Capitolo 60 ✔️

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Aperta la botola con un calcio, sono dentro l'edificio. Prendo il fucile dalla spalla e lo punto davanti a me, lasciando accesa una luce posizionata sopra la canna. Illumino prima in basso, poi verso il corridoio. E' deserto, perciò proseguo con Tobias dietro di me. Le mie scarpe scricchiolano su del vetro precedentemente rotto. "Tris" sibila lui dietro di me. Mi giro stando attenta a non puntargli la luce negli occhi. Con la sua indica una rampa di scale. La conosco alla perfezione, dai tempi della rivolta contro gli Eruditi. Metto il piede sul primo gradino, quando la sua mano mi ferma; un brivido mi percorre la schiena. Lo lascio passare mentre gli copro le spalle. Dopotutto è un suo dovere affrontare colei che lo ha creato. Ad ogni scalino la tensione sale e io mi sento il cuore scoppiare mentre sposto il mio peso sull'ultimo gradino. Mi guardo indietro e vedo una luce, Zeke e Chris, ovviamente. Christina mi fa un cenno con il capo come un segno a dire:" Andate, vi copriamo noi". E' rassicurante ma allo stesso tempo non lo è: se c'è bisogno di qualcuno che ci copra le spalle allora vuol dire che il pericolo è imminente. Metto a tacere i miei pensieri sapendo benissimo che non mi sono d'aiuto a mantenere la calma. Tobias appoggia la mano sulla maniglia, ma non la apre e si gira verso di me. Cerca il mio sguardo, perché gli sia di conforto. Provo a rassicurarlo, gli appoggio una mano sulla spalla. So che questi piccoli gesti possono essergli d'aiuto: se ci fosse stato qualcuno al mio fianco quando ho sentito partire il colpo che ha ucciso mia madre probabilmente non mi avrebbe trattenuto dal far scorrere le lacrime, ma mi sarebbe stato di supporto. Accenna un sorriso e si gira spalancando la porta. L'ufficio e totalmente cambiato dall'ultima volta. E' totalmente trascurato e solo la scrivania sembra essersi mantenuta in buono stato, o almeno prima che fosse macchiata dal sangue. Mi tappo immediatamente la bocca per non urlare, ma non posso evitare di far scappare un gemito. La sedia è rovesciata a terra, le carte, le mappe.. sono sparse sul tappeto. Tra la sedia e la scrivania c'è il corpo accasciato di Evelyn. I suoi capelli ormai tendenti al grigio le formano come una corona argentata intorno alla testa. Gli occhi sono aperti e le pupille puntano verso un foglio in particolare salvato parzialmente dalla pozza di sangue che circonda il corpo. L'arma di Tobias cade e le sue gambe cedono nel sangue. Lentamente si avvicina al corpo di sua madre e gli passa una mano davanti al viso per chiuderle gli occhi, per sempre. Un passo dopo l'altro mi avvicino alle carte con queste mie gambe che ora sono giunco. Mi abbasso e raccolgo il foglio che prima avevo notato. E' una lettera ed è per Tobias. Non la leggo, non spetta a me. Mi dirigo verso di lui e lo tocco sulla spalla, nel punto in cui prima avevo appoggiato la mia mano, per rassicurarlo. Ma non posso mentire a me stessa: non lo stavo rassicurando. Lo stavo spingendo a uccidere sua madre. Ma lei ci ha preceduto. Gli passo la lettera. Sulle mie dita rimane del sangue, immediatamente me lo pulisco sui vestiti. Ripugnata dalla scena, ma soprattutto da me stessa. Il finale in ogni caso sarebbe stato questo. Per mano nostra o sua. In ogni caso saremmo stati spettatori della medesima scena. Reprimo per un momento il senso di ripugnanza per me stessa per concentrarmi nel confortarlo. Ma lui si alza, accartoccia il foglio ed esce senza una parola con la mascella serrata. Intanto arrivano i rinforzi e mentre assistono alla scena io mi faccio spazio tra la folla per seguire Tobias, finché una mano mi ferma. Christina, che ha già visto ciò che è successo, mi si para davanti. "Ha bisogno di stare da solo".

Tracce di Libertà [ Allegiant Fanfiction ]Where stories live. Discover now