Control.

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La mia stanza é illuminata dai raggi di sole che penetrano dalla finestra e colpiscono con una luce giallastra le foto attaccate alla parete bianca e qualche mobile.
L'atmosfera é calma e rilassante, nonostante il mio corpo scarichi ovunque rabbia repressa.

Sono davanti allo specchio da almeno un'ora.
É il mio modo di umiliarmi.
Mi trovo in condizioni a dir poco pietose.
I capelli sono legati in una crocchia disordinata, indosso dei pantaloni grigi di una tuta e una maglia nera.
La mia faccia é pallida, come il resto della pelle, scarna e priva di emozioni. Apatica.
Alzo la maglia e accarezzo con vergogna la cicatrice sul mio seno sinistro.
Un nido intrecciato di ricordi si fa spazio nella mia testa solo per farmi soffrire ancora di piú, e ogni volta ricacciare indietro i brutti ricordi si fa sempre più dura.
I miei occhi sono neri e vuoti non trasmettono nulla e soprattutto non lasciano trapelare i miei pensieri malsani e questa é forse l'unica cosa che mi piace di me.

Una voce mi richiama dal piano di sotto e appena uscita dal mio stato di trance capisco che é mia madre.

Scendo le scale facendo scivolare la mano sul corrimano di legno liscio e lei mi sta aspettando giusto sotto le scale con un sorriso a trentadue denti in volto.
La guardo dal basso verso l'alto in tutta la sua bellezza.
Ha dei tacchi vertiginosi, e mi chiedo ancora come faccia a indossarli tutti i giorni per tutta la giornata senza mai lamentarsi, ha una gonna nera che le copre il ginocchio, e una giacca anch'essa nera che nasconde gran parte di una camicetta bianca.
I lunghi capelli castani le cadono morbidi sulle spalle, ma sono sicura che per fine giornata li legherà in una crocchia disordinata.

Lei é l'opposto di me. É bella e sempre gentile con tutti.
Ha una carriera e soprattutto non spreca il suo tempo, il suo lavoro le permette di aiutare gli altri in un certo senso.
É una prestigiosa avvocatessa di Londra e nonostante a casa non ci sia quasi mai perché il suo lavoro la impegna troppo, non mi ha mai fatto mancare le attenzioni dovute.
E so che quando mia madre non é con me, vorrebbe esserlo.

-Tesoro io devo scappare, oggi ho una riunione importante con un cliente, non mi aspettare per cena. Ti voglio bene!-
Mi lascia un bacio sulla guancia, prima di girare i tacchi e andare.

-Mamma..-
La richiamo con il fiato quasi smorzato.

Lei si gira e mi guarda dritta negli occhi, il che mi fa indietreggiare.

-Si Chloe?-

-No..nulla. Ti voglio bene anche io.-

Mi sorride e poi sparisce dietro la porta d'ingresso.

Nonostante tutto, per me é così difficile parlarle dei miei problemi.
Vorrei solo vederla felice e fiera di me.
Per questo fingo, in tutto.
Non sarebbe certo felice di avere una figlia che annaspa nel dolore e che é schiava di un veleno che ogni giorno si porta via un pezzo di lei.

Ovviamente sono di nuovo in ritardo per la scuola, quindi non mi cambio, prendo solo il giubbotto, lo zaino ed esco di casa.
La scuola non dista molto da casa mia, ma io preferisco fare con calma.
Estratto gli auricolari dalla tasca destra del giubbotto e attacco la musica.

Lana Del Ray, mi accompagna nella mia passeggiata mattutina con "Young and Beautiful".
Osservo le macchine sfrecciare veloci accanto a me e qualche passante, é tutto cosí caotico.

"I've seen the world
Fine it all, had my cake now
Diamond, brilliant, and Bel-Air now
Hot summer night mid july
When you and I were forever wild
The crazy days, the city lights
The way you'd play with me like a child"

Canticchio e non mi accorgo nemmeno di ricevere qualche occhiataccia dai passanti.
Qualcosa o meglio qualcuno mi pichietta sulla spalla e non ci sto molto a scorgere un ciuffo biondo e un paio di occhi azzurri.

-Ciao Lucas-
Sbuffo pesantemente alzando gli occhi al cielo.

-Buongiorno Chloe! Non é una bellissima giornata questa?-
Urla.

-Allora Lucas, tu non mi piaci e questo si é capito. Però se vuoi andare almeno un po d'accordo con me, non mi urlare alle 7.30 del mattino. Grazie.-

-Umh..ok-

Sembra rimanerci male, ma poco mi importa.
La sua aria da angioletto mi da sempre più fastidio.
Non può un ragazzo della sua stazza essere così tonto.
Mi giro ad osservarlo.
La sua mascella disegnata é ricoperta da un filo di barba, noto un piccolo livido sul labbro, ma evito di chiedere.
Ha lo sguardo perso nel vuoto, fa quasi paura.

-Lucas?-

-Si?-

-Mi piace la tua barba-

-Umh..grazie-

-Smettila con questa farsa da angioletto. Non puoi essere questo-

Ridacchia.

Il sorriso che mi rivolge, m'incanta.
Non ho mai visto tanta bellezza racchiusa in una sola persona.
I miei occhi si incatenano ai suoi e adesso sono ancora più ammaliata di prima.
Sono azzurri con delle piccole macchie più scure, uno é poco piú chiaro dell'altro.
Le mie guancie si tingono di rosso quando si accorge che non riesco a smettere di guardarlo negli occhi.
Nel frattempo siamo arrivati a scuola, e io non me ne sono resa nemmeno conto.

Ghigna e molto lentamente si avvicina al mio orecchio, sfiorandomi la guancia con i polpastrelli.
Al contatto, chiudo gli occhi.
Soffia sul collo e questo mi procura milioni di brividi.

-Ricorda che anche Lucifero era un angelo. L'angelo più bello.-
Sussurra, prima di girare i tacchi ed entrare a scuola, lasciandomi sconvolta dalle sue parole.



LUCAS!

Buonasera mie belle fanciulle.
Ho scritto quasi 1000 parole e sono fiera di me.
Insomma, stiamo per entrare nel vivo della storia.
E nulla, i due ragazzi sono misteriosi.
Ma...ci sarà un colpo di scena inaspettato nei prossimi capitoli.

Votate e lasciate un commento per vedere cosa ne pensate della storia.

Al prossimo aggiornamento!

Black Heart.||Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora