Capitolo 3

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Era piccola, ma abbastanza grande da contenere una trentina di persone, tutte vestite, Segugio incluso, in stile novecentesco, all'inglese: gli uomini in camicia bianca, pantaloni scuri, senza scarpe, come tutti in quella sala, ma c'erano anche particolari: chi col panciotto, chi con la cravatta o con il papillon, stranamente colorati visto il grigiume che li circondava. Le donne, invece,erano più varie poiché alcune indossavano un vestito consono al costume dell'epoca che rappresentavano, ma accorciato in modo che arrivasse alle ginocchia, e altre avevano per lo più la stessa mise dei compagni maschi con la particolarità che le camicie erano più elaborate e piene di fronzoli e pizzi, non indossavano cravatte e cravattini, ma sporadici panciotti e i pantaloni erano a pinocchietto.

Tutti, eccetto Segugio, la osservavano incuriositi. Fu quello che sembrava il capo ad alzarsi e a dire -Benvenuta tra noi Cleo, come stai? Tutto a posto alla gamba?- Era un uomo alto, biondo, sulla trentina, dalla chioma e la barba ricce e incolte, ma molto ben curate, i lineamenti marcati ma non segnati da solchi o rughe, tralasciando le solite rughe d'espressione, gli occhi color nocciola, le orecchie al loro posto, e non come quelle di Segugio, stranamente, però, il naso e la zona della bocca erano stati sostituiti da un muso felino con tanto di baffi.... E scorrendo con lo sguardo i presenti si accorse che bene o male tutti quanti erano dotati di un particolare animale. Ma... Un momento si disse Cleo Il polpaccio! È guarito! Come ho fatto a non accorgermene? - V-va... tutto bene... credo... Ma permettetemi signor....?-
-Lethero, puoi chiamarmi così, Cleo.-
-Lethero, cosa caspio ci faccio qui? Chi siete, come sapete il mio nome?- rispose con garbata insolenza.
Si diffuse un mormorio tra i presenti che si placò quasi subito a un minimo cenno di Lethero, che esordì -Inizio rispondendo alle domande che mi hai appena rivolto e a quelle che hai certamente intenzione di farmi, non ci vuole una scienza a capire ciò che ti frulla nella mente al momento.- disse sorridendo comprensivo -Allora... tanto per cominciare non siamo in Italia, come ben avrai intuito, e nemmeno sulla Terra. Ci troviamo in una sorta di... dimensione alternativa e noi siamo il Clan della Fauna, ma per gli amici siamo i Silvani. Sei qui perchè sei di questa dimensione e secondo una profezia devi porre fine ad una secolare e sanguinosa guerra tra il nostro Clan e i cyborg. Ti trovi qui per via di questo... Oracolo.-

-Ah... bene.... diciamo che mi sono sorti più dubbi di quanti ne avessi prima. Ma prima di affogarvi nelle domande spiegatemi, tutti voi, perchè siete dotati di parti animali per il corpo: c'é chi ha una coda, chi le orecchie sul capo, chi le zampe, e via dicendo... cosa... siete e perchè siete così?-

-Capisco che possa sembrarti strano, ma qui quella diversa sei tu. Noi ci nasciamo con questi attributi, la nostra anima è in parte animale: c'è chi è gatto, chi cane, chi uccello... Ovviamente le distinzioni tra noi sono per specie, non per gruppo o famiglia evolutivi.- 

La spiegazione la sbalordì: aveva sempre sognato in cuor suo di diventare un giorno un animale, per ciò un dubbio atroce le attraversò la mente, così esordì -Avete detto che in parte vengo da qui... in che senso? Cioè... mia madre o mio padre vengono da qui e sono venuti nel mondo "umano"?-

 Lethero rimase leggermente interdetto da quella domanda, prevedibile, ma inaspettata, come un qualcosa che sapeva di poter evitare ma che non aveva avuto l l'accortezza di fare. Così come l'entusiasmo negli occhi della ragazza.
-No, niente di tutto ciò, almeno non in parte. Sei... come dite voi umani... sei...- iniziò a spremersi le meningi, e la sua faccia prese una forma indiscutibilmente buffa, nonostante la serietà del suo tono. All'improvviso batté con violenza la mano sul tavolo davanti a lui come in preda ad un colpo di genio. In un attimo tornò serio -Sei... stata adottata, Cleo.-  

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