capitolo 1

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Eccoci finalmente. Oggi arrivo a casa di Henrie, tra le verdi campagne di Stendford... è da tanto che non vedo mio nonno. Vive in una casetta dedicandosi all'agricoltura da quando ne ho memoria, e beh l'ultima volta che sono andata a fargli visita ero una bambina che gettava goffamente i primi passi; in verità è sempre stato Henrie a venire da noi, a casa, ho così pochi ricordi della mia infanzia tra i campi con lui che, nonostante la mia permanenza lì sarà lunga, non penso che mi mancheranno i miei genitori... almeno non più di tanto; i miei lavorano sempre, ed è proprio in estate, il periodo in cui penso di poter passare del tempo con loro che arriva l'attesissimo "Cara, la settiamana prossima vai a Stendford dal nonno! Non ti vede da tanto se non sbaglio?". 

Certo, ormai io ci sono abituata, ogni volta che mi chiamano per nome so già che c'è una brutta notizia "Cara oggi non rientriamo io e papa' per cena", "Cara credo che per quest'anno a me e papa' spetterà un viaggio di lavoro per Natale, ci dispiace piccina"

Tutte queste sono parole che ho impresse nella testa da sempre, da quando ero piccola i miei genitori sono stati assenti, dediti a tutto e tutti, tranne che a me, e in questa mancanza c'era sempre Henrie, mio nonno, a ricordargli delle necessità di una bambina; ma ormai che importa? Per la società a 17 anni sei un'adolescente, e sono abituata a vivere senza di loro, c'è chi pensa che sia svantaggioso per me, ma non ne sono sicura, sono dell'opinione che così potrò farmi le ossa, e camminare da sola.

Sono arrivata all'aroporto.
-"passaporto?" mi chiedo sempre come mai negli aeroporti tutti strillino. 
-"Eccolo qui, me lo hanno dato i suoi genitori"
È Henrie... giovane, in vigore, proprio come sempre.
-"nonno! Come stai? Che piacere vederti!, mi sei mancato tanto"
-"Cara! Bambina mia! Devono essere passati due anni almeno, da quando non ti stringo più tra le mie robuste braccia"
E naturalmente a questo segue un grosso e caloroso abbraccio, di quelli da orso bruno, come lui.
È vero, mi mancavano, mi mancava ricordare che c'è qualcuno pronto a proteggermi, ma l'importante è sapere che c'è, e che ti vuole bene.
Henrie sta uscendo il mio passaporto dalla tasca sinistra del suo cappotto, non sapevo lo avesse lui, è evidente che dati i miei innumerevoli viaggi i miei genitori hanno ritenuto opportuno darglielo per ogni evenienza.
"È lei Cara Brown, 17 anni, nata a Londra il 22 Agosto del 1999, e tutto il resto, controlli pure."
Non ha aperto il documento, si ricorda tutto di me, ogni data, ogni dettaglio, è sempre stato così, burbero a primo impatto, ma molto paterno conoscendolo fino in fondo.
Molto bene, tutto in regola, e ci avviamo insieme verso la solita panda verde e arruginita.
Henrie ha la stessa macchina da 17 hanni, non gli passa per la testa di cambiarla, lo ha detto lui.

Siamo appena saliti in auto e in pochi istanti sopraggiunge quel solito disagio... quei momenti imbarazzanti in cui non si sa cosa dire, su che argomenti conversare.
-"la prateria è bellissima" sussurro a bassa voce, ho sempre amato affacciarmi dal finestrino ed ammirare tutto ciò che  c'è al suo esterno.
-"si è davvero meravigliosa, ma dovresti proprio rivedere il paese e la desolata porzione di campo dove stanno sono le nostre case"
Risponde subito Henrie.
-"nostre di chi?" chiedo confusa.
-"oh, ma mia e di Marylin naturalmente, siamo gli unici due pazzi ad aver costruito due case nella lontana prateria piuttosto che nel paese, che possiamo considerare la parte 'più urbana' di questo posto ahaha"
-"ridi.. non c'è niente che somigli lontanamente a qualcosa di urbano in questo posto vero?"         I giri di parole non mi piacciono, sapevo che avrebbe cominciato con le sue frasi ironiche.
-"certo bambina, qui non siamo a Londra, qui a Stendford siamo in pochi ad avere un'auto, il mezzo di trasporto più diffuso è il trattore cingolato ahaha su cui qualche giovincello spesso si fa un giro per il paese"

Me lo aspettavo, insomma sembra strano ma io non so niente di qui, poche venivamo alla prateria io e mio padre; perchè mia madre sosteneva di essere troppo impegnata per lasciare il lavoro. Rimanevamo per 3 giorni, dopo un po' tornavamo a casa, mi faceva sempre un po' male abbandonare quest'erba verde, il verde mi schiarisce le idee.

-"ad ogni modo una volta sistemati i bagagli e fatta la doccia ti presenterò i nostri vicini, ti auguro di piacergli, non c'è molto da fare qui nella prateria ahaha, o almeno dipende..."
Io rispondo incuriosita.
-"dipende da cosa?"
-"da quanto ti piace l'agricoltura e la pastorizia bambina ahaha"
Fantastico, sembra peggio di quanto pensassi, a questo punto penso che altre chiacchiere peggiorerebbero solo la situazione; saremo presto a casa, e ho davvero bisogno di silenzio e solitudine per tentare di adeguarmi il meglio possibile alla mia nuova casa.

-"eccoci qui, casa dolce casa, mi scuso per il disordine, ma senza una donna in casa è difficile essere organizzati, disponi tutte le valige dove preferisci" Già... non c'è una donna.

Quanto mi manca Jannet, la mia cara e ridente nonna, sempre così buffa e teatrale, non mi annoiavo mai ad ascoltare lei e le sue fiabe quando ero bambina, le interpretava davvero bene. Da un po' di anni si è separata da Henrie, lui è... complicato, molto esuberante e forse un po' esagerato. Avevo 9 anni e mi rattristò molto vedere Jannet allontanarsi da me con la stessa energia con cui mi si era avvicinata.
Sembra che abbia fatto carriera teatrale, è ancora giovane dopotutto... almeno lo sembra per la sua età, dall'ultima volta che l'ho sentita sono passati mesi, era pronta a sposare un certo Carlos, del Wisconsin, pare si trovino bene insieme.
Nonostante tutto apprezzo l'impegno di Henrie nel farmi sentire a mio agio, è una delle cose in cui fallisce difficilmente.

-"è tutto bellissimo, credo che ora sistemerò le valige più ingombranti nella mia camera e andrò a sciacquarmi"

-"scherzi bambina!? Sistemo tutto io, tu vai! È importante che tu sia pronta a breve, devo presentarti delle persone"

Carattere operativo come sempre, alcuni dicono che ho preso tutto da lui, e forse sono io l'unica incapace di notare questa somiglianza.
Inoltre detesto lasciare le mie valige in giro, ho pochi abiti, di solito sono sempre gli stessi ma sento la necessità di trovargli subito un posto, è dopo questa piccola operazione che riesco davvero ad ambientarmi. Casa mia è quando vado a cercare quel Parka giallo tenue, caldo, con l'odore del mio armadio sempre addosso e stropicciato da sembrar vecchio più di quanto effettivamente non sia, e trovarlo esattamente lì dov'è. Dove so di averlo lasciato. Perchè i miei vestiti, soprattutto questo, gelosamente mio, giubbotto, hanno sempre 2 posti, o sono su di me, o si trovano proprio dove li ho sistemati.

In ogni caso vado a prepararmi, so perfettamente che tra meno di un quarto d'ora Henrie busserà alla porta del bagno a causa della sua immancabile puntualità, aspettandosi di trovarmi brillante e perfettamente, emotivamente preparata e presentarmi ai nostri vicini.

I Tuoi Graffi Sulla Mia Pelle.Where stories live. Discover now