Capitolo sette

5.3K 319 63
                                    




"In confronto al mondo mi sento quasi una lumaca.

Sì, perché mentre tutti vanno alla velocità della luce, io inciampo quasi sui miei stessi passi."

(Un posto nel mio mondo)





I lettori continuavano ad aumentare, come la mia felicità.

Non sentivo Colen da settimane, ma stranamente mi sentivo serena.

Non pensavo più in modo incessante a lui, probabilmente perché Thomas mi distraeva, portandomi in giro, al cinema, al pub, in piscina e a mangiare panini giganti accompagnati da patatine col ketchup.

Liz e Samuel erano culo e camicia, uscivano sempre insieme ed io ero contenta di vedere la mia amica così presa da qualcuno, forse per la prima volta.

Thomas, spesso, veniva in biblioteca a trovarmi per poi trascinarmi alle sue partitelle di basket.

Sembrava tutto perfetto, ma si sa, la perfezione non esiste o, se esiste, dura poco. Molto poco.

Era un giorno come tanti quando quella mattina, in biblioteca, concentrata sul computer a leggere i vari commenti alle mie frasi e pensare a cos'altro scrivere, entrò Colen Morris.

«Skyler», pronunciò il mio nome in modo così sexy che mi immobilizzai sul posto, «non sapevo avessi questa dote naturale nello sparire di punto in bianco», sorrise, per nulla dispiaciuto di non vedermi da un po'.

«Quella dote appartiene già a te, non vorrei mai rubartela», feci un sorriso tirato, un po' stanca delle sue provocazioni.

Ridacchiò, mentre girava tra i vari computer.

«Di cosa hai bisogno Colen?», chiesi, cercando di mantenere il controllo.

Fra tutte le biblioteche doveva venire proprio in questa. Ovviamente!

«Invitarti a prendere un gelato. Sai, odio lasciare le cose a metà», mi schiacciò un occhiolino, non sapendo a cosa si riferisse.

«Non hai lasciato proprio niente a metà», sbuffai, non vedendo l'ora, per la prima volta, che si levasse dai piedi.

«Invece sì. Andiamo da Sweet, devo parlarti di una cosa», si fece serio.

«Colen sto lavorando», lo informai, indicando la stanza.

«Sì, ma sul foglio attaccato alla porta d'ingresso c'è scritto che a mezzogiorno e mezza la biblioteca chiude. E sono le dodici e venti, perciò dieci minuti di attesa non mi ammazzeranno», concluse tranquillo.

«Come facevi a sapere che lavoravo qui?», gli chiesi d'un tratto.

«Qualche domanda alla tua amica Liz», fece spallucce, sorridendo subito dopo.

E quella era la volta buona che ammazzavo Liz.

Alzai gli occhi al cielo, pensando alla mia migliore amica traditrice.

«Un gelato per pranzo. Che culo!», dissi ironica, facendolo ridacchiare.

Spensi il computer, salutai Phoebe e mi lasciai condurre verso la gelateria dall'unico ragazzo a cui non sapevo dire no.

«Volevi parlarmi di qualcosa in particolare?», lo scrutai attentamente.

Sembrava perfettamente a suo agio, consapevole di essere bellissimo, mentre si gustava il gelato.

«Probabile», sorrise, facendo una lunga pausa prima di riprendere a parlare.

«Ho voglia di divertirmi... con te», disse con una naturalezza che mi fece aggrovigliare lo stomaco.

Un amore all'improvviso, in un giorno come tanti.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora