Frammento indimenticabile

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Era passata una settimana da quando Jimin aveva fatto la sua audizione alla bighit, quel fatto che aveva reso la sua abituale settimana diversa, dandogli quel pizzico di diversità per una volta, infondo, l'unica diversità che variava  durante la settimana era la ragazza con cui sarebbe andato a letto. Per Yoongi invece, non era stato quello a rendere diversa la sua settimana, o semplicemente la sua giornata, ma bensì quell'incontro durato uno sguardo, non capacitandosi di come quel bel viso da bambino fosse la maschera di un demone.
Do, re, mi, fa, fa, do, re, mi, fa, fa.
Quelle note riempivano il silenzio di quella stanza, resa viva dall'anima che vi era dentro, di quel ventitreenne asiatico da capelli biondi, che faceva oscillare le dita tra quegli spazi bianchi e neri, attaccati a delle corde di un pianoforte a coda nero, uccidendo quello straziante silenzio.
"Stiamo insieme?" L'asiatico dai capelli arancioni color carota rise, davanti alla camera, già usata, di un'hotel malandato in centro. Ed ecco un'ennesimo schiaffo sulla guancia, da una mora questa volta, a cui aveva spezzato il cuore, facendola peccare col perdere la verginità.
Ormai ho perso il conto degli schiaffi, ma non degli sguardi. Ne ho ricevuto solo uno.
Formula questo pensiero, mentre il marciapiede della città era colmo di luci e persone che camminano, con voci di ogni tipo, arrabbiate,tristi,allegre a fare da sottofondo, in completa opposizione al rumore dei motori lungo la strada, e i suoi passi mescolati ad altri, senza avere una precisa meta a differenza di quelle figure umane che camminava di fianco a lui. La sua vita in quel momento era un frammento di qualcos'altro, di una visione diversa, visto da più occhi, che vedevano solo l'apparenza di quella persona, traducendola in base all'umore di quella persona, e il ragazzo, aveva una chiara visione di questo, ma riusciva a tradurla perfettamente, cercando sul vocabolario delle esperienze vissute quale apparenza era profonda, e forse, quell'apparenza diversa di cui aveva bisogno, la possedeva il biondo, ma non era riuscito a tradurla. Era qualcosa di nuovo la sua.
In quel caos della cittadina che stava lentamente diventando notturna, sente un rumore provenire dalla tasca dei jeans, e lo schermo del cellulare illuminato, da un numero sconosciuto. Sui suoi occhi si rifletteva una frase molto chiara, che gli aveva fatto capire in qualche modo che aveva passato l'audizione, o almeno, è quello che crede.
Do, re, mi, fa fa, do- TinTin.
Il silenzio cade di nuovo in quella stanza, e le note che infrangevano quel rumore privo di suono, interrotto da lo stesso tintinnio del numero sconosciuto. Nel frattempo, Park era a dieci minuti dalla bighit, da quel posto che avrebbe potuto cambiargli la vita e dargli uno scopo migliore, un qualcosa per cui combattere ed essere felici. I suoi passi seguono il percorso indicatogli da un foglio attaccato alla porta d'ingresso, per sapere se ha passato l'audizione o meno, ma qualcosa spinge i suoi passi a cambiare direzione, delle note, dolci e lente di un pianoforte, che ti scaldano il cuore.
Do, re, mi, fa, fa, do, re, mi, fa, fa.
Ecco di nuovo quale dita che oscillano sugli spazi bianchi e neri, e stavolta, gli occhi a guardare le note non sono due, ma bensì quattro, e un labbro tenuto tra i denti bianchi, nel vedere chi stava suonando il pianoforte. Quelle note danni vita a dei brividi lungo la schiena, provando sentimenti, sentendosi come chi le stava suonando, percependo l'anima che ci metteva in tutto ciò.
Ecco perché ti vengono i brividi.
Questo pensò il rosso, mentre le note si interrompono, insieme a quella atmosfera calma ed emozionante creata dal biondo, con gli occhi che formano uno sguardo completato da un'altro.
Aveva visto un nuovo frammento di vita di quello strabiliante sguardo, con quell'apparenza che non riusciva a tradurre in qualcosa di più, a capire la verità, celata da quelle iridi color cioccolato. L'asiatico dai capelli rossi, non si lasciava però intenerire da quello che era un talento, ma lo istigava ad andare infondo a quello sguardo. "Da quanto suoni?"
"Da quando siamo conoscenti?"
Due domande, nessuna risposta, con due passi che si avvicinano al biondo, e una mano tra i morbidi capelli arancioni che porta indietro, essendo un gesto abituale. Alla domanda del biondo, il rosso accenna una piccola risata,  guardandolo, andando a prendersi il labbro inferiore tra i denti, mettendosi una maschera nel frattempo. Il biondo lo guardava, senza far trasparire nessuna emozione, iniziando la classica e, secondo lui inutile, dato che già sa chi è, presentazione, essendo obbligato a farlo, per ottenere quel piccolo legame di amicizia che gli permetta di controllarlo, e non farlo peccare.
"Tu sei Min Yoongi, e io sono Park Jimin. Siamo conoscenti, ora puoi dirmi da quanto suoni". Era incredibile di quanto il ventenne dai capelli arancioni fosse testardo, eppure, quella sua spontaneità era il suo pezzo forte, non sempre apprezzato, sopratutto da biondo davanti a lui, che sembrava aver capito la tattica del demone, ma doveva seguire il copione se non voleva fallire.
"Da quando ho sedici anni, e comunque sapere il nome di qualcuno non vuol dire essere un suo conoscente" disse il biondo, col rosso che accennava a un sorriso in volto, simpatico e amichevole, senza nemmeno sapere perché stava parlando con lui. Non era una vergine da fa peccare, eppure, gli interessava conoscerlo, senza avere un obbiettivo, ma semplice interesse a levare quell'apparenza e scoprire chi era davvero.
"Allora insegnami a diventare un tuo conoscente"
Disse il ragazzo dai capelli  arancioni, sorridendo, col quel sorriso sgargiante che ti illumina la giornata, ottenendo un'occasione. Un'occasione per vedere chi era davvero.

Un'infinito proibito || YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora