otto

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Per Luke era difficile passare del tempo con Brooklyn rimanendo solo amici. Ed era colpa sua per aver scelto di amarla. Pensava questo quel pomeriggio, mentre camminava fino al suo appartamento. Calum gli aveva detto che ultimamente si era convertito in un romantico senza rimedio e anche se lo negava totalmente al suo amico, nel profondo sapeva che era vero. Lo sapeva, perché se no, non si sarebbe permesso di tagliare i fiori preferiti dal giardino di sua madre solamente perché erano celesti. Lo sapeva perché se no, non gliel'avrebbe portati.

Non era un mazzo molto grande, senza dubbio la gente lo guardava e sorrideva quando passava al suo fianco, sicuramente pensando che fossero per la sua fidanzata. «Magari lo fosse» diceva a sè stesso.

Arrivò all'appartamento di Brooklyn e suonò il campanello. Dopo pochi minuti uscì e si abbracciarono, dopo lanciò un urlo e Luke si rese conto che si era dimenticato di mettersi gli occhiali. Se li mise velocemente e le tese i fiori con un sorriso radiante.

—Grazie, Luke —le sue guance diventarono rosate —sono molto belli.

Si sentì felice sapendo che aveva tremato un po' quando le prese e che questo fatto non si fosse spinto più in là.

—Come te, Brooke —rispose automaticamente e arrossì un po' troppo. Non voleva dirlo a voce alta.

Lei fece finta di non aver ascoltato il suo commento ed entrarono. Mise i fiori in un vaso pieno di acqua, che dopo portò nella sua stanza, dove ancora si trovava il palloncino, anche se era sgonfio.

—Che vuoi fare? —chiese e lui scosse le spalle.

—Quello che vuoi tu per me va bene.

—Guardiamo un film —propose e Luke annuì.

Per disgrazia o per sua fortuna, videro un film drammatico e per questo Brooklyn finì per piangere seduta sulle sue gambe. Prese gli occhiali e se li mise nel momento in cui lei alzò lo sguardo. Non si erano mai visti così da vicino e neanche avevano avuto un momento così intimo come quello. Brooklyn abbassò lo sguardo dai vetri che coprivano i suoi occhi e rimase ferma a guardare le sue labbra per qualche instante. Dopo, incominciò ad avvicinarsi lentamente e quando le loro bocche si trovarono a millimetri, lei spostò la sua e depositò un bacio sulla guancia di Luke prima di nascondere la faccia nel suo collo e lasciare un altro piccolo bacio lì. Lui rabbrividì per quel contatto e l'abbracciò più forte.

—Brooke, posso farti una domanda? —disse con l'intenzione di farla allontanare, non resisteva senza baciarla se fossero rimasti così attaccati all'altro. La mora si separò un po' da lui e annuì con la testa —Cosa fai quando vedi qualcosa di blu in tv?

—Dipende, a volte le immagini passano velocemente e quasi non lo noto —gli spiegò —altre volte mi vengono le vertigini un po' e se c'è troppo azzurro distolgo lo sguardo.

—Oh, mi dispiace —sussurrò in pena.

—Non ti preoccupare, è quello che mi dà meno fastidio.

—E cos'è quello che più ti dà fastidio? —chiese quando guardò la ragazza mentre appoggiava la testa sulla sua spalla.

—In questo momento, non poter vedere i tuoi occhi —gli disse e arrossì all'istante. Luke sorrise, lei ci stava provando con lui.

—Ah sì? —alzò un sopracciglio a mo' di scherzo —. Ti aiuterò affinché tu li possa vedere in qualche momento. Te lo prometto, piccola.

Fu un errore averla chiamata così perché riuscì a farla nascondere di nuovo nel suo collo, sorridendo. Le stava per dire quanto lo torturava sentire il suo respiro lì, quando ascoltarono il suono della chiave nella serratura e lei si scostò per sedersi al suo fianco.

—Ciao mamma —disse alterata quando Britt entrò e Luke rise per quanto fosse incompetente nel dissimularlo.

—Ciao ragazzi —salutò sua madre contenendo il suo sorriso e andò in cucina.

Brooklyn ridacchiò e appoggiò la sua fronte sulla spalla di Luke.

—Sei molto affettuosa oggi, Brooke —commentò dolcemente.

—Lo so, mi dispiace —mormorò vergognandosi.

«Mi piace quando lo fai» volle dire, ma senza dubbio solo proferì:

—Non ti devi dispiacere, va bene —e dopo una pausa aggiunse —: beh, credo che devo andarmene.

—Sì —si alzò e si diresse verso la porta, quando lui si trovò al suo fianco gli chiese —Ci vedremo domani?

—Possiamo fare colazione insieme, nel pomeriggio devo andare al dottore. Vuoi che vengo da te per le dieci? —gli diede un bacio sulla guancia.

—D'accordo —disse e sorrise senza farlo capire.

Sul tragitto per andare a casa sua notò quanto sembrava a disagio Brooklyn dopo che lui aveva detto che era molto affettuosa e si pentì di aver parlato. Non voleva che si sentisse male, così prese il suo cellulare e le inviò un messaggio.

Mi dispiace molto se hai mal interpretato le mie parole. Forse hai pensato che non mi piace che tu sia così tenera con me, ma non è così. Mi piace, Brooke. Mi piace molto.

Dubitò se scriverle "ti voglio bene", ma dopo pensò che per messaggio non era il miglior modo per dirglielo e che forse, stava andando troppo veloce. Decise che si sarebbe tenuto quei sentimenti per sè. Almeno, per un altro po' di tempo.



Sto urlando come voi ok, voglio un loro bacio.

cyanophobia ➳ hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora