Red.

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Era mattina.
Mattina del 30 dicembre 1789.
Lady Isabell e il suo maggiordomo erano nella carrozza che li avrebbe portati nella dimora di famiglia.
《 Milady, vi sentite bene? 》
Lei distolse lo sguardo dal paesaggio esterno:《 Sì, Archy. Sarà la decima volta che me lo chiedi! 》
Il maggiordomo sospirò:《 Milady, non vorrei darle fastidio ma la vedo molto pallida e sulla nave stavate quasi per rimettere più volte. E lo sappiamo entrambi che lei non soffre il mal di mare. 》
Isabell roteò i suoi luminosi occhi viola dove solo vicino alla pupilla si poteva notare qualche sfumatura azzurra:《 Sarà che sono stanca. La Francia non mi è piaciuta affatto, un posto troppo pieno di scompiglio e ... 》
Si bloccò un secondo ripensando alla notte in cui era stata violentata.
Si ricordava ancora il nome di quel bell'uomo che, purtroppo, non aveva affatto le migliori intensioni: Fersen.
Qualche volta a Corte ne aveva sentito parlare: il nobile svedese amante della regina Maria Antonietta.
Dopo questa cosa le sarebbe potuto accadere di peggio?
Assolutamente nulla. Solamente ritrovarselo davanti.
《 Lady Isabell? 》
Lei scosse la testa per ritornare al presente: 《 Sì, Archibald? 》
Lui sorrise:《 Guardate che qui siamo in territorio inglese, si può togliere quella parrucca. 》
Lei alzò lo sguardo come per guardare quel ciuffetto castano chiaro che le arrivava fin sopra il naso:《 Finalmente! 》
E con fare frettoloso si fece cadere quell'ammasso di capelli finti lasciando vedere una chioma tenuta a chignon e una frangetta appuntita di un colore tra il rosso Borgogna e rosso Granata luminoso.
Archibald sorrise e lei ricambió sollevata: 《 Quanto sono mediocri con la convinzione che la gente dai capelli rossi sia servitrice del diavolo! 》
***
A Versailles sembrava una mattina come le altre: la neve che cadeva lentamente sui giardini reali e il ghiaccio ricopriva le fontane maestose.
La regina stava alla finestra, le mani posate sulle cosce fasciate dal vestito viola mentre sedeva sul divanetto rosso.
Ormai era tutto ciò che le rimaneva da fare.
La Corte stava cadendo, lo sapeva bene, e con essa sarebbe caduta anche lei. Quindi era meglio godersi i suoi ultimi splendori e i suoi ultimi momenti.
Fersen era uno dei pochi nobili rimastole fedele mentre vedeva gli altri, pian piano, andarsene uno ad uno come foglie in autunno.
Ormai erano passati così tanti anni dalla prima volta che lo aveva incontrato che sapeva tutto di lui, ne riconosceva anche il fresco profumo.
E riconobbe anche i suoi passi che si avvicinavano sempre di più dall'altro lato della porta.
《 Avanti. 》
La porta si aprì lentamente.
《 Vostra maestà, come state oggi? 》
Fersen fece un inchino elegante e lei sorrise, stanca:
《 Come sempre, ormai, mio caro Fersen. Sento le mie ore passare e la fine avvicinarsi sempre di più. Mi fa tutto un po' paura e sento che ho fatto mille errori... 》
《 Mia regina, ma cosa dite? 》
Lei lo guardò con quegli occhi spenti:《 Non fate lo sciocco Fersen, ormai lo sapete anche voi che è la verità. 》
Lui abbassò lo sguardo e cadde in ginocchio mentre Maria Antonietta non si mosse di un millimetro.
《 M-mia regina... io ... ho fatto un peccato... 》
《 Siete andato con un altra donna? 》
Fersen sobbalzò e lei si trattenne un risolino:《 Quella notte non eravate nel mio letto. 》
Lui si sentì sprofondare e gli scivolò una lacrima:《 Ve ne prego, perdonatemi mia regina. 》
Lei gli si avvicinò:《 State tranquillo Fersen, vi perdono e non posso far altro che capirvi. Anche a uomini come voi, stare accanto a una donna come me, può far del male. 》
Lui la guardò mentre gli sorrideva:《 Fersen, ve ne prego, andate da lei. Sarete più felice. 》
《 Ma cosa dite vostra maestà?! Io amo solo voi! 》
Lei sorrise dolcemente:《 Anche io Fersen, anche io. Ma prima o poi le rose devono appassire per far spazio ai nuovi boccioli che saranno sempre più belli. 》
***
Tre rose rosse.
Tre rose rosse erano sulla tavola della nuova dimora Jarjayes.
Margueritte si era affrettata a metterle nel vaso appena le aveva viste davanti casa: sembravano così speciali, senza esser colpite dal freddo di fuori, che non riuscì a trattenersi.
Oscar, fra i suoi ribelli boccoli dorati, ne accarezzava i petali vellutati:《 Sembra così strano. 》
Erano tutti a tavola tra candele e cioccolata calda.
Margueritte guardò la figlia:《 Esatto, infatti non sono riuscita a trattenermi. Il miracolo della natura. 》
Oscar sorrise:《 Eh già. 》
Quel giorno c'era particolarmente silenzio fra di loro, non se ne sapeva il motivo, ma al generale pesava parecchio e per questo espose il primo argomento che gli si formuló in testa:
《 Ragazzi, parliamo di cose un po' più serie. 》
I presenti si misero composti ad ascoltarlo, abituati ai drastici discorsi del generale.
Lui li guardò per bene per poi sentenziare lasciando di stucco i ragazzi: 《 Avete deciso i nomi per questi bambini che nasceranno? 》
Si misero a ridere ma poi Andrè parlò :《 In realtà no, non abbiamo neanche un'idea. 》
Oscar accennò un "sì ".
Augustin li guardò:《 E che cosa state aspettando? Forza, almeno provate delle idee! 》
I due fecero per pensarci e iniziò Andrè : 《 Andrè junior. 》
I presenti lo guardarono in malo modo.
《 Andrè, per l'amor del cielo! 》
Lui si mise a ridere:《 Tranquillo Alain, non ero serio. 》
《 Menomale! 》 e Alain sospirò.
《 Comunque se fosse un maschio lo chiamerei Reynier. 》
Il generale si rizzò sulla sedia:《 A-Andrè... 》
Oscar lo guardò, anch'ella stupita.
Lui continuò :《 Sì, insomma. Anche se una volta il generale ha cercato di ucciderci ed è sempre stato contrario al fatto che io e Oscar stessimo insieme... 》 Si bloccò di botto.
Tutte le parole mai dette in trent'anni ora stavano per prendere il sopravvento.
Era sicuro di poterle dire?
O forse era meglio tenersi i sentimentalismi per sé?
No, forse è proprio meglio buttarsi.
Vide il generale sporgersi di più verso di lui:《 Sento che c'è un "ma". Forza ragazzo, parla. 》 e seguì un tenero sorriso.
Andrè si fece un po' di forza, era rimasto sempre il solito bambino di un tempo dove ci voleva del coraggio per dire le cose belle.
《 Ma, alla fine, per me è stato come un padre. Quel padre che non ho mai avuto. Mi ha dato una casa, un tetto, un letto caldo, dei vestiti non fatti di pezze e rintoppati, mi ha permesso di imparare a tirar di scherma e a cavalcare, mi ha permesso d'imparare a leggere e scrivere potendo assistere alle lezioni con il maestro insieme alla cosa più grande che mi ha dato: lei. 》 e sorrise verso Oscar a cui le guancie si erano tinte di porpora.
Il generale si ricompose, sul volto un bellissimo sorriso e, nascosta da una mano appoggiata alla guancia, una lacrima di felicità.
《 Che parole meravigliose Andrè. 》 disse dolcemente Esperanza.
《 Grazie. 》 rispose ancora sorridente.
Poi fece capolino Nanny che, ancora, si stava asciugano le lacrime col suo fazzoletto bianco:《 E se fosse femmina? 》
I due si fermarono un secondo a guardarla, era come se nulla lo venisse in mente.
Oscar si concentró insieme ad Andrè: sentì una voce.
Sembrava quella del suo bambino.
Sentì un nome formularsi nella sua mente: Alexian.
A sentir quel nome non si tirò indietro per alcun motivo e, come di tutta fretta, lo pronunciò:《 Alexian. 》
Andrè la guardò:《 Come mai questo nome? 》
Lei si sentì per un attimo alle strette: non poteva dire che gliel'aveva detto il suo bambino, l'avrebbero semplicemente presa per pazza.
《 Ehm... mi piace. 》
Margueritte sorrise:《 Concordo con mia figlia, questo nome ha anche un bellissimo significato. 》
Andrè si incuriosì:《 Quale? 》
《 Alexian vuol dire "colei che protegge". 》
Alain fischió:《 Ma che gran nome! Sicuramente degno della figlia del miglior comandante mai avuto e nipote del miglior generale di tutta Francia! 》
Si misero a ridere per poi passare a guardare tutti Esperanza ed Alain.
《 E voi ragazzi? 》
Alain si grattò la nuca:《 Non saprei ... 》
Esperanza esitò un secondo ma poi parlò: 《 Se fosse maschio lo vorrei chiamare Joseph Fernando Filippo. 》
Alain la guardò:《 Tutti questi nomi? 》 fece con fare beffardo.
Lei lo guardò leggermente accigliata:《 Perlomeno ne ho messi pochi, in Spagna se ne usano molti. 》
《 E come mai proprio questi? 》
Lei sorrise dolcemente:《 Joseph è un nome che mi piace, invece, gli altri due sono i nomi dei miei fratelli minori. 》
Alain le sorrise teneramente accarezzandole il viso.
《 E se fosse femmina, Alain? Come la chiameresti? 》
Lui si fermò di botto, lo stomaco si contorse, ma alla fine lo aveva deciso fin da subito:《 Dianne. 》
Le persone presenti rimasero in silenzio: non c'era bisogno di spiegazioni per quel nome.
Esperanza lo abbracciò forte:《 Per me va bene. È un nome bellissimo. 》
Il generale fece un finto colpo di tosse:《 Si è fatto tardi, sarebbe meglio andare a letto. 》
Tutti annuirono e si andarono a preparare per la notte.

Oscar e Andrè si misero a letto, si baciarono e si scambiarono un tenero sguardo: 《 Buona notte amore. 》
《 Buona notte Madam Grandier. 》
E chiusero gli occhi per un sonno profondo.

Era da molto che Oscar non sognava, le sembrava quasi strano.
All'improvviso si ritrovò davanti a suo figlio, quel bambino non poteva avere più di 6-7 anni.
《 Bambino mio. 》
Lui le sorrise dolcemente:《 Ciao mamma. 》
Lei ricambió il sorriso:《 Sei stato tu a dirmi il nome per tua sorella, vero? 》
Lui fece un piccolo risolino:《 Esatto. 》
《 Proprio un bel nome. 》
Il bambino portò in avanti qualcosa che teneva dietro la schiena: una rosa rossa.
Oscar la guardò: era di un rosso Borgogna splendente.
《 Vedi mamma, questa è una semplice rosa rossa ma, se la guardi bene è speciale. 》
Gliela porse e Oscar sorrise: tra le mani aveva qualcosa del suo bambino.
《 Abbine cura. 》
E tutto si rifece buio.

Oscar si svegliò dalla luce che arrivava dalla finestra.
Fece per stringere i pugni, ma sentì qualcosa fra le dita e il palmo.
Guardò in quella direzione: era la rosa che le aveva dato suo figlio.
Rimase sorpresa, sorrise dolcemente.
《 Grazie. 》
E la portò al petto mentre richiudeva gli occhi sorridendo teneramente.

Lady Oscar- Sarai per me il mio amore unico.Onde as histórias ganham vida. Descobre agora