Capitolo Dieci

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 "Deve provare questa, stavolta. Sono sicuro che andrà decisamente meglio della scorsa volta."
Prova questo, amico, è l'idromele più buono di tutta la contea.
Ti sembra che Sherman stia utilizzando il tono da barista fidato, mentre ti porge l'ampolla contenente la nuova pozione che dovrai assumere da quel momento in poi.
Sì, sono passate altre due settimane relativamente tranquille, e adesso O'Dampand ti ha accompagnato al San Mungo per il solito controllo. Risultato: tutto come sempre, nessun miglioramento, nessun peggioramento; stabile.
Tu non è che ti senta veramente così stabile, in fin dei conti, ma probabilmente la cosa, più che di Sherman, dovrebbe essere di competenza di un qualche membro di un qualche rinomato... centro di psicologia o quel che è. Il perché tu stia pensando una cosa del genere ti è ancora fondamentalmente ignoto, ma, perlomeno, la fugace riflessione se ne va tanto velocemente quanto è arrivata, e tu ricominci a focalizzare il tuo sguardo prettamente su Sherman.
In tutto ciò, comunque, sono due settimane – anzi, per essere precisi, tredici giorni – che non vi incontrare, e tutto quello che ti ha chiesto, lui, prima di cominciare a parlare della nuova cura – neanche avesse avuto un Firebolt sotto il sedere – è stato 'Come sta?'.
La prossima volta sei quasi sicuro che gli risponderai 'Ah, beh, stabile.'.
Quindi sono passate due settimane. Due settimane di quel presunto – anche se, comunque, vuoi credere che sia piuttosto concreto, allo stesso tempo – equilibrio tra te e O'Dampand.
È un po' come essere tornati a quando vi eravate appena conosciuti, senza tutta quella storia di Potter e dell'infimo ricatto. Certo, anche se, allo stesso tempo, c'è qualcosa di diverso.
Per esempio ti sta chiedendo sempre più spesso, ogni volta che si infila il suo giacchetto e prende la sua borsa, se vuoi uscire con lei. Tu hai sempre risposto di no, e lei a volte si... impunta, anche. In una di queste occasioni ti ha persino fatto notare che non ci sarebbe stato nulla di male e che, in fondo, si sarebbe trattato di 'un'uscita molto veloce e sbrigativa', e che sareste tornati a casa quasi subito.
"Se bisogna fare un cosa tanto sbrigativa, al punto da neanche godersi l'aria aperta, perché uscire?" Non ti eri trattenuto dal rispondere, specie se la sua proposta ti era stata posta in quei particolari termini "E poi, per renderla – come dice lei – sbrigativa, di sicuro la mia presenza non aiuterebbe. Farebbe prima ad andare da sola, come suo solito."
Lei non aveva potuto far altro che acconsentire.
Ci sarebbe anche mancato altro.
In ogni caso, alla fine, una volta rimasto da solo non hai potuto non notare che quell''uscita', in realtà, non stava risultando sbrigativa affatto. Ergo, o ti aveva spudoratamente mentito e, una volta fuori con te, si sarebbe rimangiata le proprie parole senza alcuna preoccupazione, oppure, dal momento che tu sei rimasto a casa, può... prendersela più comoda. Senza che tu le sia d'intralcio, in parole povere.
Quando è tornata a casa tua, in ogni caso, sempre in maniera ben poco sbrigativa, con in mano ciò che presumibilmente aveva appena comprato, non l'hai salutata, sul momento.
"Ne è sicuro?" Rispondi, in ogni caso, a Sherman, che è ancora in piedi davanti a te ad attendere una tua risposta.
"Abbiamo fatto diversi accertamenti, non dovrebbero esserci problemi di alcun tipo."
Prendi l'ampolla che lui ti sta ancora porgendo e la stappi, portandotela appena sotto il naso per sentirne l'odore. Sa vagamente di caffè.
"Dovrebbero?" Dice in quel momento la voce di O'Dampand. È rimasta al lato della stanza, con la schiena appoggiata al muro, ad osservare la scena, senza, però, in quel modo, intromettersi troppo "L'ultima volta ci è andata bene perché avevo avuto voglia di tè... Stavolta non ci sarà bisogno che io accenda il bollitore durante la notte, vero?"
Sogghigni appena, alla sua affermazione, mentre richiudi l'ampolla e la riconsegni nelle mani di Sherman.
"Ve l'ho detto, abbiamo fatto dei test e i dovuti accertamenti." Risponde il professore, assumendo un'aria seria anche nello sguardo, dietro i suoi occhiali e sotto le sue cespugliose sopracciglia "Quindi... Mi correggo: non ci saranno proprio problemi."
"Se lo dice lei, Sherman." Commenti "Per il momento mi impongo di crederle, non gestisca male la fiducia che le sto offrendo."
A parlare così sembri quasi il suo superiore, chiunque egli sia in realtà.
