8. Atteggiamenti realistici e quotidianità

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Ok, questa non è una guida canonica. La verità è che non vuole nemmeno esserlo, punto. Non ha un ordine, e non ci sto nemmeno pensando, di crearlo: c'è così tanta carne che ci vorrebbe un anno di preparazione, e solo per sistemarla sul fuoco. Presto faremo comunque un passettino indietro, usciremo un pochino dal tracciato. Proviamo a ripartire da zero. Alcuni di voi, infatti, mi hanno confessato di aver avuto un'esperienza simile a questa: seduti al computer, lo schermo acceso, l'editor aperto. Il foglio? Bianco. Il cursore lampeggia, vi chiama, ma non sapete come accontentarlo. A me capita coi biglietti di auguri, quei maledetti sono sempre così difficili...
In ogni caso, il famoso blocco dello scrittore esiste e non guarda in faccia nessuno. Nei prossimi capitoli, quindi, parleremo un po' della costruzione della trama, di metodi ne esistono tanti. Non anticipo nulla, ma ho per le mani qualcosa che potrà tornare utile a molte persone.
Bene, di nuovo a noi. A questo giro vorrei darvi solo qualche "trucchetto flash", qualche segreto in più per rendere più realistici i vostri personaggi. Nello scorso capitolo abbiamo parlato del mondo dei racconti in generale, oggi scendiamo nel particolare. Mostrerò come al solito casi concreti, i soliti autori, tanto per intenderci, così tutti voi comprerete i loro libri, quelli faranno ancora più soldi e alla fine mi telefoneranno e mi ringrazieranno (e magari mi pagheranno pure, per tutta la pubblicità che gli sto facendo).
Spegnete il motore, diamo una controllatina alle gomme. Due calcetti, tanto per essere sicuri che sia tutto a posto. E mentre voi menate peggio di rugbisti, io ne approfitto per dirvi che...


A VOLTE I PERSONAGGI FANNO IL CONTRARIO DI CIO' CHE AFFERMANO

«Adesso tiro fuori un po' di formaggio e salatini», ha detto Terri.
Però non si è mossa. Non si è alzata per prendere le cose.

Questo è Carver in Di cosa parliamo quando paliamo d'amore, sempre lui. Qui il concetto è semplice, pulito: avete mai pensato, voi, di scrivere una cosa così? Spesso, nei racconti, crediamo che se qualcosa non deve succedere allora non ha senso parlarne, sprecare spazio utile. Ma i personaggi non sono teste parlanti, c'è sempre un motivo dietro a ogni loro scelta, azione, qualcosa che li spinge ad agire o a non agire. Anche il non fare può nascondere un'intenzione: una bugia, a volte una dimenticanza. Oppure, come in questo caso, si cerca solo di tranquillizzare qualcuno, di tenerlo sotto controllo.


RIBADIRE NON FA MAI MALE

Questo viene dal racconto Perché non ballate?, ancora una volta Carver. Raymond Carver è un vero maestro nel cogliere le sfumature più invisibili, i dettagli più piccoli, persino in situazioni apparentemente banali o innocue.
In questa scena, una coppia finisce davanti al giardino di un privato su cui è sparsa parecchia mobilia: questi ha bisogno di soldi, infatti, se ne vuole liberare. Sentite bene.

Lei scacciò una zanzara. Lui si alzo e si sistemò la camicia nei pantaloni.
«Guardo se c'è qualcuno in casa», disse. «Secondo me non c'è nessuno, ma se ci sono gli chiedo quanto vengono queste cose».
«Qualsiasi cifra ti chiedano, offri dieci dollari in meno. È sempre la cosa migliore», disse lei. «Mi sa che sono disperati o giù di lì».
«Il televisore non è male», disse lui.
«Chiedigli quanto viene», disse lei.

Anche in così poche battute, mi sono fatto un'idea abbastanza precisa dei personaggi: la ragazza, per esempio, me la immagino un tipo davvero poco sensibile, in questo momento ha fretta ma è anche eccitata per aver annusato una qualche occasione. Voi che ne pensate?
Carver poteva anche scrivere: "La ragazza si avvicinò al televisore con sguardo famelico. Che fortuna essere passati di qui per primi, pensò". Questa soluzione, però, suona un pochino falsa, o forse è soltanto debole. Le azioni e reazioni di un personaggio, infatti, o quello che dice, valgono più di mille indicazioni dell'autore. Gli anglosassoni hanno questo motto: Show, don't tell ovvero Mostralo, non dirlo.
Ora andate a rileggere un vostro racconto, uno a caso, e provate a contare quante volte avete cercato di convincere il lettore soltanto a parole. Se io dico che un'aspirapolvere è sensazionale, la comprereste? Probabilmente no. Ma se lavo, lucido e asciugo la vostra casa in meno di mezz'ora, non ci fareste almeno un pensierino? Se scrivo "Marco ha freddo", voi sentite di soffrire assieme al povero Marco? Ne dubito. Ma se dico che "Il cielo è scuro, un vento forte si è appena alzato e Marco solleva il bavero della giacca", non va un pochino meglio?
Fatti, non parole: ora che ci penso, lo diciamo anche noi.

Lezioni di Scrittura Creativa - [2/8]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora