𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 21

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«Che ci penserò» dissi ad El affondando il cucchiaino nel mio frozen yogurt.

Dopo il bacio di Louis tutto si era ingarbugliato ancor di più nella mia vita. Come se non bastassero i miei traumi infantili, le figure di Niall e Louis osteggiavano il mio cuore e la mia mente, devastandomi.

Avevo ovviamente raccontato tutto alla mia migliore amica, nella speranza di poter mettere d'accordo ciò che provavo, ciò che pensavo e ciò che era giusto fare.

Notai che nonostante fossimo ormai con la primavera alle porte, a Boston si gelava.

Eleonor aggiustò il suo cappellino di lana bordeaux alla testa e mi guardò con un po' di panna sull'angolo della bocca.

Sentii il suo sguardo bruciare su di me anche quando continuai a mangiare senza guardarla.

«Che c'è» blaterai con la bocca piena, in modo per niente galante, come del resto mi si addiceva alla perfezione.

«Tu dici a Niall Horan che sei innamorata di lui» cominciò, beccandosi un'occhiataccia, «Louis ti bacia e gli dici che ci devi pensare? Ma a che devi pensare?» domandò.

«Innanzitutto non lo devi nominare nemmeno, fa' finta che sia Lord Voldemort» dissi, riferendomi al biondino, «e poi che c'è di male? Sto bene con Louis» ammisi.

Era la verità. Stare con Louis mi faceva bene, con lui ero a mio agio. Mi sentivo al sicuro.

«Come ti senti quando sei con Louis?» domandò terminando la sua crêpe.

«Bene. Mi sento in un posto tranquillo» risposi.

«Come ti senti quando stai con "tu sai chi"?» chiese ridendo, riferendosi ad Harry Potter a causa della mia volontà di battezzare Niall come Lord Voldemort.

«In continua agitazione. Mi fa ribollire il sangue dalla rabbia. Mi fa dimenticare persino come si respira talmente mi infastidisce» risposi. Riuscì a farmi innervosire pur non essendo accanto a me, era assurdo!

Quel ragazzo mi aveva dato alla testa, non c'era nessun'altra spiegazione. Perdipiù i nostri incontri casuali nello studio della dottoressa erano frequentemente aumentati.

Sembrava che andassimo regolarmente dalla psicologa e che facessimo sedute negli stessi giorni.

«Bah, Mel» sospirò esasperata, alzandosi dalla sedia di legno e osservando il tavolino.

Quando entrammo nel locale per pagare il conto, mi soffermai ad osservare quanto fosse bello.

Gli interni erano decorati in modo davvero particolare. Pile di libri erano poste su degli scaffali marroni, i tavolini avevano candelabri e libri, le pareti decorate da pezzi di giornale fornivano quel tocco retrò in più.

Collane di perle e macchine da scrivere si trovavano nella vetrina di esposizione di dolci e prelibatezze varie.

«Tavolo otto» disse El una volta arrivate alla cassa, probabilmente ricordando il numeretto in legno posto come centro tavola.

«Nove dollari e cinquanta» disse la commessa. Il ticchettìo delle sue unghia sullo schermo si disperse nell'aria.

Afferrai una banconota e la porsi velocemente, prima che Eleonor avesse potutoprendere il suo portafogli.

La ragazza mi diede il resto e lo scontrino, augurandoci una buona giornata.

Una volta uscite, una folata di vento sollevò la mia gonna plissettata. La abbassai velocemente.

«Offro io. