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Chiudo gli occhi e mi godo le sue dita che accarezzano i miei fianchi, il mio fiato è pesante. -Allora miss George, che cosa vuole? In questo momento- abbasso gli occhi su di lui, il suo capo all'altezza della mia pancia. -Voglio te- sorride maligno. -E cosa ti fa pensare che sarai soddisfatta?- faccio un cenno con la testa per indicare il rigonfiamento dei suoi pantaloni, scoppia a ridacchiare e la mia testa si rovescia indietro quando le sue labbra si appoggiano sul mio ventre. Torno con gli occhi a lui contrariata quando spezza il contatto con me. Corrugo le sopracciglia quando scrolla le spalle e sbuffa.

-Ti svegli o no?! Elisabeth!- spalanco gli occhi e mia madre entra nel mio campo visivo. Mi sento frastornata e accaldata. Merda, di nuovo quel sogno. -Si, sono sveglia- mia madre sbuffa -Almeno il giorno del tuo compleanno potresti darmi retta e alzarti quando ti chiamo, per un giorno potresti non arrivare in ritardo a scuola- alzo gli occhi al cielo e appoggio i piedi scalzi sul pavimento freddo. Alzo gli occhi su mia madre, ancora ferma davanti a me, adesso però sorride e ha un bel sorriso sul volto -La mia bambina fa diciassette anni!- ridacchio e prendo il pacchettino tra le sue mani, apro il sacchetto e prendo una scatolina blu. All'interno ci sono due orecchini con i brillantini rosa, sono fantastici. -Grazie mamma- mi alzo e la abbraccio -Sono meravigliosi, davvero-,-Sono contenta, ma adesso muoviti o facciamo tardi- annuisco e la donna esce dalla stanza. Mi vesto con un maglione largo, tonalità sull'azzurro chiaro, un paio di leggins neri e le vans. Vado in bagno lavandomi in fretta la faccia, i denti e raccolgo i capelli in una cipolla disordinata. Mi trucco con una linea di l'eye-liner e mascara ad incorniciare gli occhi castani. Mi congratulo con me stessa per aver preparato lo zaino di scuola il giorno prima, torno in camera e metto gli orecchini che mi ha appena regalato la mamma. Diciassette anni, mi sento vecchia. Infilo la giacca di pelle e lo zaino in spalla, prendo il telefono ancora attaccato al caricabatterie e sono pronta per scendere. Mentre raggiungo la mamma in salotto il mio telefono vibra, apro il messaggio di Liam.

Da: Doggy
C'è la mia migliore amica che fa diciassette anni oggi

Ridacchio, non solo per il messaggio, ma per il nome con cui è salvato Liam, mi fa sorridere tutte le volte che lo leggo. L'avevo chiamato così per via di una ragazza a cui Liam moriva dietro, la seguiva come un cagnolino per poi scoprire che lei è solo una gran zoccola.

A: Doggy
Davvero? Falle gli auguri anche per me

-Mamma sono pronta- sorride -Strano, siamo quasi in orario- apro la porta di casa mentre la mamma infila le scarpe.

Da: Doggy
Sei sicura per oggi?

A: Doggy
Assolutamente, non ho voglia di farmi il compleanno a scuola

Usciamo di casa e salgo in macchina mentre la mamma finisce di chiudere la porta di casa.

-Buona giornata tesoro- sorrido alla mamma e ricambio il saluto, scendo dalla macchina, siamo davanti al cancello della scuola. Liam è già all'angolo che mi aspetta, appena lo raggiungo le sue braccia si avvolgono intorno alla mia schiena e mi solleva stritolandomi -Auguri principessa- lo stringo a mia volta -Grazie Liam- mi lascia -Il regalo te lo do stasera quando vieni da me- annuisco sorridendogli -Non ti dovevi disturbare- scrolla le spalle -È il tuo compleanno, il regalo deve esserci!- sorrido, Liam è il mio migliore amico. Siamo sempre stati solo io e lui, lo conosco dalla prima media circa, da li non ci siamo più lasciati. -Sei pronta?- porto lo sguardo sulla strada, mi guardo intorno, mia madre se ne è andata -Possiamo andare- io e Liam prendiamo la via opposta all'entrata di scuola e ci avviamo alla metropolitana. Abito in un paese dimenticato da Dio a circa un'ora da Londra e Liam ha accettato di saltare con me la scuola per regalarmi un giorno diverso dagli altri, faremo in giro a Londra, mangeremo in un McDonald's e torniamo a casa prima che ci scoprino.

-Beth, stai vicino a me o ci perdiamo quo dentro- annuisco a Liam, la metropolitana è intasata di gente a quest'ora, a mala pena c'è lo spazio per camminare. -La metro è quella!- la mano di Liam prende la mia ed inizia a tirarmi verso la metro ferma davanti a noi. Sto cercando di stare dietro al ragazzo mentre saliamo sulla metro, ma improvvisamente la sua mano non è più intorno alla mia -Liam!- lo vedo cercare di voltarsi, ma le persone che lo spingono per salire non gli permettono di fare niente -Beth! Sali, Beth!- mi blocco quando le porte si chiudono davanti a me, la mia bocca si spalanca. Liam arriva davanti al vetro che ci separa e fa dei gesti guardandosi intorno, non lo sento. La metro parte e io resto immobile come una cogliona, bene, che dell'inizio di una giornata di merda. Prendo il telefono e guardo le tacche presenti, c'è n'è solo una, merda. Provo ad avviare la chiamata, sono qualche secondo si avvia e, anche se lo sento malissimo, Liam risponde.
"Ma sei rimasta giù?!"
"Non ho fatto apposta Li! Non sono riuscita a salire!"
"Che cosa fai quindi?"
"Di queste metro ce n'è una ogni dieci minuti, aspetto la prossima, tu fermati appena arrivi a Londra"
"Ti aspetto alla fermata"
Chiudo il telefono e alzo gli occhi al cielo. Fanculo.

Mi alzo dalla sedia rossa quando vedo arrivare la mia metro e mi avvicino velocemente appena si ferma, non rimango giù un'altra volta. I posti a sedere sono tutti occupati, mi attacco alla sbarra di ferro sopra di me e cerco di stare in equilibrio. Appena la metro parte un corpo si scontra con il mio alle mie spalle e per poco non cado. -Mi scusi, ho perso l'equilibrio- mi volto e la mia bocca si spalanca -Miss George?- oh mamma.

No, It's Daddy |H.S.|Where stories live. Discover now