Capitolo 4

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Quell'affermazione la paralizzò. Fissò Lethero con gli occhi spalancati per alcuni istanti eterni. In un istante fu animata da una collera senza pari e quasi urlando disse -MA ALLORA CHI DIAVOLO SONO? CHI SONO QUELLI CHE IO CHIAMAVO GENITORI? CHI SONO QUELLI BIOLOGICI? RISPONDI, PORCA TROIA! SPUTA IL ROSPO MALEDIZIONE!- Non si accorse delle lacrime che le rigavano il volto e quando lo fece non se ne curò. Lethero, al contrario, era di tutt'altro avviso poiché evidentemente si aspettava una reazione simile da parte di Cleo. La compagnia era, invece, sconvolta: come poteva permettersi quella scimmia, per quanto evoluta, essere così sconsiderata e spudorata nei confronti del loro capo?

-Hai tutte le ragioni per comportarti così. È per questo che ti devo delle risposte vere e concrete. Tu in teoria saresti mia figlia, ma purtroppo non è così perché il caso volle che nei tempi bui del Clan, i cyborg rapissero quanti più potevano di noi nella speranza di cancellarci. Avevo una splendida moglie a quei tempi, Leila, così l'avevamo soprannominata... Volevamo metter su famiglia, ma un giorno scomparve. Tutto il Clan era certo che ciò fosse opera dei cyborg e sapevamo che da lì non ci fosse ritorno.... ma ci sbagliavamo. Leila riuscì a fuggire. Fu una nostra pattuglia e trovarla ai limitari del nostro territorio, in uno stato pietoso. L'avevano VIOLENTATA quei bastardi e portava in grembo, a causa loro, te... La curammo ma non riuscì a superare il parto, qualche mese dopo, così mi ritrovai solo, ad accudirti, nonostante fossi una mezzosangue perché ti avrei cresciuta come una di noi. Purtroppo dovetti separarmi da te poco tempo dopo: i cyborg ti volevano, sapevano che Leila era incinta e avevano cercato il Clan per mesi fino a trovarci. Fui costretto a portarti nella dimensione umana per trarti in salvo da quei mostri e il Clan fu costretto a scappare. La storia si conclude così, se non fosse che l'incaricato che avevo mandato a prelevarti ti ha persa mentre attraversava il varco per portarti qui qualche giorno fa e quindi sei stata teletrasportata in un posto a caso... Comunque ora siamo tutti qui e salvi, no?-
Fu così che chiuse quel monologo carico di rivelazioni in parte scioccanti, seppur breve, in modo fintamente sereno...
Il pubblico era esterrefatto come se fosse la prima volta che sentivano la storia del loro leader. Ma per Cleo quello non contava. Uno scherzo? Doveva essere di sicuro quello perché il suo carattere scorbutico e scettico non le suggeriva altro che uno scherzo di pessimo gusto: cyborg, varchi dimensionali, persone mezzo animali.... la testa le stava scoppiando. -Vorrei riposare, per favore, ma dobbiamo ancora parlare io e te!- disse Cleo in un tono tutt'altro che cordiale, ma la cordialità era rimasta nella dimensione umana assieme alla sua vita di sempre. La sua richiesta venne accontentata e fu, come si aspettava, Segugio a riportarla in quel cubicolo che era divento una prigione-ospedale. Prima di entrare però fissò negli occhi Segugio e gli disse -Tu sapevi nulla della mia natura?-
-Fui io a trovare tua madre. Ero il migliore amico di tuo padre ai tempi, ma da qualche anno è cambiato e non sopporta più nessuno... È come se fosse assente...-
-Ti pregherei di non chiamarlo padre, perché non lo è stato. Lui non c'era quando dissi la mia prima parola, quando feci in primo passo, quando persi il primo dente!- quasi urlando di collera vana-Lui non c'è mai stato, mi ha abbandonata! So che l'ha fatto per il mio bene, ma ora non so più cosa sono! Se sono un cyborg, un animale o un' umana! Chi sono io?!-
-Questo... è da scoprire.-

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