10. We have to go

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Justin

La furia aveva il sapore di una piscina di sangue in fondo alla bocca, ed ero incapace di vedere o pensare a qualcosa oltre a quella. Ero in grado di affrontare tante cose, potevo sforzarmi di tollerare e potevo aspettare. Ma sapendo quello che aveva fatto Mark mi mandava in bestia. Non volevo neanche sentire quello che aveva fatto durante i sette mesi, già quell'inizio mi aveva fatto ribollire il sangue nelle vene.
Mi alzai frustrato dal divano premendo le mani sugli occhi, che iniziarono a bruciarmi.
Non potevo credere come aveva giocato con noi e come mi aveva fatto credere che Kate fosse morta davvero.
Lo sguardo di quel dottore...
Ora capivo. E mi dispiaceva per quella povera persona che era stato minacciato e messo in mezzo in una cosa che non c'entrava nulla.
Gli altri se ne stavano tutti in silenzio. David si portò una mano alla bocca fissando il pavimento e sapevo che anche lui era incazzato. Anche Chris era scioccato e Jessie piangeva.
Eravamo scioccati e scossi dalla verità. Cercavo di mantenere la calma, ma era troppo.
《Dovete fare qualcosa..》mormorò David. Aveva ragione.
《Dobbiamo andarcene.》dissi duro.
Kate, che era stata tutto il tempo a raccontare con la testa china, alzò lo sguardò. Mi aspettai di vederla sgranare gli occhi o alzarsi piena di rabbia, ma invece corrugò la fronte assumendo un'aria piuttosto delusa.
《E... la mia famiglia?》sussurrò.
Fu come ricevere un pugno nello stomaco. Mi sedetti accanto a lei accarezzandole i capelli.
《Se vuoi andiamo a vederli, ma dopo dovremo partire. Non possiamo stare qui, quando Mark ci sta dando la caccia. Ti ho perso una volta, non voglio che accada di nuovo.》
La vidi mordersi il labbro e guardò Jessie, poi Chris e David.
Infine guardò me.
《Dove... dove andremo?》
Sospirai e mi passai una mano fra i capelli.
《Ho una casa in montagna, comprata da un sacco di tempo fa. Non ci troverà mai nessuno.》
Kate appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il mento sui pugni chiusi.
Sapevo che forse le stavo chiedendo troppo. Voleva stare con la sua famiglia, andare di nuovo a scuola, ma era fin troppo rischioso.
《Ha ragione, dovete scappare al più presto.》intervenne David.
《Noi cercheremo Mark per la città cercando di non farlo arrivare a voi e almeno di non farlo rafforzare ancora di più.》
Annuii piano e guardai Chris.
《E se si avvicina a voi?》chiesi indicando anche Jessie.
Vidi il mio amico irrigidirsi.
《Non lo farà, altrimenti gli spacco il culo.》
Sorrisi, anche sapendo che parlava sul serio. Amava Jessie più di qualsiasi altra cosa e non avrebbe permesso a nessuno di toccarla.
《E se farà qualcosa alla mia famiglia?》mormorò Kate.
A quello non avevo pensato.
《È un pazzo, quando si accorgerà che tu e Justin non ci siete vi darà la caccia come un demonio, non penserà agli altri.》disse David.
Kate si raddrizzò e strinse i denti.
《Tu non lo conosci. Per avermi è disposto a fare tutto.》
Mi schiarii la voce.
《Credi che sia davvero in grado di far del male a tua madre? L'ha mai fatto?》le chiesi.
《No, ma potrebbe...》sussurrò.
Sbuffai e mi alzai di nuovo dal divano sentendomi stanco. Non sapevo cosa fare, era tutto un casino.
《Magari possiamo mettere uno dei nostri a sorvegliare la casa di Kate, così che Mark non può attaccare la madre o il fratello.》propose Chris.
David fece una smorfia.
《Ha degli uomini più potenti di noi, i nostri non ce la faranno mai a sconfiggere i suoi. Ti rendi conto che adesso ha anche uomini che lavorano alla polizia?》
Era diventato più forte che mai, e questo non andava bene. Non potevamo sconfiggerlo quando la polizia era dalla sua parte.
Eravamo nella merda.
《E se lo minacciassimo con qualcosa?》incrociai le braccia al petto.
Jessie, che era rimasta tutto il tempo in silenzio, finalmente parlò.
《L'unico modo per minacciarlo è Kate. Solo lei lo rende debole.》
Mi massaggiai una tempia sentendo la testa esplodermi.
《Ce ne occupiamo noi.》disse David alzandosi. Lo guardai confuso.
《Voi due》indicò me e Kate.
《Domani andate alla famiglia di Kate, gli spiegate tutto e dopo partite. A Mark ci penso io e la squadra. Sarà forte, ma non noi siamo più furbi.》
Annuii e guardai Kate per avere una sua risposta.
Mi guardò e potei leggere la paura nei suoi occhi. Mi sentii così male.
《Va bene.》disse piano.
《Noi andiamo, ci vediamo domani.》disse Chris alzandosi, e anche Jessie.
Uscirono tutti di casa e finalmente io e Kate rimanemmo da soli.
Era quasi mezza notte e mi sentivo più stanco che mai.
《Domani è domenica, penso che mia madre sia a casa.》disse Kate alzandosi dal divano.
《A che ora vuoi che passiamo?》
Fece spallucce.
《Non so, di solito si alzava presto.》
Annuii e poi l'abbracciai.
Lei ricambiò la stretta e mi sentii così bene avere quel corpicino fra le mie braccia.