Witherington – sì, perché è presente anche lui, sebbene sia rimasto in silenzio, come è giusto che sia, per dar spazio a Sherman – consegna ad O'Dampand una specie di valigetta che deve per forza essere piena di ampolle identiche a quella che Sherman ti ha... concesso di esaminare poc'anzi.
Lei la indossa mettendosela a tracolla, appurandosi, ovviamente, di mantenerla ben dritta. Le ampolle sono sicuramente state accuratamente sigillate, ma di certo sballottarle in giro non si può considerare il modo migliore per farle arrivare integre nel tuo salotto.
Difatti è lì che vi dirigete, a casa, e poi, quindi, rimanete in salotto.
Anche stavolta, in ogni caso, prima di arrivare a Spinner's End, O'Dampand ci ha spudoratamente provato.
A cambiare destinazione, è ovvio:
"Vuole andare da qualche parte, prima di tornare a casa?" Ti ha chiesto, lasciando a te la scelta del luogo da visitare.
Una mossa che può considerarsi saggia, da un certo punto di vista, ma non fino in fondo: così facendo, saresti tu, appunto, a decidere dove andare, il che dovrebbe spronarti ad accogliere il suo suggerimento; dall'altra parte, però, dato che più e più volte hai semplicemente risposto 'no' a tutte la domande di O'Dampand vagamente simili a quella appena pronunciata... così sarebbe anche più sbrigativo suggerirle di non pensare ad altro che non sia il suo lavoro e di dirigersi immantinente a Spinner's End.
Il che, anche per lei, deve essere l'opzione più plausibile, visti i trascorsi suoi tentativi e le trascorse tue risposte a riguardo.
Immagini, dunque, sebbene tu non possa vedere il suo viso, al momento, che mentre pronunci l'ennesimo, stanco, ma deciso 'no', non si delinei su di lei una vera e propria espressione di sorpresa. Conoscendola, magari è semplicemente scocciata, ecco.
Il che, anche stavolta, ti... rallegra ed infastidisce allo stesso tempo: ne sei soddisfatto, perché andare contro i balordi piani delle persone che hanno idee balorde è, quantomeno, stimolante, e, in un certo senso, divertente. Per non parlare del fatto che in questo modo si pone sempre più l'accento su chi sia davvero la persona a cui spetta l'ultima parola. Il Decisore Finale, in una pomposa e sfarzosa – quanto anche abbastanza ridicola – versione.
Eppure sì, sei anche infastidito, allo stesso tempo, perché, dopotutto, chi è O'Dampand per ostentare un'espressione infastidita ad un tuo rifiuto? Sempre che tale espressione sia comparsa effettivamente sul suo viso, certo, tu l'hai solamente ipotizzato, ma non ti dai la briga di focalizzarti troppo su questo misero punto. Potresti anche, con tanta buona pazienza, impegno, volontà ed esagerazione... accettare un tale atteggiamento casomai si presentasse un 'problema' un po' più sentito. Tutta quella questione dei pranzi e delle cene, per esempio, che speri di dimenticare presto. Ma per una semplice... passeggiata – nella tua testa il termine viene pronunciato dalla tua voce con un tono a metà tra lo sberleffo e la disperazione – che motivo avrebbe di prendersela? Vorrebbe per caso emulare il comportamento delle ragazzine alle quali viene detto di no? Come fosse viziata, allora? Neanche a dire che a lei cambierebbe qualcosa, in fin dei conti.
O forse è lei ad aver bisogno di aria, in realtà, e non vuole tornarsene al chiuso. Beh, intanto, se ha accettato quel lavoro, che si adegui, e poi, se proprio necessita di respirare aria pura, che la passeggiata se la faccia da sola; a te, di sicuro, non cambia proprio niente.
In ogni caso, ti accorgi solo dopo che O'Dampand esegue la Smaterializzazione – per poi comparire entrambi in un isolato vicolo di Spinner's End, e, quindi, dopo che per un momento la mente si è liberata da tutti i pensieri, leggermente scossa per il viaggio – che tutte le considerazioni che stai continuamente formulando, tutte le teorie e le congetture che stai portando avanti, sono essenzialmente basate su un'ipotetica espressione della ragazza dietro di te che non sai neanche se, effettivamente, sia mai comparsa o meno sulla sua faccia. Non gliel'hai vista, hai presunto che fosse così.
Forse dovresti girarti più spesso e rendertene conto, prima. Almeno la tua testa potrebbe evitare di appesantirsi inutilmente.
Non che tu stia ammettendo a te stesso di renderti conto di star adottando un metodo di valutazione completamente erroneo. Ci mancherebbe. Ma forse... Confutare l'ipotesi per giungere alla tesi tramite le dovute dimostrazioni è comunque un metodo tutt'ora valido giusto? Dovresti ricordartelo. Tuo malgrado, certo.
Per non parlare poi, del fatto che quel giorno sembra essere diventato il giorno delle ambivalenze.
Anzi, Il Giorno delle Ambivalenze; come tempo prima c'era stato Il Giorno dei Sospiri.
Merlino, hai bisogno di un tè.
E alla fine giungete proprio a casa, allora. Ergo puoi avere il tuo tè.
"O'Dampand." La chiami, allora, mentre lei sta appendendo la propria borsa e la propria giacca all'appendiabiti.
Lei si palesa di fronte a te nel giro di qualche secondo, anche camminando in maniera leggermente più rumorosa del solito, ma una simile sottigliezza non ti preme di rimarcarla a voce alta. Per il momento.
In ogni caso, evidentemente, ha creduto di essere appena stata chiamata perché desideri che ti... aiuti – ancora ti è difficile persino pensarla, quella parola – a togliere il tuo, di soprabito, per mettere anch'esso sull'appendiabiti.
Beh, certo, anche per questo: non puoi mica rimanere in casa senza neanche toglierti il cappotto.
"Ah, sì." Commenti, dunque, mentre lei ti muove il busto prima a destra e poi a sinistra, e mentre tu, da solo, sposti, al contempo, le spalle – per quello che ti riesce – per agevolare l'operazione, di modo che, oltretutto, ti resti così... a contatto il meno possibile.
Il contatto umano l'hai sempre un po' evitato, tu.
A parte alcuni determinati casi, ovvio, e solo quando era estremamente necessario. O estremamente desiderato.
In modo innocente, certo.
... Il fatto che proprio tu parli di innocenza ti sembra leggermente fuori luogo – e vagamente ipocrita – ma comunque.
Alla fine il soprabito ti scivola via dalle spalle e anch'esso finisce sull'attaccapanni.
"O'Dampand." La chiami nuovamente, a quel punto, dato che vi ritrovate esattamente nella stessa situazione di poco prima.
E, proprio come prima, in pochi secondi lei è di nuovo da te; persino facendo lo stesso rumore con le scarpe, il che è piuttosto singolare, più che fastidioso, in effetti.
"Sì, ha bisogno di qualcosa?" Fa lei, allora.
Tu inarchi appena un sopracciglio, mentre rispondi; ti viene spontaneo.
"Dato che continua a proporsi come fosse una cameriera, sì: vorrei una tazza di tè."
O'Dampand sbatte un paio di volte le palpebre, leggermente disorientata, prima di rispondere a sua volta. Anzi, prima di rispondere fa una breve risata: non squillante o divertita, è una risata... di chi ha capito di essere stata presa giustamente in giro, più che altro.
Almeno comprende che a volte si comporta nel modo che entrambi avevate concordato che non avrebbe assunto.
"Mi scusi." E', allora, la sua risposta, non appena la piccola risata si spegne in una specie di... singhiozzo "Non me ne sono proprio resa conto. Un tè? Sì, certo, così ne approfitto e me ne faccio uno anch'io."
Sebbene persino l'eco della sua risata se ne sia oramai andato, e, sebbene lei stessa abbia addirittura ammesso l'errore, tu rimani comunque con il sopracciglio leggermente inarcato. Senza dire niente, però. La guardi semplicemente andare verso la cucina con quell'espressione sul tuo viso.
Ah, beh, vorrà dire che prenderete il tè assieme come due membri del circolo del taglio e cucito. Magari vi metterete anche una coperta sulle gambe. Sei sicuro che, nella posizione in cui sei tu, ti starebbe proprio bene.
Ma non è la prima volta che avete preso del tè assieme, e ti chiedi come mai ti stanno venendo in mente tutte queste immagini fuorvianti e anche decisamente ingiustificate. O è tornato il pericolo dell'impazzire da un momento all'altro, oppure... qualcos'altro che ora non capisci bene cosa sia, ma speri che riuscirai a chiarire tra te e te entro la fine della giornata.
A parte ciò, O'Dampand ci mette solo qualche minuto a fare il tè, e quando torna in salotto ha già due tazze fumanti in mano. In quel breve – brevissimo – lasso di tempo che passa da quando lei spunta sulla soglia della cucina a quando ti raggiunge, tu riesci a sederti in poltrona, sistemandoti quanto più comodamente possibile.
"Ecco, tenga." Ti dice mentre ti porge la tazza, quella verde.
Lei tiene per sé quella blu.
Chissà in base a che cosa ha scelto tali colori. Ti nasce la curiosità. Ti ha dato la tazza verde perché eri il Capo Casa di Serpeverde?
... Ruolo che non ricoprirai mai più, tra l'altro, ma se, quando riaprirà la scuola – sei sicuro che riaprirà – ci sarà di nuovo Horace al tuo posto... Beh, da quanto hai notato ha fatto un buon lavoro. Non ottimo, ma comunque discreto. Beh, sempre se riprenderà il posto che ha avuto durante gli ultimi due anni. Se ce la fa. Se... può.
Come sta il professor Lumacorno?
Non sono molte le informazioni che sei riuscito a reperire, in quell'ultimo periodo, e O'Dampand, in questo è ben poco utile. Hai saputo che Kinsgley Shacklebolt è stato nominato Ministro della Magia Straordinario, in fretta e furia, che sta rimettendo insieme i pezzi del Mondo Magico come fossero componenti di un grande, enorme puzzle. Si sta dando da fare, ed è stato nominato Ministro in attesa, comunque, delle dovute e ufficiali elezioni, ma per il momento il popolo sembra decisamente soddisfatto.
I Mangiamorte vengono catturati sempre più spesso, processati, e imprigionati. Alcuni cercano di scappare, di rifugiarsi chissà dove, magari in un qualche Paese straniero, e chissà come. Dopo quello accaduto nel Regno Unito, dubiti che gli altri Stati Magici rimangano indifferenti e diano asilo politico a tali... criminali.
Tu, ancora una volta – e chissà per quanto tempo si protrarrà questa condizione – devi ringraziare Potter per poter stare a casa tua. In condizioni non ottimali, certo, ma almeno non sei rantolante, o, comunque, fuggitivo tra i boschi della Scozia.
... La stai quasi vedendo in maniera positiva, incredibile.
Anche se poi, effettivamente, pensi che prima o poi gli Auror faranno visita anche a casa tua. Magari aspetteranno solamente che tu ti sia ristabilito un po', prima – cosa che forse richiederà comunque parecchio tempo, a quando pare.
Non hai avuto ancora notizie dei Malfoy, in ogni caso; dovrai rimediare.
E magari una lista dei sopravvissuti e dei defunti ti farebbe comodo, almeno per sapere il futuro di chi puoi ancora vagamente immaginare.
"Signor Piton...?"
Ti rendi conto solo sul momento di essere rimasto, immobile, a fissare la tua desiderata tazza di tè, senza però prestarle alcuna effettiva attenzione.
Alzi la testa e guardi la tua interlocutrice; non dici niente, ma lei, comunque, prosegue lo stesso.
"Tutto bene?"
"Tutto come sempre." Rispondi, dando finalmente il primo, lungo sorso al tuo tè.
"E' che si era incupito tutto assieme."
Deglutisci un secondo sorso, prima di parlare a tua volta.
"Ho vissuto due guerre, in vita, di cui una conclusasi da non troppo tempo. Sono, brutalmente parlando, mezzo paralizzato, una cura la si sta cercando per tentativi, ho rischiato la morte, sono un relitto societario..." La guardi "Sono motivi abbastanza plausibili per cui anche lei possa reputare normale l'estraniarmi di tanto in tanto con in faccia un'espressione più o meno cupa?"
O'Dampand fa passare un paio di secondi, prima di rispondere anche lei.
"In realtà mi sarebbe anche bastata una delle sue laconiche risposte." Dice "Del tipo io che affermo 'Si è incupito', e lei che risponde 'Complimenti, ha ancora spirito di osservazione, a quanto pare'."
Ti esce improvvisamente dalle labbra uno sbuffo divertito, e ringrazi mentalmente Merlino di non aver del tè in bocca, in quell'istante. Ti saresti ritrovato a non fare propriamente una figura molto elegante.
"Sì, in effetti sarebbe stata una risposta degna di me."
O'Dampand fa un sorrisetto soddisfatto, e finalmente comincia a bere anche lei.
L'equilibrio si è evidentemente consolidato. Sviluppato? Forse no. Ma cosa cambia, dopotutto?
Poi ti torna alla mente la questione dell'appartenenza a quale Casa di Hogwarts; sempre che O'Dampand abbia frequentato Hogwarts, certo. A dir la verità tu non te la ricordi per niente, in giro per il castello. Non che tu, ai tuoi tempi, conoscessi tutti gli studenti presenti, quelli di cui ti ricordavi il nome erano già numerosi a sufficienza, però... No, O'Dampand per te è una pagina bianca, su quel fronte. Sempre dando per scontato, poi, che abbia frequentato Hogwarts quando c'eri anche tu, comunque. Ma anno più, anno meno...
"Dove ha studiato, lei, di preciso?" Dici, quindi, di punto in bianco, interrompendo l'ennesimo silenzio.
Lei ti guarda 'quasi' sorpresa, palesemente sottratta ad un ragionamento silenzioso e tutto personale.
"Come, scusi?"
"Allora non sono l'unico che si perde nei propri pensieri. E poi lei me ne fa quasi una colpa."
Fa una piccola risata, lei.
"Scusi, sì, ero sovrappensiero. E comunque non è vero che gliene faccio una colpa, era solo una piccola considerazione."
"Dettagli." Fai una piccola pausa, prima di ricollegarti all'argomento principale – sebbene la conversazione sia cominciata da poco "Allora, dove ha studiato?"
Anche lei fa una pausa, prima di parlare.
"Come mai le interessa?"
È quasi diffidente. Merlino, chissà come mai, sei una persona che ispira così tanta fiducia...
