzo improvvisamente si tirò su a sedere, voltandosi verso di lei che ormai era a meno di due metri da lui, guardandola come se fosse pazza.

Amanda si bloccò di colpo, spaventata dal gesto del ragazzo. Era estremamente bello, con i capelli biondi e le spalle larghe, messe in evidenza dalla canottiera nera che portava.

<< Che c'è? Che vuoi? >> disse lui, alzandosi in piedi e mettendo le mani nelle tasche dei jeans.

<< Ehm, scusa... pensavo non ti sentissi bene e mi sono preoccupata... >> disse lei, in estremo imbarazzo, per essere poi raggiunta dal ragazzo.

<< Che carina che sei, come ti chiami? >> chiese sicuro di sé. La ragazza era spaventata e di certo non aiutò il fatto che il ragazzo che le stava tendendo la mano fosse completamente ubriaco e barcollava camminando.

<< Ehm, io penso che sia ora di andare che mi stanno aspettando >>

Detto questo la ragazza tentò di andarsene via, girandosi di scatto.

Il ragazzo dal canto suo non capiva quello che stava succedendo, sapeva solo che quella che aveva davanti era la ragazza più bella che avesse mai visto, di certo la più sexy; doveva per forza essere un angelo, quella era l'unica spiegazione possibile. Quando l'aveva vista si era del tutto dimenticato di Cristina, la sua fidanzata, forse a causa della vodka che si era scolato prima o forse era tutto un insieme di cose, fatto sta che aveva bisogno di passare del tempo con lei. Di certo lui non era uno di quei ragazzi che da ubriachi saltano addosso alle tipe, no, lui voleva solo parlare ed essere ascoltato. Gli era presa la sbornia peggiore, quella triste e non faceva altro che pensare a quanto fosse schifosa la sua vita, con i genitori in Cina e una fidanzata che era troppo cristiana per dargliela e renderlo felice completamente.

Non ci pensò molto e quando vide la ragazza andarsene la seguì, inciampando e cadendo rovinosamente a terra, facendosi non poco male anche se era troppo ubriaco per connettere veramente.

La ragazza si bloccò un attimo e tornò indietro.

<< Ehi, tutto ok? >>

Era seriamente preoccupata: non conosceva quel ragazzo e non sapeva nulla di lui, neppure il nome ma non poteva lasciarlo lì da solo in quelle condizioni. Mandò a quel paese l'incontro con le amiche e si abbassò per cercare di tirare su il ragazzo a terra, che non rispondeva.

Si levò di nuovo le scarpe e le appoggiò a terra, per poi cercare di girare il ragazzo a pancia in su, dato che era caduto di faccia.

Fece leva per alzare il ragazzo che si aggrappò a lei come se fosse un'ancora di salvataggio in mezzo al mare, facendola cadere tirandoselo dietro.

Erano lì, Amanda completamente spiaccicata sul prato, con i capelli sparsi attorno alla testa e il vestito completamente stropicciato e il ragazzo in uno stato di semi-incoscienza con la testa appoggiata al suo petto. Anche se non sembrava quel ragazzo non era un peso piuma, probabilmente anche per i muscoli che si intravedevano dalla canottiera scollata e la ragazza non riusciva a sollevarlo o spostarlo.

Decise così di svegliarlo e farlo un po' rinvenire picchiettandogli la testa con una mano.

Gli portò una mano sulla guancia e gli diede dei leggeri colpetti, facendo arrossare il viso pallido del ragazzo, che si svegliò di colpo, cercando di tirarsi su ma ricadde per i giramenti di testa causati dall'alcol.

Amanda era già pronta per tirargli uno schiaffo, speranzosa di levarselo di dosso per lo meno ma il suo piano venne meno quando sentì il ragazzo singhiozzare, per poi sfociare in un pianto alquanto disperato.

Il ragazzo si aggrappò alla sua gonna leggera e lei non poté fare a meno di cercare di consolarlo accarezzandogli dolcemente i capelli con una mano e la schiena con l'altra.

<< Shhhhh, non piangere >>

Continuò a sussurargli dolcemente fino a quando il ragazzo non si fu calmato un po', accarezzandogli i capelli biondi un po'sudaticci per tutto il tempo.

<< ehi, ci sei? Come ti chiami? >>

Il ragazzo sembrò non sentirla e lei rinunciò a chiedere qualcosa a quel ragazzo troppo ubriaco per i suoi gusti, quando lui le rispose debolmente, ma con una voce profonda che le fece tremare tutto quanto.

<< Jackson, mi chiamo Jackson >>

Choice //Jackson Wang//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora