«Non essere ridicola. Sei la mia ragazza.»

«E loro sono la tua famiglia. Va' alla festa. Ci vedremo dopo», dico cercando di usare un tono neutro. Non sono per niente offesa da questa cosa, ma capisco che stanno cercando di fare in modo che le cose tra noi due diventino più complicate.

«Sicura che non ti dispiace?» mi chiede Zack sollevandomi il viso dolcemente.

«Assolutamente. Vai, prima che tua madre si offenda.»

Appena si allontanano sono affiancata da Mary.

«Non farci caso», mi dice con la sua voce annoiata. «La mia famiglia funziona così, per questo cerco di tirarmene fuori il più possibile.»

Mi volto a guardarla.

«Ci sono dei momenti in cui spero salti fuori che in realtà sono stata adottata, o scambiata in culla all'ospedale. Ciò spiegherebbe perché mi sento sempre così fuori luogo con loro. »

Non so cosa rispondere.

«E per la cronaca: mi piaci perché mio fratello ti ama sul serio», termina prima di allontanarsi.

Adesso sono ancora più confusa.

***

«Sei agitata?» Zack mi prende la mano.

«Da morire», annuisco.

Dovrebbe essere lui quello in ansia all'idea di conoscere l'intera famiglia Anderson al completo e invece sono io quella che trema all'idea di cosa possa riservarci la serata. Mamma e papà sono già arrivati, ho chiesto entrambi di anticipare la visita per rimediare a tutto quello che poteva aver combinato nonna prima del nostro arrivo.

Quando le porte dell'ascensore si aprono, troviamo già la cameriera che ci attende all'ingresso.

«Benvenuti», tuona nonna accogliendoci a braccia aperte. «Zachary, le mie congratulazioni per la tua laurea», dice. In un turbine di stoffe svolazzanti, ci conduce in salotto, dove c'è tutta la famiglia al completo.

«Zachary, è un piacere rivederti», tuona nonno stringendogli calorosamente la mano. «Spero i tuoi genitori stiano bene.»

«Splendidamente, Edward» risponde Zack.

Papà fa un passo avanti.

«Come va?» dice con una pacca sulla spalla.

«Signor Anderson», Zack fa un cenno con la testa prima di spostare lo sguardo su Patricia e Andrew seduti sul divano.

«Io sono Megan, ci siamo visti in ospedale», interviene mamma.

Sono sorpresa nel notare che si è messa l'abito elegante, cosa che non fa mai quando è invitata dalla nonna.

La cena trascorre serena, ma io non riesco a nascondere la tensione. Zack cerca di conversare amabilmente rispondendo per lo più alle domande a raffica di nonna, una più inopportuna dell'altra. Poi rivolge qualche domanda di cortesia a papà sul suo lavoro, a Patricia su mio fratello e a mamma e Mike sulla nuova casa.

Mamma lo guarda intensamente per tutta la sera.

«Si può sapere che c'è?» le domando non appena rimaniamo sole.

«Di che parli?»

«Smettila di fissarlo in quel modo o penserà che vuoi andare a letto con lui», sbotto.

Mamma scoppia a ridere, poi torna seria. «Ho una strana sensazione», dice infine.

«Che vuol dire?»

«Che c'è qualcosa in quel ragazzo che non mi lascia tranquilla.»

«Guarda che Zack è un ragazzo a posto, mi vuole bene e non è colpa sua se ha una famiglia ampollosa e complicata», elenco.

«Questo non lo metto in dubbio e si vede che pende dalle tue labbra, cosa che non può che rendermi immensamente soddisfatta. Si tratta di altro.» Mi fissa. «C'è qualcosa che non capisco, ma non so ancora cosa. Come un ricordo che mi gira in testa, so che è lì ma non riesco a visualizzarlo. Mi ricorda qualcuno. Oppure ci siamo già visti in passato, ma non saprei proprio dove, eccetto che non abbia fatto un viaggio in Cina di recente.»

Con le parole in testa di mamma ci rimettiamo in macchina. So che papà lo trova simpatico, più di quanto non abbia mai trovato simpatico Connor. Nonna è soddisfatta della sua sceneggiata e mamma si è sforzata di comportarsi in maniera normale.

«Papà mi manda a Stanford dopo il matrimonio», dice a un tratto Zack interrompendo il silenzio.

Non voglio negare una reazione che non provo. «Lo so», dico.

Lui si volta a fissarmi.

«A cena dai tuoi. Tuo padre non vedeva l'ora di dirmelo», spiego alzando le spalle.

«Ti giuro che ho fatto di tutto per rinunciare», dice alzando la voce. «Ma sembra una questione molto importante. Ha detto che adesso devo prendere parte attiva nell'azienda, che non posso più stare nelle retrovie e che mandarmi a dirigere una filiale è il modo migliore per capire che fa sul serio.»

«Hai paura di non essere all'altezza?» chiedo. Sarebbe comprensibile.

«Ho paura di perderti», dice e questa risposta mi spiazza. «Non so perché mio padre ce l'abbia con te, non si è mai preoccupato di controllare i miei flirt. Invece ti porto a casa e lui decide di allontanarmi. Ovviamente non mi ha detto che il reale motivo è questo. L'ho capito da solo.»

«Dimostrargli che sarai un ottimo amministratore.»

«Dimmi di non partire e rinuncerò a tutto per stare qui con te. Anche se vorrà dire rinunciare alle mie quote d'azienda e tutto il resto.»

Gli chiudo la bocca poggiandogli l'indice sulle labbra. «Non farò mai nulla del genere», sorrido commossa. Lo bacio delicatamente sulle labbra. «La California non è l'altra parte del mondo. Ci vedremo il fine settimana, basterà prendere l'aereo», alzo le spalle.

«Non ti pesa questa cosa?»

«Cambierebbe qualcosa se ti dicessi di sì? Partiresti solo più angosciato. Le cose sono così, al momento. Dimostriamo a tuo padre che se anche vuole dividerci non ci riuscirà.»

«Ti amo» mormora. «Anche se non te l'ho mai detto, immagino tu l'abbia capito, no?»

«Ti amo anch'io.»

BETWEEN (The Again Serie #3)Where stories live. Discover now