Me ne stavo impalato a guardare come man mano la gente spariva dalla strada. Avevo un gruppo in gola che non voleva andare giù e che mi impediva quasi di respirare.
Avevo visto Kate, ero molto sicuro di averla vista, o forse mi ero sbagliato?
《Justin.》trasalii alla voce di Lucy.
Mi girai. I suoi occhi mi guardarono con preoccupazione.
《Cos'hai visto?》
Deglutii e riguardai il punto in cui avevo visto Kate l'ultima volta.
Scossi la testa. Forse la sua mancanza mi faceva diventare pazzo, stavo cominciando a vedere Kate ovunque.
《Niente, vado a casa. Credo di aver bisogno di una riposata.》parlai più a me stesso che a lei.
Lucy annuì guardandomi dubbiosa.
Me ne andai senza neanche guardarla. Entrai di fretta nella macchina e partii verso casa.
Chris era andato da Jessie, quindi sarei rimasto da solo probabilmente a dormire con la maglia di Kate fra le braccia. Parcheggiai la macchina davanti al cancello e spensi il motore.
Uscii ed entrai in casa.
Una figura passeggiava vicino al divano dandomi le spalle. Al momento pensai che fosse Chris, ma quando si girò mi venne il cuore in gola. Era Mark.
* * *
Kate
Il respiro si faceva sempre più affannoso mentre correvo, sentivo il petto bruciarmi e le mie gambe cominciarono a farmi male.
Mi fermai solo quando fui convinta di essere abbastanza lontana dalla scuola. Vedere di nuovo Justin era stato più doloroso di quanto mi aspettassi. Dopo mesi interi finalmente lo avevo visto, ma il modo in cui i suoi occhi avevano guardato nella mia direzione mi aveva fatto congelare.
Fu davvero un colpo al cuore, ed io come una codarda ero scappata.
Stava parlando con una ragazza...
Era come se la conoscesse da tanto tempo ed il modo in cui le aveva toccato il braccio... chiusi gli occhi a mi appoggiai su un muretto lungo la strada. Era Settembre e faceva ancora abbastanza caldo, mentre io soffocavo nella mia felpa.
Ma non potevo levarmela, altrimenti avrei rilevato la mia identità, e non potevo, perché tutti mi credevano morta. Era una cosa così pazza e stupida, non potevo credere che Mark era arrivato a fare una cosa simile.
Mi aveva sparato e poi aveva messo in scena tutta quella merda.
Entrai in un vicolo cieco per non attirare l'attenzione di qualcuno e mi sedetti per terra, non importandomi di sporcarmi. Piegai le ginocchia e vi appoggiai sopra i gomiti.
Cercai di calmare il respiro.
Quello che avevvo visto... richiusi gli occhi fortemente, imponendo ai miei occhi di lacrimare. Non piangevo da così tanto tempo...
Mi ero semplicemente abituata a tutto quello ed ero convinta che sarebbe stato per tutta la mia vita così. Ed invece ecco dov'ero arrivata.
Ero appena scappata da Mark e ancora pensavo a come quel ragazzo mi aveva aiutata.
#InizioFlashback
《Dove sono gli altri?》chiesi scendendo le scale verso il grosso salone della casa. Ci avevo messo ore per trovarlo. Eravamo appena arrivati a Los Angeles di notte ed ero andata subito a dormire. Eravamo entrati in una villa enorme che non sapevo esistesse, ma conoscevo la zona.
《Sono usciti con Mark per controllare che non ci fosse nessuno, gli altri sono giù in cantina.》mi rispose un ragazzo che a malapena ricordavo il nome.
Mi stupii, di solito tutti si comportavano con me come se non esistessi, ma non mi trattavano male.
Il ragazzo mi rispose gentilmente e riprese a giocare con telefono steso sul divano. Annuii e mi guardai intorno.
Erano almeno le 8:30 del mattino.
Quella casa era davvero enorme.
《Sai dov'è la cucina?》chiesi.
Il ragazzo alzò lo sguardo dal cellulare e mi sorrise. Un sorriso sincero.
《È di qua.》si alzò dal divano lasciando il cellulare. Lo seguii per vari corridoi e arrivammo finalmente alla cucina.
Per poco non mi venne un colpo. Era probabilmente più grande della mia casa. I mobili erano lucidi e bianchi disposti sulle pareti intorno, con un grosso tavolo di legno bianco al centro. Il pavimento era sempre di un bellissimo marmo bianco, sembrava fossi giunta nel paradiso.
Non mi sembrava un posto per i gusti di Mark, ma lasciai stare.
《Grazie.》dissi al ragazzo e camminai fino al frigo per cercare dell'acqua.
Presi una bottiglietta piccola ancora non aperta e cominciai a bere, non avevo voglia di cercare un bicchiere.
Il ragazzo rimase fermo sulla soglia a guardarmi.
《Non ti sei stancata di tutto questo?》
Posai la bottiglietta sul ripiano e lo guardai confusa.
《Di cosa?》
Si mosse verso di me.
《Di tutta questa situazione. Non vuoi stare con lui, lo so. Per te questo è un inferno.》
Il suo sguardò mi colpì al cuore, sembrava che mi capisse, che leggesse la mia sofferenza e sembra star male per me. Feci spallucce.
《Ci sono abituata.》risposi appoggiandomi al ripiano, guardando la porta che portava fuori.
Quanto avrei voluto fuggire...
《Vuoi scappare, non è così?》il ragazzo ridacchiò e sembrò che mi avesse letto nel pensiero.
