Capitolo 15

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Era più di un'ora che attendevano e la Luna stava per occupare l'intera apertura del soffitto con la sua luce.
-Ma quanto ci mette...?- chiese sottovoce Uthera, con tono stizzito.
-Sta zitto!- rispose Hurian con un sonoro scappellotto al ragazzo che dovette faticare a trattenere versi di dolore.
Improvvisamente tutto fu luce. Il corpo della ragazza iniziò a fluttuare a mezz'aria avvolta da quella che sembrava luce liquida. Si stava trasformando. Il chiarore tingeva tutte le pareti della grotta e lasciava i volti dei presenti stupiti e rapiti da tale spettacolo. Poi, in un attimo, la luce scomparve, sostituita dal chiaro pallore della Luna, che ora rientrava perfettamente nei limiti dell'occhio nel soffitto.
-Che succede?- chiese Uthera terrorizzato, parlando a voce degli altri astanti incapaci di tale coraggio, mentre osservava il corpo privo di sensi della ragazza che continuava a galleggiare con quello strano fluido che le orbitava intorno. Era bellissima e inquietante allo stesso tempo.
Fu la Sciamana a rispondergli -Non lo so, mio giovane apprendista. Mai è accaduto nella vita del Clan che una metamorfosi s'interromp- non fece in tempo concludere che di nuovo la luce, più prepotente di prima, invase la grotta per ancora un istante, istante nel quale la ragazza prese a discendere per poggiarsi in piedi, sullo scoglio. Aprì gli occhi nell'istante in cui tutto si spense, tranne le due entità che danzavano intorno a lei. Era cambiata: tra i capelli corvini spuntavano due orecchie feline, gli occhi erano diventati di un verde sfavillante e le pupille allungate. Dalla guancia le partiva, come una macchia, del pelo che scendeva giù giù lungo il collo e poi le spalle, la schiena, fino in fondo dove si fermava e dava libero spazio a una lunga coda che partiva dall'incavo in mezzo alle natiche.
-Io sono Lybestris!- affermò con voce inumana, aggiungendo qualcosa in una lingua arcana e sconosciuta, per poi afflosciarsi come un fiore appassito, crollando rovinosamente su se stessa.
Il Consiglio e Uthera erano atterriti e la Sciamana la guardava affascinata -Avete sentito. Il suo nome è Lybestris. Accogliamola come fosse una nostra sorella. Lode a Lybestris!- correndo a soccorrerla.
-L... Lode a Lybestris!- rispose il debole coro del Consiglio, composto da chi si fosse ripreso dal colpo.

-Hrmmm... Che... succs...- biascicò Lybestris.
-Sei andata in trance spaventano il Consiglio. Dai alzati, ti aspetta una festa.-
-Com...? Na fsta?- continuò biascicando.
-Ovvio! Fai parte di noi finalmente! Devi celebrare questo nuovo paio di orecchie!- la disse la Sciamana in tono affettuoso.
Improvvisamente la ragazza si riprese -COSA?!- urlò -NUOVE ORECCHIE?!- disse portandosi le mani alla testa, a cercare le nuove paia di orecchie feline che le spuntavano dal capo.
-Ma certo cara: ti sei fusa con il tuo spirito animale, è naturale che la cosa abbia apportato delle modifiche al tuo corpo.-
-Ah già è vero, che idiota...!-
Si guardò un po' intorno: i membri del Consiglio stavano discutendo a piccoli gruppi di quanto avevano appena visto, mentre Uthera, in disparte, si stava avvicinando lentamente alla riva del Lago incapace di staccare gli occhi da lei.
-A quanto pare ci tieni a farci prendere degli spaventi.-
-Perché? Che ho fatto?-
-Ah nulla, ti sei solo spenta per un minuto o due nel mezzo della metamorfosi.-
-COSA?! Davvero?-
-Sì. E adesso vestiti che devi venire con noi alla festa.- tagliò corto lui. Quella faccenda lo turbava nel profondo.
-Ma se ora ho la coda che non entra più nei pantaloni...!- disse cercando lei.
-Ma non devi indossare quelli. Ci sono dei vestiti apposta per chi compie la Cerimonia.- sopraggiunse la Sciamana portandole dei vestiti piegati.

Fu così che si avviarono tutti verso l'uscita della grotta, tranne la Sciamana che non poteva abbandonare quel luogo, con Lybestris in testa al piccolo corteo. Indossava una sorta di corpetto che stringeva sul seno, un paio di pantaloni larghi con un foro per la coda e un mantello con il cappuccio, tutto di un caldo bianco panna con delle rifiniture dorate e azzurre. Dopo la lunga salita e usciti dalla grotta dovettero camminare ancora un bel po' prima di arrivare a un'altra radura, più ampia al centro della quale cresceva un grande albero carico di addobbi, frutti succosi e ragazzini scalmanati che tentavano di coglierli. Tutt'intorno era l'emblema della gioia: tavoli pieni di cibo e bevande e persone che si dilettavano ai più svariati passatempi. Appena li videro arrivare corsero quasi tutti verso di loro per accogliere la nuova apprendista, dopodiché tutto divenne ancora più caotico e insensato. Lybestris era in preda a una confusa follia controllata che sfociata subito nella gioia quando qualcuno si univa a lei a fare la qualsivoglia attività, come ad esempio ballare, arrampicarsi sugli alberi e addirittura mangiare. Gli alcolici scorrevano a fiumi per tutti, tranne che per i bambini che ci pensavano anche da sobri a scatenare le loro furie assetate di divertimento.

La notte presto lasciò il posto prima all'alba, poi allo splendere del giorno. Erano tutti pressoché addormentati, tranne la festeggiata che si dondolava su un ramo, ancora inebriara dall'alcool di quella che sembrava una birra del posto. Improvvisamente, però, sentì un brivido freddo attraversare la spina dorsale, vicino al collo, che le fece smaltire la sbronza. Fu gelo. Poi sentì chiaramente una presenza vicino a lei, un qualcosa di inaspettato, poi questa presenza parlò -Buongiorno Lybestris, sono un'apparizione della Sciamana, non spaventarti. Vieni alla mia grotta quando i soli sono più alti nel cielo, dobbiamo parlare.-
Così com'era venuta, quell'ombra si dileguò.

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