Capitolo due

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«Colen», sussurrai, guardandolo con occhi sgranati.

«Skyler! Mi hai fatto venire un colpo», sbottò lui, mentre scuoteva la testa come a non crederci.

Era diverso dall'ultima volta che l'avevo visto: si era alzato e la sua corporatura era più tonica e massiccia.

Era cresciuto, ed era sempre bellissimo.

«Stai bene? Ti vedevo lì, in mezzo alla folla e alla schiuma e...», si fermò un attimo, facendo un gran respiro, «sembrava non riuscissi a respirare», riprese con tono preoccupato.

«Sto bene», riuscii a dire solo, mentre sentivo le mie guance accaldarsi per la vergogna.

Non pensavo avrei fatto ancora così tanta fatica a parlare con lui. Il fatto di non riuscire ad elaborare nulla di sensato mi angosciava enormemente.

Il mio corpo si comportava in modo strano in sua presenza.

Sentivo essere scossa dai brividi, nonostante i quaranta gradi.

«Posso offrirti qualcosa da bere?», mi chiese, mentre dopo un anno rivedevo per la prima volta il suo meraviglioso sorriso e quelle dannate fossette che mi facevano impazzire.

Feci un cenno di consenso con la testa e procedemmo verso il bancone dei drink.

Mentre camminavamo, i nostri corpi si sfiorarono e un altro brivido mi percosse il corpo.

«Hai freddo?», chiese lui, guardando attentamente le reazioni del mio corpo.

«No, sono solo un po' scossa da prima», "bugiarda", pensai dentro di me.

Una volta presi i drink, ci sedemmo sulla stessa scalinata in cui ero seduta precedentemente con il ragazzo biondo.

«Allora, come te la passi? Raccontami un po'...», chiese lui, prendendo un sorso del liquido rosso che aveva comprato.

«Non ho molto da dire, in verità», il suo interesse verso di me mi fece sorridere teneramente, «Dovevo partire per l'Italia quest'anno, ma il viaggio e il soggiorno costano troppo. I miei non hanno cifre simili, perciò devo trovare un lavoro per poter mettere da parte dei soldi», gli confidai, nonostante non lo vedessi da un anno. Pensavo che non l'avrei rivisto più e, invece, ora eccolo di nuovo lì con me, a tormentarmi l'esistenza.

«Uh, capisco. Vedrai che riuscirai a fare questo viaggio, un giorno», disse sinceramente.

«Tu, invece?», mi era tornata la voglia di sapere ogni singolo dettaglio della sua vita. Ciò che non mi aveva mai dato l'opportunità di scoprire.

«Faccio l'università, studio biologia. Adoro tutto ciò che ha a che fare con la natura», fece spallucce, bevendo di nuovo.

«Wow, che tipo di biologo vorresti diventare?»

«Marino», rispose sicuro. Ricordavo che lui, come me, dopo le superiori era indeciso sul da farsi, ma ora sembrava aver decisamente trovato la sua strada.

«Ma ammetto di amare anche i serpenti», fece un sorrisone davanti alla mia espressione disgustata.

«Allora vivi proprio nel posto giusto. Almeno tu...»

«Non ti piace stare qui? Nella terra dei serpenti?», si morse un labbro divertito.

«Diciamo che preferirei un posto in cui non debba sempre aspettarmi di trovare un serpente appallottolato nella tazza del cesso».

La sua risata grassa mi percorse il corpo, facendomi rabbrividire.

Adoravo farlo ridere così. Avrei voluto farlo diventare un lavoro.

Un amore all'improvviso, in un giorno come tanti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora