CHAPTER ONE

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CALUM'S POV

Ero seduto sullo sgabello, i gomiti sul bancone in legno ed un sorriso divertito sulle labbra. Anche di mattina alle 7.30, quei due adorabili fidanzatini erano capaci di farmi ridere con delle scenette da coppie sposate da chissà quanto.

Ashton aveva, senza volerlo, messo il sale nel the di Gemma al posto dello zucchero ed ora la ragazza stava girando per casa alla ricerca di un nuovo tubetto di dentifricio, poiché Ashton aveva finito l'ultimo, senza cambiarlo.

Dire che fossero fatti l'uno per l'altra era ormai banale. Si completavano ed erano una delle coppie più belle e genuine che avessi mai visto. Non mi escludevano mai ed erano sempre affiatati nel rapporto senza perdere quello sguardo innamorato perso e la passione.

Della passione ero certo perché dormivano nella stanza accanto alla loro. Un casino di un'ora e mezza almeno cinque volte a settimana. Ormai ero armato di cuffiette per riuscire a sovrastare il rumore del letto contro il muro.

Era abbastanza penoso sapere più della loro storia, che della mia. Non che ci fosse molto da sapere. All'università ero stato molto preso con gli esami per riuscire a finire in tre anni in modo da non comportare ulteriori spese a mio padre, quindi se non per qualche caffè offerto al bar o un drink in un bar non ero andato oltre.

Stessa cosa quando avevo cominciato a lavorare al giornale: davo il meglio anche nelle cose più banali, sia per una soddisfazione personale, sia per una promozione ed infatti mi trovavo dopo soli due anni ad avere un posto fisso e più conoscenze di quante ne avessi avute in diciotto anni.

Con l'università mi ero aperto di più e il lavoro, il contatto con le persone, mi avevano aiutato molto. Ero più incentrato sulla mia vita - o forse sul mio lavoro, ma comunque non pensavo a lui.

Ovvio che pensassi a lui sempre, solo che con il tempo stava andando meglio. Stavo superando la cosa. Insomma, a ventitré anni non potevo star seduto sulle sedie scomode dell'aeroporto ad aspettare di vederlo tornare da me. In più, qualche mese prima era entrato in ufficio un fattorino, Oliver, e mi aveva invitato a bere qualcosa insieme.

Sì, ci ero uscito insieme. Sì, ci eravamo baciati e sì, ci ero finito a letto insieme. 

Avevo anch'io ventitré anni e dei bisogni fisici, diamine!

"Calum, potresti almeno prendere le mie parti?!" Sospirò Gemma, quasi del tutto sconfitta dal sorriso che già aleggiava sulle sue labbra.

"No comment, devo scappare a lavoro, tesoro!!" Alzai le mani ridacchiando e posai la tazza di caffè ormai vuota nel lavandino, sciacquandola in fretta, per poi dileguarmi in camera mia.

Infilai una camicia bianca classica, degli skinny neri e un paio di scarpe classiche non troppo scomode, dato che sarei dovuto stare in ufficio fino alla sera.

Mi guardai allo specchio e sospirai. Presi la giacca leggera e la borsa a tracolla. Uscii dalla camera raggiungendo i due fidanzatini che avevano la giornata libera.

"Smettetela di pomiciare su quel divano o giuro che se andate oltre lo butto!!" Ridemmo assieme e Gemma venne ad abbracciarmi, baciandomi il naso.

"Tesoro, chiamami se c'è qualche problema, siamo a casa. Sicuro di non volere il pranzo?"

"Non preoccuparti, Gem. Esco con Oliver a pranzo. Ci vediamo stasera!"

Recuperai le chiavi dell'auto, un'adorabile Fiat 500 L nera che mio padre mi aveva regalato per il mio ventesimo compleanno, e scappai giù per le scale prima che la bionda potesse fare domande sul rapporto fra me ed Olly.

SCREAM AND SHOUT || CAKE ||Where stories live. Discover now