Prologo

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Ricordavo bene la prima volta che posai gli occhi su Colen Morris.

Era l'estate del 2014 e io avevo esattamente diciotto anni.

Portava una t-shirt che s'intonava alla perfezione ai suoi capelli corvini, mentre gli occhi verdi erano risaltati dalla pelle olivastra che doveva aver ottenuto dopo mesi di sole.

Di tanto in tanto sfoggiava un sorriso divertito che accentuava le fossette agli angoli della bocca.

Le ragazzine che gli ronzavano intorno non si preoccupavano minimamente di nascondere i loro sguardi maliziosi. Lo guardavano come leoni pronti ad agguantare la loro preda e lui, nel notarlo, sembrava provare una mera soddisfazione.

Io, invece, lo guardavo come se fosse un'improvvisa pioggia dopo un'eterna siccità. E, a Karratha, la pioggia non si vedeva proprio tutti i giorni.

Non avevo mai incontrato qualcuno che ostentasse così tanta sicurezza, che sembrasse dominare sugli altri in modo prorompente e quasi fastidioso.

Reincarnava quella che consideravo rappresentasse la perfezione e il non riuscire a distogliere lo sguardo dai suoi meravigliosi occhi mi faceva sentire una stupida.

Mi costrinsi a farlo solo quando lo vidi dirigersi verso il tavolo in cui eravamo sedute io e Liz, che intanto gli sorrideva amichevolmente.

«Guarda un po' chi si rivede. Ehy, biondina, come stai?», le chiese il ragazzaccio, facendomi sentire, per la prima volta, il suono della sua voce roca e sexy da morire.

«Colen Morris, quando la smetterai di far cadere tutte ai tuoi piedi?», domandò ironica, riferendosi alle ragazze intorno a noi che le lanciavano occhiate di invidia pura.

«Sono irresistibile, cosa posso farci», fece spallucce, mentre il suo sorriso faceva nuovamente capolino sul suo viso, provocandomi quasi una caduta dalla sedia.

Liz rise prima di sorseggiare la birra che aveva ordinato un'ora fa, «Com'è stato il liceo?», chiese poi, mentre Colen prendeva la domanda come un invito a sedersi con noi.

«Bene, ma credo mi mancherà da morire. Mi sento confuso ora, come se non sapessi bene cosa fare della mia vita», e mentre pronunciava queste parole, alzai finalmente lo sguardo su di lui, perché mi sentivo anche io così: persa.

«Tu, invece, andrai al college?», continuò a fare domande a Liz, senza degnare di uno sguardo me.

Notai la sua mano svolazzare per aria e fermare la cameriera che aveva appena finito di prendere ordinazioni al tavolo di fianco a noi, «Sophi, potresti portarmi una birra, per favore?», sfoderò il sorriso più sexy del mondo, mentre l'ex studentessa del mio stesso liceo si mordeva il labbro inferiore, guardandolo come se volesse saltargli addosso da un momento all'altro, cosa che, forse, stavo facendo perfino io.

Alzai gli occhi al cielo per quel pensiero perché, Cristo, non lo conoscevo nemmeno.

«Probabilmente non te la farà nemmeno pagare», sbottò indignata Liz, facendolo ridacchiare.

Aveva una bella risata, ma in quel momento sembrava quasi forzata, qualcosa di bel lontano dal divertimento.

Mi fece pensare a come, invece, poteva essere quella reale, e per un secondo mi immaginai una scena in cui facevo una battuta divertente e lui buttava la testa all'indietro, ridendo di gusto.

«Te l'ho detto: sono irresistibile», mi riportò alla realtà. Appena posai gli occhi nuovamente su di lui, notai che non stava più guardando Liz: stava guardando me.

Un amore all'improvviso, in un giorno come tanti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora