Capitolo quattordici

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"Il tuo profumo fa a cazzotti con quella che sei: lui così dolce, mentre tu una tigre."

(Un posto nel mio mondo)


L'indomani, in biblioteca, arrivò Thomas, puntuale come sempre.

Voleva portarmi a pranzo, ma io avevo deciso di preparare un cestino da pic-nic e andare a mangiare in spiaggia.

Quel giorno era abbastanza ventilato, il cielo terso e un sole che spaccava le pietre.

Si stava benissimo, quindi perché non approfittare di quella meravigliosa giornata?

«Ciao, baby», mi fece un occhiolino, ricomponendosi subito dopo, quasi avesse detto qualcosa che non doveva.

Lo guardai curiosa, per poi salutarlo a mia volta.

«Ciao, baby», dissi la stessa cosa, e ciò lo fece ridere.

Spensi il computer ed entrambi ci dirigemmo verso l'uscita solo dopo aver salutato Phoebe.

«Cosa c'è lì dentro?», chiese, indicando il mio cestino.

«Ho voglia di mangiare in spiaggia, oggi. Ho preparato tutto. Ci ho anche infilato qualche birra».

«Uhm, e come mai questa decisione improvvisa?»

Feci spallucce, cercando di mostrarmi come la ragazza più indifferente del mondo.

«Avevo voglia di andare al mare».

Lo vidi irrigidirsi all'istante, si passò una mano tra i capelli, mentre io ero convinta al cento per cento di averlo già smascherato. Ma volevo me lo rivelasse lui e mi spiegasse il perché di creare un account anonimo per parlarmi.

Mi chiesi anche come potesse sapere della mia pagina blog, ma a quello avrei indagato più tardi.

Una cosa era certa: con le buon o le cattive me lo sarei fatto dire.

Questo era poco ma sicuro!

Quando arrivammo alla spiaggia libera, misi un telo enorme sulla sabbia e ci appoggiai sopra il mio cestino per il pranzo.

Avevo preparato panini di vari gusti, messo dentro perfino qualche merendina, acqua, birra e, ovviamente, il suo succo preferito.

Thomas portava una maglietta bianca un po' aderente e con il vento che gliela appiccicava ancora di più al petto, cercai di non arrossire.

Era favoloso.

I capelli color miele scompigliati e gli occhi più blu del mondo mi guardavano con curiosità, mentre riponevo il cibo sul telo.

Il suo sguardo, poi, vagò verso il mare. Quel pomeriggio era pensieroso, proprio come se volesse dirmi qualcosa e non sapesse quali parole usare per farlo.

Per attirare di nuovo la sua attenzione, decisi di rimanere in costume, cosa che ebbe l'effetto immediato di avere di nuovo il suo sguardo su di me.

«Stai scherzando, vero?», chiese, sgranando gli occhi e cominciando a fumare di rabbia.

«Di cosa parli?», feci finta di niente, anche se sapevo benissimo dove volesse andare a parare.

«Quel costume è peggio di tutti gli altri», imprecò, poi, a bassa voce, mentre a me veniva quasi da ridere.

«Ti comporti come un ragazzo geloso, Thomas Lewis», lo provocai, non accennando a risedermi.

«Hai intenzione di restare in piedi per molto?»

Questa volta fui io a guardare il mare, provando la voglia di buttarmici dentro e distrarre per un po' il mio cuore.

«Ho voglia di farmi un bagno>», e senza aspettare nessuna risposta, mi diressi verso la riva.

Un amore all'improvviso, in un giorno come tanti.Where stories live. Discover now