Girai la testa di scatto e aprii la bocca per dire qualcosa, ma non uscii nessuna parola. Lui si avvicinò ancora di più fino ad essere di fronte a me.
《So quello che ti ha fatto Mark, so molto della vostra storia e... e mi sento così male.. per te.》
Rimasi senza parole.
《Non ho mai potuto dirti qualcosa o aiutarti in qualche modo, ma credo che questa sia l'occasione giusta.》mi fece un sorriso raggiante. Era un bel ragazzo, dai capelli castani chiaro e occhi smeraldo. Il riflesso della luce del sole rifletteva sul pavimento e rendeva il suo viso più pallido e gli occhi più brillanti.
《Vuoi aiutarmi?》chiesi stupita.
Era davvero disposto a farlo?
Lui sorrise di nuovo e annuì.
《Si, non meriti tutto questo, davvero. Con noi può fare quello che vuole, tanto non ci tiene. Ma a te non può trattarti così. Non può imprigionarti così per il resto della vita. Ed il tuo finto funerale è stato la cosa più orrenda che lui abbia mai potuto fare.》indurì la mascella.
Abbassai la testa realizzando quello che mi stava dicendo. Voleva aiutarmi..
Alzai lo sguardo su di lui.
《E come credi di aiutarmi?》
Lui mi prese delicatamente per il gomito e mi fece camminare fino alla porta della cucina che portava al giardino. Il giardino era bellissimo, decorato da fiori e alberi, una fontana più in fondo a destra circondata da panchine e una piscina enorme a sinistra. Dritto davanti si estendeva un bosco.
Il ragazzo tese la mano in avanti, indicando il bosco.
《Camminando sempre più avanti trovi un piccolo lago. Vicino ad esso, a sinistra, c'è un sentiero che porta dritto alla vecchia casa di Mark. Se vai lì troverai alcuni tuoi vestiti, so che Mark non li ha presi. Poi scappa dalla tua famiglia, ma non far nome alla polizia di noi, perché non ci faremo trovare.》parlava con sicurezza e decisione. La sua voce era determinata. Lui era determinato ad aiutarmi. Lo guardai sbalordita.
《Perché lo stai facendo?》chiesi.
Fece spallucce.
《Sei così innocente. Non ti posso più vedere soffrire.》
Gli sorrisi.
《Come puoi stare in questa squadra?》chiesi aggrottando le sopracciglia. Lui ridacchiò.
《Ti sembrerò anche gentile adesso, ma non sono buono. Ora scappa, prima che ti prendo a calci.》mi diede una leggera spinta.
Scesi i piccoli scallini e mi fermai.
Mi batteca il cuore e le mie mani tremavano. Lo stavo davvero facendo?
《Hei Alex! Dove sei?》si sentì una voce dalla cucina. Il ragazzo, che sicuramente si chiamava Alex, si girò e poi mi guardò allarmato.
Si guardò freneticamente intorno, poi prese un vaso vuoto di vetro che stava su un tavolino e se lo sbattè sulla mano. Esclamai sorpresa portandomi una mano alla bocca, quando vidi uscire sangue.
《È ok, farò finta che mi hai colpito. Scappa!》con la mano di sangue si sporcò la tempia e si mise seduto sulla soglia.
《Sono qui! Sta scappando!》urlò.
《Grazie.》gli sussurrai e mi girai pronta a correre.
Per fortuna non vi era nessun recinto, solo un piccolo cespuglio, che superai saltando sopra di esso.
Corsi con tutta la forza che avevo, il cuore mi martellava nel petto e davvero non potevo credere a quello che stavo facendo.
Ero libera finalmente. Libera.
Sentii alcuni voci dalla casa, delle urla incazzate, ma ero troppo lontana per capire bene ed in un secondo affondai nel bosco, nascondendomi fra le alte piante. L'aria mi fischiava nelle orecchie e le foglie mi graffiavano la pelle, ma continuai a correre.
Corsi per un buon chilometro e cominciai a rallentare quando vidi il piccolo lago luccicare alla luce del sole. Arrivata proprio davanti ad esso mi fermai ansimante. Mi piegai con le mani sulle ginocchia cercando di tranquilizzare il respiro. Girai le testa per vedere dietro di me, ma non c'era assolutamente nulla, non si sentiva niente.
Una volta calmata guardai alla mia sinistra dove c'era il sentiero, come aveva detto Alex. Cominciai a camminare, mentre pensavo a quello che avevo appena fatto. Era stato tutto così semplice, quando a New York non potevo fare assolutamente nulla. Chissà come avrebbe reagito Mark, avrebbe dato di matto e mi avrebbe cercata per tutta Los Angeles. La paura s'impadronì di me. Dovevo scappare e nascondermi.
Era una buona idea andare dalla mia famiglia? Cosa avrebbe fatto Justin se mi avesse vista?
Mentre mi facevo mille domande, non mi accorsi di essere quasi arrivata alla casa. Quella casa...
La casa in cui ogni volta Mark mi portava quando stavamo insieme e anche dopo esserci lasciati. La casa dove Justin mi salvò. Così tanti ricordi rifiorirono nella mente che mi si strinse il cuore.
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Maybe is Possible || JB [SEQUEL]
FanfictionII LIBRO Continuo di "Love is Impossible || JB" Un dolore così profondo nel cuore, come una tempesta di proiettili pieni di sofferenze e dolori... Una vita cambiata e un cuore infranto... Era iniziato tutto da un semplice sguardo. Justin crede che è...
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