Capitolo 1

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Nuova città, nuova scuola, nuovi compagni, nuova vita, sarà tutto nuovo per Catherine, ma una cosa che non cambierà mai è il caloroso risveglio di sua madre al mattino.
«RAGAZZI! SVEGLIA! A SCUOLA!» ....appunto.

La ragazza si svegliò, anche se sentiva che il sonno cercava di impossessarsi di lei e di farle chiudere gli occhi. Però doveva alzarsi, era il suo primo giorno nella nuova scuola e non voleva fare tardi.
«Cat, preparati a un nuovo inizio.» disse tra sé e sé.
All'improvviso fece interruzione nella stanza una ragazza, un po' più alta di Cat, con il pigiama e i capelli biondi e ricci spettinati.
«Ma che fai Cat? Ora parli da sola?» chiese, cercando di tenere gli occhi aperti.
«1 Buongiorno anche a te sorellona e 2 Da quando fai la stalker?» disse la ragazza mentre si alzava dal letto.
«Comunque, vestiti bene. Parigi è la città dell'amore e nessun ragazzo si innamorerà mai di te se ti vesti come un maschiaccio.» disse la sorella. Catherine sbuffò: sapeva quanto sua sorella era fanatica della moda...e dei ragazzi. Per lei erano le uniche ragioni di vita.
«Chi ti dice che voglio un ragazzo?» chiese la ragazza.
«Tutte vogliono un ragazzo.» rispose la sorella.
«Se una cosa piace a te non significa che piaccia a tutti. –si avvicinò alla porta– Comunque, ciao Charlotte». Finì la conversazione chiudendole la porta in faccia.
Dopodiché andò in bagno e si fece una doccia veloce. Indossò una felpa arancione, dei jeans grigi e si mise le sue amate scarpe da ginnastica. Si asciugó i suoi lungi capelli marroni con il phon e li legò in una coda, lasciando che alcune ciocche le incornicino il viso. Prese lo zaino e ci mise dentro qualche quaderno, un astuccio e il suo album da disegno.
Catherine, infatti, era appassionata al disegno: si sentiva libera e sapere di aver creato un disegno dal nulla le sembrava una magia.
Ci ha sempre trovato un rifugio dal mondo reale, dalla sofferenza e dalle ingiustizie. Grazie a quello ha superato anni di bullismo in Italia, dove veniva presa di mira molto spesso. Ma ora era in una nuova città, stava per iniziare un nuovo capitolo della sua vita e le cose potevano cambiare, finalmente.
Prese il suo telefono e le cuffiette e uscì dalla camera.

Un inebriante profumo le invase le narici. Lo riconobbe subito: era l'odore dei croissant appena sfornati. Scese subito in cucina con l'acquolina in bocca.
Trovò suo padre e suo fratello Carlos, di soli due anni.
«Bonjour ma chérie, vuolez vous des croissant?» chiese il padre.
Cat ridacchió un po' prima di rispondere «Oui, s'il te plait».
L'uomo le portò subito un croissant al cioccolato, il suo preferito. La ragazza lo mangiò in un sol boccone.
I croissant di suo padre erano sempre buonissimi.
Guardò l'orario sul telefono: erano le 7:45.
«Sarà meglio che vada, ciao papà.» disse, salutando il padre con un bacio sulla guancia. «Ciao Carlos.» disse, accarezzando la testa del bambino scompigliandogli i riccioli dorati.
«Bonjour!» disse Carlos, ridendo. La ragazza sorrise e uscì dalla cucina.

Cat si mise davanti alla porta aspettando sua sorella, che era in ritardo.
"Ma dov'è?" pensò Catherine, guardando impazientemente l'orologio.
D'un tratto sentì la sorella gridare.
«No! Mamma smettila!».
«Charlotte! Charlotte torna qui!» gridava la madre.
La ragazza vide la sorella, arrabbiata come non mai, scendere le scale.
«Basta mamma! Non lo metterò, punto e basta!». Charlotte spinse la sorella, che per poco non perdeva l'equilibrio, e uscì.
Cat non riusciva a capire cosa fosse successo e chiese spiegazioni a sua madre.
«Volevo dare questo a tua sorella.» rispose la madre e le mostrò una collana. Era davvero molto bella: era d'oro e come ciondolo aveva la coda di una volpe.
La ragazza rimase stupita, non aveva mai visto un gioiello così bello.
«È un gioiello di famiglia. L'ho ereditato da tua nonna che a sua volta l'ha ereditato da sua madre e così via.» continuò la donna.
Cat non l'ascoltava più. Era troppo concentrata sulla collana.
«È bellissimo.» riuscì a dire.
La madre sorrise.
«Lo puoi prendere te. Lo volevo regalare a Charlotte per il suo sedicesimo compleanno, ma visto che non lo vuole.» disse, dandole la collana.
Infatti il giorno dopo ci sarebbe stato il compleanno di Charlotte e la madre voleva che lo avesse alla festa.
«Davvero?». La donna annuì. «Grazie grazie grazie!» la ringraziò Cat eccitata, mettendosi il gioiello al collo e ammirandolo.
«Ora vai o fai tardi a scuola.» l'avvisó la madre.
La ragazza annuì.
«Ciao!» esclamò, uscendo e correndo verso la scuola.

Intanto, da qualche parte a Parigi, si aprì una finestra che rivelò una stanza piena di farfalle con un uomo in nero al centro.
«Un regalo poco prezioso? Che delusione.» disse, trasformando una farfalla di akuma e la liberò.
Intanto Charlotte si lamentava tra sé e sé, togliendo dal suo cammino dei sassolini con dei calci.
«È da un anno che chiedo quel regalo ai miei genitori e loro che fanno? Mi regalano una stupida collana! –diceva, prima di fermarsi con la testa bassa– ...credevo che loro mi conoscessero veramente...e invece anche per loro devo essere perfetta...non ce la faccio più...».
La farfalla nera volò verso gli occhiali da sole della ragazza.
«Salve Diamond. Io sono Le Papillon. Facciamo un patto: io ti farò avere il regalo tanto desiderato e tu, in cambio, mi porterai i miraculous di Ladybug e Chat Noir.»
Sul viso di Charlotte si formò un ghigno malefico «Sì, Le Papillon».

Una Vita Da Miraculous ||Miraculous Ladybug||Where stories live. Discover now