《Mi dispiace che tu debba affrontare tutto questo.》mormorai nei suoi capelli. Sentii il suo caldo respiro attraverso la maglietta, facendomi venire i brividi.
《Dispiace a me che hai dovuto incontrare una ragazza con un ex psicopatico e pazzo.》
Mi staccai leggermente per guardarla in faccia.
《Non m'importa, affronterei pure mille uomini pazzi per averti e so che vincerei sempre, perché nessuno sarà in grado di amarti come lo faccio io.》
Lei sorrise commossa.
《E poi, il tuo cuore appartiene a me ormai.》la baciai delicatamente sulla punta del naso facendola sorridere.
Kate posò le sue piccole e delicate mani sul mio petto e quasi sussultai.
《Ed il tuo a me.》sussurrò.
Si alzò in punta di piedi per darmi una serie di baci lungo la mandibola. Le sue labbra erano liscie e morbide, esattamente come le ricordavo.
Mi chinai verso di lei catturando le sue labbra con le mie, dando inizio ad un piccolo bacio. Lei rimase ferma.
La baciai di nuovo, piano, come in attesa di una sua risposta.
Rispose al mio bacio, mettendo le mani sulle mie spalle, per poi agganciarle dietro al collo.
Col cuore il gola, le posai le mani sui fianchi, baciandola con passione.
Il bacio divenne più profondo, le sue labbra erano morbidissime e mi sorpresi a stringere forte il lembo della sua maglia, come a tirarla più vicina a me.
Mi sorpresi ancora di più quando le mani scivolarono verso il sedere e la sollevai in braccio. Allacciò le gambe al mio bacino e iniziò a baciarmi con avidità, scatenandomi dentro un inferno di emozioni che non sentivo da un sacco di tempo.
Non staccando neanche per un secondo le labbra dalle sue, salii pian piano le scale fino ad arrivare alla camera. Arrivati, chiusi la porta e lei si staccò da me.
《Dovrei fare una doccia.》sussurrò.
La posai delicatamente a terra.
《Ho dei tuoi vestiti qui.》
Andai all'armadio dove trovai diverse sue maglie, dei pantaloncini e anche dell'intimo.
Lei prese un reggiseno e delle mutandine, poi si girò a guardarmi.
《Puoi darmi una tua maglietta?》
Il mio cuore sorrise felice. Ed anche io. Probabilmente feci il sorriso più grande che avessi mai fatto.
《Certo.》
Aprii l'altra anta dell'armadio e afferrai una maglietta.
《No aspetta.》mi fermò Kate. Mi prese la maglia dalle mani e la rimise apposto. Si mise a cercare fra le varie magliette, quando ne pescò una.
《Questa!》sorrise.
Il mio cuore ebbe un tonfo.
Era la maglietta che si era messa il giorno in cui l'avevamo fatto per la prima volta.
Se la strinse al petto sorridendo ed entrò nel bagno. Io me ne stavo ancora lì impalato, sentendo che mi stavo innamorando sempre di più di quella ragazza.
Dopo un po' sentii l'acqua scorrere ed io mi sedetti sul letto. Cominciai a battere il piede per terra impaziente.
Avevo bisogno di lei, non potevo starle lontana. Entrai dentro al bagno e raggiunsi la doccia.
Scostai la tenda, vidi Kate girarsi e sussultare.
《Ma sei pazzo? Mi hai fatto morire dalla paura!》esclamò dandomi le spalle e cercando di coprirsi.
Guardai con orrore quel corpicino pieno di lividi e tagli. Era molto più magra di come ricordavo.
Entrai nella doccia, sotto il getto d'acqua senza dire nulla, e l'abbracciai.
《Ti prego, Justin, esci.》disse quasi vergognandosi.
Accarezzai piano la sua pelle liscia, la sfiorari avendo paura di farle del male. Baciai la sua spalla.
《Cosa ti ha fatto?》sussurrai sentendo il dolore nella mia voce.
Kate chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla mia spalla.
《Non voglio parlarne. Non adesso.》
Accettai la sua richiesta e continuammo a stare sotto l'acqua abbracciati. Cercai di non guardare tutti quei lividi, altrimenti avrei preso a pugni il muro. L'aiutai a lavarsi, non ascoltando le sue lamentele. Si vergognava di essere nuda davanti a me, mi dava solo le spalle.
Ma a me non importava, era estremamente bella e non volevo farle nulla. Volevo solo abbracciarla e cercare di non farle ricordare quello che aveva passato.
Quando ebbe finito uscì dalla doccia e andò a vestirsi in camera. Io mi spogliai e feci una rapida doccia.
Quando entrai in camera, con un solo asciugamano alla vita, la vidi seduta sul letto a gambe incrociate che guardava il vuoto. Quando posò lo sguardo su di me arrossì.
Mi trattenni dalla voglia di saltarle addosso e baciarla fino al mattino.
Andai all'armadio per prendere dei boxer e dei pantaloni.
Mi cambiai velocemente proprio davanti a lei e mi trattenni dal ridere.
Era rossa come un pomodoro in faccia e si sforzava a non guardarmi, ma qualche volta le cadeva l'occhio nei posti incesti. Mi distesi su una parte del letto, sotto le coperte, e lei si mise sul mio petto. Allacciai le mani al suo corpo e intrecciai le gambe con le sue.
《Ce la faremo?》mi chiese.
Cominciai ad accarezzarle i capelli.
Questo è solo l'inizio.》
Ci addormentammo. E quella volta, dopo sette mesi, finalmente non dormii più solo.
E non feci più incubi.

Maybe is Possible || JB [SEQUEL]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora