II. Il Mastino Infernale

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Portarono via il corpo che il sole era ormai alto.
Stiles parlava con gli uomini della scientifica, quando notò Lydia in disparte dal resto della squadra.
Fumava seduta su di una roccia vicino a un dirupo da cui era visibile tutta Beacon Hills. Guardava la cittadina con volto scuro.
Stiles ordinò all'agente Jonas di far sgombrare il campo e la raggiunse.
Il vento soffiava ancora più forte in quel punto della foresta meno coperto dagli alberi e agitava i capelli della donna come se fossero morbidi nastri rossi.
«Non ci sono né segni di morsi e né di graffi. Vedrai che si tratterà soltanto di un festino tra adolescenti finito male» disse Stiles, mettendosi ad ammirare il panorama assieme a lei.
Lydia annuì, senza troppa convinzione. Non si era lasciata sfuggire il modo in cui il viso di Stiles era cambiato mentre osservava il cadavere.
«Quanti anni sono passati?», chiese, invece, allungandogli la sigaretta.
Non dovette chiederle a cosa si riferisse, era consapevole a cosa stesse pensando perché anche lui si era posto la stessa domanda: quanti anni erano passati dall'ultimo nemico che avevano dovuto affrontare?
Perciò Stiles si limitò a scrollare le spalle fingendo disinteresse.
«Almeno sei», rispose, aspirando a sua volta il fumo dal filtro, «Ma questo non vuol dire nulla» aggiunse dopo una breve pausa.
Lydia annuì ancora.
Le restituì il mozzicone con un mezzo sorriso, dicendo: «Malia vuole che smetta».
Lei sembrò riscuotersi a quelle parole e, finalmente, distolse lo sguardo dal panorama e gli restituì il sorriso.
«Sai, dovresti proprio essere più puntuale. Jordan è furioso. A casa non fa che lamentarsi».
Stiles rise, lisciandosi i baffi con le dita, mostrandosi leggermente in imbarazzo.
«Lo so, mi dispiace. Davvero. Sai, c'è questo momento la mattina, in cui Malia si alza per fare la doccia e mette Jamie nel nostro letto. Sono sveglio, ma non completamente. Lo sento rotolarsi tra le coperte e poi arrampicarsi sul mio petto. Lo fa tutte le mattine. Si sdraia su di me e restiamo così, abbracciati, a lasciarci scivolare via il sonno o a cercare di recuperarlo. Sento il suo respiro, la presa salda sulla mia maglietta e so per certo che non mi alzerò più da quel materasso. Questo finché Malia non esce dal bagno, prende Jamie e butta letteralmente me a terra».
I due amici scoppiarono a ridere, nonostante Lydia sembrava più commossa che divertita da quel che Stiles le aveva appena confidato.
«Hanno davvero cambiato tutto», concordò lei, «Non avrei mai immaginato quanto Allie avrebbe inciso così profondamente sulle mie abitudini, su di me. Quando Jordan resta a lavoro fino a tardi, io e lei dormiamo insieme. Le piace così tanto e io amo sentire il suo odore sul cuscino, e...» Lydia si bloccò all'improvviso, stringendo le labbra; il suo sguardo tornò cupo come poco prima.
Stiles aggrottò la fronte, trovandosi impreparato.
«Cosa c'è?», chiese.
«No... nulla. Ripensavo a questa notte e...», chiuse gli occhi e sorrise appena «lascia stare, non è importante».
«Puoi dirmelo, Lydia. Lo sai»,
«È solo... Jordan ti è sembrato strano questa mattina?»,
«Strano come rimanere chiuso in ufficio quando è stato appena commesso un omicidio?».
Lydia sospirò, fissò i suoi occhi in quelli di Stiles e ammise: «Penso che mi stia nascondendo qualcosa».

***

«Mal? Sono a casa!».
Stiles si chiuse la porta alle spalle e posò la giacca sull'attaccapanni. La casa era stranamente silenziosa, priva dei consueti rumori che la animavano.
«Mal?», chiamò ancora senza ricevere risposta.
Andò diretto in salone e come sempre lo trovò sommerso da giocattoli e pupazzi di ogni tipo.
Malia stava lì, sdraiata sul divano; sembrava dormire profondamente, con un'espressione tanto pacifica che Stiles avrebbe preferito non doverla svegliare.
Temporeggiò, raccogliendo qualche cianfrusaglia dal tappeto e riponendola nelle ceste dei giochi. Poi si sedette sul divano, all'altezza delle sue ginocchia, dove lo spazio lasciato dalle gambe della donna glielo permetteva. Le scostò un poco la coperta da dosso e le accarezzò i capelli. Sussurrò piano il suo nome, cercando di svegliarla il più dolcemente possibile.
Malia corrugò appena la fronte a quei tentativi e Stiles allora si chinò a lasciarle una scia di piccoli baci sulla tempia, poi giù lungo la mascella, fino ad arrivare alle labbra.
Malia sorrise e socchiuse un occhio.
«Sei tornato» mormorò.
«Dov'è Jamie?» chiese, continuando a lasciarle baci lungo il collo.
«Da tuo padre. Ho dimenticato di dirti che saresti dovuto passare a riprenderlo».
Stiles alzò la testa per scoccarle un'occhiata tra il divertito e l'esasperato.
«Okay», rise, «vado a prenderlo, allora». Ma non fece in tempo ad alzarsi che Malia gli legò le braccia al collo.
«Aspetta ancora un attimo» lo pregò, sospingendolo verso di sé.
«Scott e Kira arriveranno a momenti» obiettò Stiles, pur lasciandosi prendere di più ad ogni bacio.
Malia ignorò le sue proteste, le mani già occupate a sbottonargli la camicia.
Stiles rabbrividì nel sentire le mani fredde di Malia accarezzargli il petto ormai nudo. Gettò via la coperta che divideva i loro corpi e si accomodò meglio tra le gambe di lei.
Il petto di Malia si alzava e abbassava frenetico, sotto il suo tocco esperto.
Il loro fare l'amore era diverso quando aspettavano un figlio. Malia se ne era resa conto sin dal giorno in cui avevano scoperto che avrebbero avuto Jamie.
Il modo in cui lui la svestiva o si muoveva sopra di lei, attento, come se stesse maneggiando qualcosa di davvero fragile e prezioso. E questo la divertiva perché mai era stata ritenuta fragile da Stiles.
Vi erano meno morsi, meno graffi e decisamente meno movimento, ma questo aveva una bellezza tutto sua. Una bellezza che sapeva di perdizione, perché entrambi sembravano perdersi l'uno dentro l'altro come se per un lungo, infinito istante, non fossero che un singolo essere fatto di percezioni e sentimento.
Soprattutto lì, in quel momento, sopra al loro divano, mentre rubavano istanti di tempo alla quotidianità per amarsi e scoprirsi per l'ennesima volta, incuranti di obblighi, doveri o impegni.
Tutto era più intenso. Persino l'odore di lui cambiava. Come riconosceva la sua paura, l'ansia o la tristezza, Malia individuava anche quel particolare sentore che - segretamente - ricollegava alla scintilla viva che dava la vista dell'oggetto amato. Un misto di felicità, passione e desiderio, di trasporto emotivo che rasentava il bisogno fisico; un miscuglio di sfaccettature accecanti, pura e semplice emozione.

The Red Crow [ Teen Wolf Fanfiction ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora