Capitolo 4: "Lo so quando spari balle!"

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Dopo essere tornata nell'appartamento, vado a cercare Brianna, chiedendomi come faccia a dormire ancora dopo tutto quel casino.
Salvo poi scoprire che non c'è: trovo un suo biglietto, sulla penisola della cucina, in cui mi dice di non chiamare la polizia, l' FBI e Barack Obama, perché si è svegliata di buon ora per andare a correre.
Cretina.
Decido quindi di approfittarne per guardarmi un po' intorno, dato che, quando siamo arrivate, eravamo troppo stravolte per farlo.
La mamma e zia Maryon si sono davvero superate, stavolta.
L'attico è davvero stupendo: è enorme, si estende su tutto l'ultimo piano del palazzo.
Una volta o l'altra, dovrò procurarmi una piantina per evitare di perdermi... Penso, scherzando fino a un certo punto.
L'arredamento è classico e sofisticato, ma allo stesso tempo moderno: il salone è grande e luminoso, grazie alla luce che entra dalle enormi portefinestre. I toni del bianco e del beige sono dominanti. Dal soffitto, pende un bellissimo lampadario di cristallo e, al centro della sala, è stato sistemato il mio amato pianoforte a coda.
Mi butto sul morbido divano di pelle bianca, sprofondando tra i soffici cuscini.
Dal salone, attraverso le portefinestre, si ha accesso alla fantastica piscina esterna, da cui si può godere di una vista mozzafiato.
Mi dirigo verso il corridoio che, oltre alle varie stanze, conduce ad un altro balcone più piccolo, dall'altra parte rispetto a quello con la piscina: è tranquillo, con un tavolino e delle sedie per sedersi e chiacchierare del più e del meno.
Rientro in casa, dirigendomi al piano di sopra, dove c'è un balcone che da direttamente sul salotto.
Le altre stanze già le conosco: il bagno, piccolo ma confortevole, con una bellissima vasca che sicuramente userò per migliaia di bagni caldi.
Poi la stanza di Brianna, con un enorme letto a baldacchino, una poltrona grigia ed una toeletta con uno specchio d'oro.
Ed infine, la mia camera da letto, che adoro alla follia: è elegante, in linea con il resto della casa. I muri sono di un beige neutro e al centro della stanza è posizionato un letto rotondo grandissimo che, come ho già appurato, è comodissimo. Da una piccola porta, si ha accesso alla cabina armadio, già occupata da tutti i miei capi d'abbigliamento, che ho fatto inviare da Londra pochi giorni prima della partenza.
In conclusione, amo la nostra nuova casa, è quanto di più bello potevamo aspettarci io e Brianna.
Mi siedo sul bordo del letto, chiedendomi per la miglionesima volta se sia stata la scelta giusta trasferirsi a New York. Ma poi mi dico che rimanere a Londra, così piena di ricordi e di fantasmi, non mi avrebbe aiutato affatto.
La suoneria del mio cellulare mi riscuote dai miei pensieri. Mi allungo verso il comodino per prenderlo e mi metto pancia sotto sul letto, portandomelo all'orecchio.
"Tesoro!" La voce di mia madre, dolce e rassicurante.
"Ehi, mamma! Già sentite la mia mancanza?" Le dico, scherzando.
"Non puoi immaginare quanto." Mi risponde lei, ridendo. "Questa casa è troppo silenziosa senza di te."
"Bhè, potreste sempre venire a farci visita, giusto per fare scorta di chiacchiere e macello."
"Mmh... Non vedo l'ora!" Ribatte lei, con falso entusiasmo.
Il rapporto tra me e mia madre è quanto di più perfetto si possa desiderare. Tra noi è un susseguirsi di botta e risposta giocosi, e il dolore per la morte di Evan ci ha fatte avvicinare ancora di più. Condividevamo la stessa tragedia, la stessa sofferenza: lei aveva perso suo figlio, io mio fratello gemello.
E ora, più che mai, capisco quanto lei sia fondamentale nella mia vita.
Ora che siamo così lontane.
"Papà come sta?" Chiedo, per rompere il silenzio che si è creato.
"Manchi anche a lui, anche se fa di tutto per non darlo a vedere. Testone..."
Il mio papà.
Grande e grosso quanto buono e gentile.
"Salutalo e dagli un bacio da parte mia." Le dico.
"Certo, Sky."
Quanto vorrei averli qui con me.
"Come hai passato la tua prima notte a New York City?" Mi domanda in tono allegro e spensierato, mascherando quello che è il suo reale interesse: i miei incubi.
Dalla morte di Evan, sono state veramente poche le notti in cui mi hanno risparmiata. Mia madre, sapendo quanto mi turbano e quanto mi sconvolgono, si preoccupa sempre moltissimo. Ma non voglio farla impensierire.
"Direi piuttosto bene..." Mento. "Poi la casa è veramente stupenda. Sicura che in un'altra vita non fossi una interior designer? Poi quella pisci..."
"Sky..." Mi rimprovera mia madre.
Posso provare a fregare chiunque altro, anche con buoni risultati, ma mia madre si accorge che sto per mentire ancora prima che io apra bocca.
Anche se cerco di sviarla con chiacchiere inutili.
"Non provare a mentirmi, Scarlette. Ti conosco come le mie tasche e mi accorgo subito quando spari balle." Mi dice, contrariata.
"Mamma, non ti preoccupare, io sto bene..." Cerco di rassicurarla.
"Maledetto orgoglio dei Castle. Tale e quale a tuo padre! Cercate sempre di nascondere il dolore che provate." Capisco dalla sua voce che è prossima alle lacrime.
"Mamma, ti prego, io sto veramente bene."
Diciamo... Mi correggo mentalmente.
"O almeno meglio di qualche mese fa!"
Okay, così gia sembra più verosimile.
"Questi incubi prima o poi passeranno. È solo questione di tempo." Non so se, in questo momento, sto cercando di rassicurare lei, o me stessa.
"Lo spero, piccola mia." Mi dice, sospirando. "So come ti ha ridotta quello che è successo a tuo fratello e spero che, a New York, troverai la serenità che ti serve per smettere di provare a sopravvivere ogni giorno al dolore, e tornare a vivere davvero.
Perdere Evan è stata la cosa più difficile che io e tuo padre abbiamo dovuto affrontare in tutta la vita, e non sopporteremmo di perdere anche te."
Sento le lacrime bollenti che mi bagnano le guance.
"Lo so, mamma." Dico, fra i singhiozzi. "Io... Ci proverò. Per voi."
E per Evan.
È una promessa.

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