"Curiosità. E poi son-- ero un professore, e forse anche lei lo sa, dico bene?"
O'Dampand, a quel punto, si umetta le labbra, chiaro segno che sta per cominciare a rispondere al nocciolo della questione.
Salazar, ne parli, nella tua testa, come se si trattasse di un evento storico e di portata mondiale. Si percepisce proprio che non hai più molte altre cose – più importanti – di cui occuparti.
"Beh, è ovvio che sono andata ad una scuola, ad un certo punto, ovvio," Comincia allora lei "altrimenti di sicuro non sarei una guaritrice. Ma non ho frequentato Hogwarts, no."
"No?"
Si nota della non troppo lieve perplessità, nella tua voce.
"Beh, non è obbligatorio, giusto?" O'Dampand si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di proseguire "E mia madre era un'ottima insegnante. Non nel senso... Non ha mai insegnato in una vera scuola, certo, perché ha preferito fare altro, ma era veramente dotata."
"E quindi le ha insegnato tutto lei."
Annuisce. "Ebbene sì. Ha usato i suoi vecchi libri di scuola. Ecco, lei ha frequentato Hogwarts, infatti."
"Capisco..."
"Sua madre ha frequentato Hogwarts?"
La guardi un po' di sottecchi. "Che cosa c'entra, questo?"
"Beh, magari sua e madre e mia madre si conoscevano. Magari erano persino dello stesso anno." Commenta con un'alzata di spalle. "In che Casa era stata smistata?"
In tutto ciò lei ha dato completamente per scontato che tua madre abbia frequentato Hogwarts. Beh, sì, è effettivamente così, malei l'ha dato per scontato.
"Serpeverde." Rispondi, alla fine.
"Come lei, signor Piton."
"E' evidente."
"Mia madre era Corvonero, invece..."
"Non faccia quella faccia, nessuno dice che non si conoscessero, all'epoca; mia madre era... non si faceva problemi ad instaurare rapporti con persone la cui provenienza fosse differente dallo stato sociale della sua famiglia o di chi frequentava abitualmente."
"In che senso...?"
"Era... abbastanza abbiente, diciamo."
"Ah, ho capito."
"Mio padre no, comunque."
Oh, ma che le può interessare? Devi per forza lasciarle intendere il perché non vivi in una grande villa?
Sei patetico, avanti.
"Allora magari chiederò a mia madre, un giorno." Commentò, allora, lei.
"Sempre che lo ricordi."
"Chiedere è lecito."
"Sì, e rispondere è cortesia." Completi il detto, abbandonando tu stesso, per una frazione di secondo, l'argomento principale del discorso.
"Eh, già." Confermò lei, guardandoti con due occhi che volevano lasciar intendere qualcosa di ben specifico.
Cosa che tu afferri al volo, comunque.
"Guardi che io sono... cortese quanto basta, O'Dampand."
"Oh, io non ho detto proprio nulla, in proposito."
"L'ha lasciato intendere."
Lei si stringe nelle spalle, facendo comunque uno di quei suoi sorrisi, stavolta – immagini – per confessare la sua 'colpa', senza però darle troppo peso.
Tanto per farti contento, insomma.
Il tè, in ogni caso, si sta raffreddando fin troppo in entrambe le tazze, quindi lasciate perdere quelle evitabili chiacchiere e tutti e due vi concentrate nel posare le labbra sul bordo della tazza.
L'interruzione, però – o magari è un bene? – va avanti, e il silenzio comincia la sua solita avanzata. C'è sempre un momento, quando la conversazione è leggermente latente, in cui ci si può comunque permettere di non parlare per un po'; quando però, poi, il silenzio si protrae, diventa sempre più difficile dire qualcosa che riprenda il filo del discorso, senza che chi lo fa si senta momentaneamente... banale. Come quando qualcuno fa una battuta che può essere susseguita da altre battute attinenti alla prima ma ugualmente... divertenti: se passa troppo tempo tra una battuta e l'altra, la seconda finirà per non risultare più spiritosa, ma susciterebbe soltanto un vago sorrisino in qualcuno e indifferenza in altri, sebbene si sarebbe trattata della stessa, identica frase che in altri casi avrebbe fatto ridere.
E così quei secondi di troppo continuano a passare, e va a finire che la conversazione decide da sé di chiudersi lì.
Che poi... Qual è il problema? Avete passato così tante ore, intere serate ognuno completamente immerso nei propri, particolari pensieri, che... In realtà, al momento attuale, non dovresti neanche porti tutte queste questioni che, effettivamente, non ti sei mai posto prima.
Che motivo ci sarebbe per farlo ora?
Così, come passano quei secondi che poi diventano minuti, passa anche il resto del pomeriggio. Certo, non passate tutte quelle ore in silenzio, ma fatto sta che, più presto, addirittura, di quanto tu ti renda conto, arriva la sera.
E così, come è anche e ancora e di nuovo normale che sia, arriva l'ora, per te, di ritirarti sotto le coperte. Dato l'orario – non troppo tardo, in verità, ma ti stai abituando a ritmi diversi dal solito – dovresti aver sonno. Tutte le altre sere, a quest'ora, sentivi quella leggera pesantezza alle palpebre che ti faceva intendere che, sì, saresti stato benissimo in grado di rimanere sveglio persino un altro paio d'ore, volendo, ma, no, la morbidezza di un cuscino non verrebbe disdegnata affatto.
Quella sera questa specie di... intorpidimento non ti coglie, e sul momento non capisci a cosa sia dovuto, dato che quella mattina non ti sei affatto svegliato ad un orario diverso dal solito. Neanche a dire che ti sei addormentato nel bel mezzo del pomeriggio come un qualsiasi vecchio.
Poi, quando O'Dampand entra in camera tua, per cambiarti la fasciatura al collo e medicarti la ferita, mentre tu sei già a letto, ti viene subito in mente. Devi anche prendere la pozione, come ogni sera, solo che stavolta si parla di quel... piccolo cambiamento che consiste nella natura della pozione stessa.
Non ti vergogni di pensarlo, sai che è così e non è neanche un pensiero troppo disonorevole – sempre se formulato tra te e te, certo: hai... paura. Sì, una sottile ansia che ti contrae lo stomaco proprio lì, specialmente nella parte sinistra del busto – come sempre. Hai paura, perché temi che qualcosa possa andare storto.
L'altra volta avevi preso la nuova pozione senza farti domande, l'hai ingurgitata come faresti per un banale bicchiere d'acqua e ti sei messo a dormire. Certo, non è stata colpa tua, quel che ne è seguito, ma adesso... Non puoi non pensare all'eventualità che possa accadere di nuovo.
E dire che, l'altra volta, forse hai mandato giù il contenuto di una di quelle fiale con così tanta leggerezza, con così poche preoccupazioni...
Ti domandi il perché, sempre tra te e te.
Non è da te non ponderare su quali potrebbero essere le conseguenze dell'assumere un medicinale, specie se magico, e specie se sperimentale. Perché avevi fatto così? E perché ora non puoi di nuovo avere quella tranquillità?
"Signor Piton?" Ti senti poi chiamare, e quando smetti di fissare il punto del pavimento sul quale si erano posati i tuoi occhi, metti a fuoco O'Dampand che ti lancia una veloce occhiata, mentre finisce di sistemarti le bende pulite attorno al collo.
I bruciore della pomata da mettere sulla ferita, ormai, è diventato decisamente più sopportabile. Sarà l'abitudine, o, magari, anche la ferita stessa sta migliorando. La prossima volta chiederai a O'Dampand di fartela vedere con quel piccolo specchio, come qualche settimana prima.
"Mmh?" Fai, tanto per farle capire di averla sentita e di starla ascoltando.
"Si è incupito di nuovo, sa?"
Sbuffi.
Deve sempre rimarcare le cose che vuole lei.
"Mmh." Ti limiti a rispondere, stavolta: la morsa allo stomaco è leggermente aumentata, e, sinceramente, le hai già fatto notare che il tuo comportamento è più che normale e che non è necessario che risvegli la sua curiosità; doverlo ripetere ti sembra un'ammissione di un tuo comportamento che non è stato molto produttivo, e... beh, al momento non ti va semplicemente di fare discorsi, a dirla tutta.
"Lo so perché ha quella faccia, comunque." Continua lo stesso lei, come se il tuo 'mmh' fosse stato un 'prego, mi dica, mi esponga i suoi pensieri' "Ma non si deve preoccupare."
Apprezzi comunque il suo sforzo, se non altro.
"Lei dice?"
Lei finisce di sistemare le bende, mettendo via, nella sua borsa, il barattolo della pomata per la medicazione e tirando fuori una delle ampolle della nuova pozione.
"E' andata male una volta, è vero." Continua "Ma il professor Sherman è un professionista: se non lo fosse, intanto, non sarebbe professore, e poi non sarebbe il capo di un reparto tanto delicato quanto Janus Thickey."
"Un discorso che non fa una piega."
"E poi, se non si ottengono i risultati sperati, la prima volta, in seguito si fa tutto con ancora più attenzione, no? Quindi, proprio per questo, non penso andrà male, stavolta."
Fai un momento di pausa, e ti umetti le labbra, prima di parlare.
"Secondo lei." Dici.
"Beh, certo. Ma... Oh, non si preoccupi comunque." Fa un sorriso piuttosto... candido "Credo che stanotte mi verrà voglia di parecchio tè, me lo sento. Fiumi di tè."
Incurvi un angolo delle labbra verso l'alto.
"Le verrà la nausea, alla fine. E andrà persino sempre in bagno."
"Sopporterò lo sforzo." Ridacchiò.
Non cambi comunque espressione.
"Beh, veda di non svegliarmi troppe volte col suono dello scarico."
Il suo ridacchiare si trasforma in una piccola risata, mentre, ormai l'atmosfera meno tesa di prima, toglie il tappo all'ampolla.
E te la porge.
Tu l'afferri con la mano sinistra e la guardi appena contro luce, tenendola ferma davanti alla fiammella della candela sul comodino; la luce di tutta la stanza è così fioca, però, che non riesci a scorgere il colore dei riflessi del liquido; vedi solo un indistinto ammasso scuro, pronto per essere bevuto. Riporti l'ampolla sotto il tuo naso, ed inspiri. L'odore ricorda vagamente quello del caffè. Un caffè forse non appena tostato, magari lasciato al freddo per un giorno intero, ma sempre di caffè si tratta, in entrambi i casi.
"Alla salute." Mormori, ironico, e mandi giù tutto in un unico sorso.
Anche il sapore ricorda vagamente quello del caffè un po' invecchiato, sebbene, però, la consistenza della pozione sia molto più densa. E vischiosa, anche.
La pozione che ti davano da prendere, prima, era talmente dolce che ti faceva quasi venire la nausea, ed era abbastanza densa, sì, ma non così tanto.
Alla faccia delle piccole modifiche.
"Tutto a posto?" Chiede subito O'Dampand, neanche il tempo di farti finire di ingoiare, quasi.
"Un po' presto, per dirlo." Rispondi.
Lei non dice niente, ma prende l'ampolla vuota e la rimette al suo posto, dopo averla nuovamente richiusa con il suo tappo.
"Allora... Buonanotte." Conclude lei, rimettendosi in piedi, già pronta – come è giusto che sia, d'altronde – per tornare nella sua – provvisoria - camera.
"A domani."
E a quel punto lei va via, accostando appena – non chiudendo – la porta della stanza dietro le proprie spalle.
Si tratta solo di far passare la notte. Si tratta solo di aspettare.
Anche stavolta, come sempre, dovrai rimanere così, inerme, a contare i minuti nella speranza che accada o non accada qualcosa.
Di nuovo non hai voce in capitolo, qualcuno decide per te – persona fisica o destino che sia – e a te tocca soltanto sottometterti, non protestare contro il tempo che scorre troppo lentamente, ma restare così, fermo. Come se anche un piccolo movimento potrebbe portare ad una conseguenza diversa da quella che altrimenti accadrebbe. Come se stando fermo tutto possa andare bene.
Non sei mai stato molto di questa idea, nella vita.
Ma adesso non è che tu possa fare altrimenti.
Il punto è che, sicuramente, il tempo passerebbe più velocemente se tu riuscissi ad addormentarti, su questo non c'è alcun dubbio. Peccato che, come prima di metterti a letto, stavolta il sonno pare non esistere, per il tuo corpo o per la tua mente. Sei tutto in attesa, ogni muscolo ed ogni neurone vuole aspettare lì con te.
E quindi... Attendi.
Attendi.
Attendi.
E non succede niente. Nulla di positivo, ma neanche nulla di negativo, perlomeno.
Non sai quanto tempo possa essere passato, in realtà, col fatto che sei da solo e, soprattutto, col fatto che non stai praticamente facendo nulla.
Dopo un po' persino ti stanchi di fissare punti della tua stanza che sai a memoria da una vita. È tedioso.
E cominci proprio a sentirti le membra stanche; e non solo quelle, ma anche la mente, finalmente. Senti che il sonno che poco prima aveva deciso di disertare ora sta tornando sui suoi passi e sta timidamente ripresentandosi al tuo cospetto.
Le palpebre ti si abbassano, ma un momento dopo sono di nuovo completamente su, come se all'improvviso tu abbia sentito un rumore che in realtà, però, neanche esiste. Forse ti aspettavi che, casomai sarebbe dovuto succedere qualcosa, quel qualcosa sarebbe avvenuto poco dopo aver preso la pozione. Non avevi considerato che sarebbe dovuto passare tutto quel tempo. E invece... E allora, magari, inconsciamente pensi che, se non è accaduto qualcosa finora, non accadrà più. Sempre né di positivo né di negativo, è chiaro. E forse è per questo che senti la paura svanire appena, proprio per far posto a quel sonno che ora diventa sempre più presente.
D'improvviso senti dei leggeri passi lungo il corridoio: è di sicuro O'Dampand che fa avanti e indietro. Non credi che farà davvero avanti e indietro tutta la notte. Quantomeno... lo credi.
Alla fine le palpebre ti si abbassano nuovamente, e diventano troppo pesanti da potersi rialzare.
Niente e nessuno ti sveglia per tutta la notte.
Quando la mattina apri gli occhi, devi un momento fare mente locale sul perché ti senti lo stomaco in subbuglio in quella maniera particolare. Oltre gli scuri sai, tramite la luce che riesce ad entrare comunque nella stanza, che il sole è già alto e che hai dormito molto più di tutti gli altri giorni. Beh, è anche normale, considerando che, in fin dei conti, sei andato a letto più tardi della solita ora.
Con un leggero sforzo alzi la schiena, mettendoti seduto praticamente al centro del letto.
Non è successo niente. Non è davvero accaduto alcunché. Ti senti... 'bene' – più o meno – o comunque non diverso dagli ultimi tempi. Non ti senti ardere dentro, né consumare, né qualsiasi altra cosa. Hai preso quella pozione, ti sei anche riuscito ad addormentare... ed ora ti sei svegliato, il tutto in maniera più che naturale.
Non è successo niente.
"O'Dampand!" Chiami a voce abbastanza alta, una voce ancora un po' rauca a causa del sonno appena finito.
Un minuto dopo la porta della stanza si apre, e O'Dampand compare di fronte a te, sulla soglia.
"Oh, si è svegliato!" Risponde lei, entrando in camera e facendo qualche passo in avanti "Buongiorno. Allora come si sente?"
La guardi, rimanendo sempre seduto nella medesima posizione.
"Come al solito, nulla di anomalo."
"Bene! Cioè... Nel senso..."
"Sì, sì, ho capito in quale senso."
Fa un sorriso, lei, a quel punto, data la tua manifestazione di rara accondiscendenza.
Dopodiché, compiuti i soliti gesti di routine, vi ritrovate entrambi in cucina, per la colazione. Stavolta il caffè quasi ti ricorda la pozione assunta la sera prima, ma dopo già un paio di secondi non ci fai neanche più caso.
"Quindi è andato tutto bene. Nel senso... Non si è sentito male." Dice lei mentre si versa la sua, di tazza di caffè.
"Avanti, la smetta di dire 'nel senso...'." La rimbecchi "Lo so anch'io che, come non c'è stato nessun peggioramento, non c'è neanche stato nessun miglioramento."
Lei guarda per un momento da un'altra parte, prima di sedersi e di riposare lo sguardo su di te con un lieve movimento della testa.
"Sono sicura che è una pozione che non ha effetto immediato."
"O'Dampand, non si azzardi a provare a consolarmi."
"Ma non stavo provando a... consolarla. N--"
"E se mi dice di nuovo 'nel senso' con quel tono fastidioso, le rovescio il caffè addosso."
Lei inarca entrambe le sopracciglia, continuando a fissarti praticamente incredula.
"Siamo passati alle minacce fisiche?" Dice.
"Oh, da che pulpito."
E, cosa che rende appena appena incredulo te, stavolta, lei scoppia a ridere. Letteralmente. Si mette a ridere tutta assieme, per poi far durare quella risata giusto tre, o, al massimo, quattro secondi scarsi.
"Oh..." Si posa una mano all'altezza del cuore, mentre riprende fiato e la sua espressione torna più... normale. O comunque quella che ha di solito "Che dice, sarà necessario mandare un gufo al San Mungo per mettere al corrente il professor Sherman?"
"La guaritrice è lei, quindi presumo sia compito suo." Dai un sorso al caffè nella tua tazza – di nuovo quella verde "E poi immagino che, qualsiasi cosa dirò, farà comunque di testa sua."
"Sì, quello è vero." Ammette con un leggero sorriso "Ma ero curiosa di sapere se magari volesse farlo penare ancora un po'."
Di nuovo, per la seconda volta, la guardi incredulo.
"Come mai di così ottimo umore?" Le chiedi, a quel punto.
Lei ci pensa un momento, guardando distrattamente il soffitto, prima di rispondere.
"Beh... Intanto non mi è morto durante la notte..."
"Sì, immagino le noiose pratiche da compilare, nel caso."
"... E poi dev'essere tutta quella teina che ho mandato giù. È peggio del caffè."
"Che comunque sta bevendo tutt'ora."
"Ah, ormai ne sono praticamente assuefatta."
Incurvi un angolo delle labbra verso l'alto.
"Quindi..." Aggiungi, infine "Scrivere quella lettera fra un'ora o due non cambierebbe poi così tanto. Giusto?"
Lei ricambia il sorriso. Nel senso, lei fa un sorriso, il tuo quel che è, è.
Nel senso.
"Ma sì, la soddisfazione finale, d'altronde, vale l'attesa."







Angolo Autrice:

Si fanno piccoli passi avanti, piccolini, ma non per questo meno importanti!

... Vi ho già detto che questa fanfiction avrà uno sviluppo lento, vero? Credo che adesso ve ne siate resi conto praticamente tutti. Anche se, a dire il vero, fra non molto le cose si velocizzeranno un pochino, entro i limiti dello stilisticamente possibile, ovvio xD

Ma, dato che questo riguarda i capitoli futuri, non mi pare il caso cominciare a parlarne adesso!

Ebbene, spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto, e, mi raccomando, fatemi sapere quali sono le vostre impressioni! Fatemi felice e aumentate il mio feedback! ;)

ConvalescenzaWhere stories live. Discover now