Serial Slapper.

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"You had to deal every day with people who
were foolish and lazy and untruthful and downright unpleasant, 
and you could certainly end up thinking that the world 
would be considerably improved if you gave them a slap."
(Terry Pratchett)

"Non ti ha informato nessuno del fatto che fossimo nel bel mezzo di una tempesta a New York, amico?"

Okay, probabilmente Magnus stava indossando una camicia bordeaux a malapena abbottonata, senza giacca, e un paio di pantaloni beige in chino stretti da una cintura in pelle che urlavano estate. Quando aveva lasciato Londra, quella mattina, la giornata era sorprendentemente calda per essere fine settembre e, poiché odiava sudare in viaggio, si era vestito di conseguenza. Non aveva pensato di controllare come fosse il tempo a New York prima di partire. Perciò eccolo, vestito in modo completamente inadatto, quando l'autista del taxi lo aveva disturbato con quell'uscita poco scaltra. Non gli interessava, a dire il vero.

Guardando fuori dal finestrino, mentre attraversavano la città, tutto ciò a cui riusciva a pensare era quanto gli fosse mancata New York. Non se ne era reso conto fino a che non era atterrato, non aveva appoggiato i piedi a terra e aveva realizzato di essere, finalmente, a casa.

Erano passati cinque anni da quando aveva visto per l'ultima volta New York e sembrava quasi di aver rincontrato un vecchio amico; era famigliare e accogliente.

"Da dove vieni?" gli aveva chiesto l'autista, quando non aveva risposto alla sua prima domanda.

"Da qui" aveva risposto Magnus. "Ma sono stato via per un po'."

"Oh, non esiste alcun posto come casa propria" era intervenuto l'uomo, con un largo sorriso genuino. "Dove sei stato?"

"Asia, Europa, Africa, Perù...un po' qui e un po' qua" aveva detto, alzando le spalle. "Una sorta di giro del mondo, immagino."

L'uomo aveva annuito nello specchietto retrovisore, pensieroso e improvvisamente interessato. Magnus avrebbe potuto parlare per ore e ore di tutti i fantastici posti che aveva visitato, di tutte le magnifiche persone che aveva incontrato, di tutto il meraviglioso cibo che aveva provato. Al momento, però, voleva solo andare a casa, farsi una doccia e ritrovarsi con la sua famiglia su di giri. Si chiese se si sarebbe sentito di nuovo a casa, dopo così tanto tempo.

Era strano realizzare che, dopo cinque anni, l'appartamento di Luke fosse ancora casa, come se fosse stato via a malapena una settimana. La prima cosa che lo aveva colpito, non appena aveva aperto la porta, era stato l'odore dei vecchi libri sparsi tutt'intorno, di nuovo familiare e accogliente. Poi c'era stata la voce di Clary, che era giunta alle sue orecchie, risonante, dal soggiorno. Aveva sorriso, lasciando i bagagli sul pavimento il più silenziosamente possibile e si era mosso leggiadramente, quasi sulla punta dei piedi, per far loro una sorpresa. Si era fermato quando aveva sentito il suo nome, pronunciato da una voce corrucciata.

"E se ha cambiato idea?" stava chiedendo Clary, ad alta voce, una nota di apprensione nel tono che aveva fatto accigliare Magnus. "E se non tornasse a casa?"

Luke aveva risposto, il suo tono gentile e premuroso aveva attraversato la stanza come un colpo. "Certo che torna a casa, Clary."

"Clary, Magnus è un idiota, ma è un uomo di parola. Se ha detto che sarebbe tornato a casa, lo farà sicuramente!" aveva detto un'altra voce, identificata con quella di Raphael.

"Lo so, lo so, ma avrebbe già dovuto chiamare, Raphael!" aveva protestato Clary. "Doveva farlo non appena sarebbe atterrato."

"Giuro su Dio, Clary, che se non stai ferma ti lego al pavimento" aveva ringhiato un'altra voce, vagamente infastidita che, questa volta, Magnus aveva riconosciuto come Simon.

Step Onto My Balcony || Malec [Traduzione]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora