Chapter 6. 'I want to try'

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Avevo appena finito di cenare, quando salì di corsa in camera a prendere il mio pacchetto di sigarette per poi uscire in balcone. Ero da solo, immerso nei miei casini, sperando che il fumo mi aiutasse a metterli in ordine "Dovresti smetterla, il fumo ti fa male" chiusi gli occhi beandomi del suono della sua voce, Ariele era nel balcone di casa sua esattamente affianco a me "In questo momento, il fumo mi sta aiutando" le risposi continuando a fumare la mia sigaretta poggiando contro il muro "Ti sta aiutando a?" chiese poggiando i gomiti sulla ringhiera dal lato più vicino al mio balcone "A non pensare a te, ma se resti lì dubito che ci riuscirà" affermai avvicinando a lei il più possibile "Forse è meglio così, evito di farti prendere il vizio" disse fregandomi il pacchetto poggiato sulla ringhiera "O forse no, forse è meglio avere il vizio del fumo che avere ciò che non posso avere" le risposi enigmatico "E cos'è che non puoi avere?" incalzò ingenua "Te" dissi spegnendo il mozzicone nel posacenere sul tavolino alle mie spalle "Me?" fece l'eco lei stupita "Te. Non la senti l'attrazione tra di noi? Perchè io la sento, da morire" affermai con voce roca, mi bastò notare le sue guance rosse per capire la risposta "Ari non innamorarti di me, non sono il tuo tipo. Te lo dico con il cuore, per il tuo bene" dissi guardandola negli occhi "Tu non puoi sapere qual è il mio tipo ideale, non lo sai e non lo potrai mai sapere. Potresti essere tu, il mio tipo ideale" la sua voce era spezzata "Sei piccola e pura, fin troppo per me. Ma non è colpa tua, piccola, la colpa è solo mia" cercai di rassicurarla, cercai di farle capire che quello sbagliato, tra di noi, ero io "Mi sono rotta di esserlo, voglio crescere, voglio essere una donna... Con te" i suoi occhi mi scrutavano "Ari, no. Tu sei come Anastasia ed io sono come Christian, ma noi non siamo in un film, io ti distruggerei e credimi, mi odieresti a morte a quel punto ed io non voglio" mi faceva male dirle così, ma lo facevo per lei, per proteggerla dal mostro che ero tra le lenzuola, per non rubarle ciò che aveva di più puro, perchè io non lo meritavo.
"Igna, non sono stupida come Anastasia, e poi so per certo che non mi feriresti mai" cercò di convincermi "Ari, ti prego, troverai il ragazzo giusto per te. E a quel punto capirai che non sono io" le mandai un bacio e poi rientrai in camera, la sentivo chiamarmi, il mio nome detto dalle sue labbra era il suono più bello di questo mondo, ma era giusto così. Io l'avrei annientata piano piano, mentre lei meritava tutto l'amore di questo mondo.

La mattina seguente, mi alzai con un tremendo mal di testa, dovuto molto probabilmente alle lacrime versate per lei. Già lei. In due mesi mi aveva fottuto il cervello.
Mi alzai dal letto ed andai in bagno, poi uscì e trovai mamma in corridoio "Orso, che brutta cera! Stai bene?" chiese dandomi un bacio sulla guancia "Uhm, non tanto" ammisi abbracciandola forte "Dai, torna a letto... Basta che pomeriggio però fai qualcosina con Ariele" concesse nominando il mio maggior problema.
Ora voi mi direte, perchè fai così? Tu le piaci, lei ti piace, è fatta! Invece no, non è fatto un cazzo. Per come avvengono i miei rapporti intimi, potrei essere scambiato per un violentatore, ma un conto è se lo faccio con Miranda o Valentina od Esther, che vivono solo per quello, un conto è farlo con Ariele, che è estranea a tutto questo e, come se non bastasse, in ogni caso Gianluca mi spaccerebbe il culo, ed io sono il primo a dargli ragione.

Mi buttai di nuovo sul letto, ma ovviamente non presi sonno. Mi arrivò un messaggio e quando lessi sullo schermo 'Gianluco' solo due sentimenti contrastanti ebbero la meglio: la paura che fosse successo qualcosa ad Ari e la tranquillità che volesse solo dirmi qualcosa di poco importante, così aprì la notifica 'Igna, oggi Ari non va a scuola. Siamo solo io, te ed Erni' grandioso, anche lei rimaneva a casa. Risposi con poca forza 'Siete solo tu ed Erni, oggi sto a casa anche io', la sua risposta fu un breve 'Okay', poggiai il telefono sul comodino e mi girai nel letto, coprendomi tutto con le coperte.

Poco prima di uscire, mamma bussò alla porta della mia camera "Orso, io vado. Ci vediamo stasera" mi lasciò un bacio sulla testa ed uscì. Orso, quella parola rimbombava nella mia testa senza sosta, come una lenta e dolce tortura, la sua voce ripeteva quella parola. Poggiai la faccia contro il cuscino ed urlai, per puro sfogo. Il telefono vibrò rumorosamente sul comodino, lo ignorai bellamente tenendo la faccia pressata sul cuscino, ma vibrò più volte consecutivamente; alzai la testa e presi svogliatamente il cellulare, lo sbloccai ed aprì i messaggi su whatsapp"Ivan: Che fine hai fatto?", "Valentina: Ehi, dove sei oggi?", "Miranda: manchi tanto oggi", li chiusi tutti senza rispondere ed aprì l'ultimo "Ari: oggi non possiamo studiare." "Okay." semplice e concisa fu la mia risposta. Poi cacciai un altro urlo contro il cuscino, perchè dovevo essere così coglione?

Deskmate || Ignazio Boschetto Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt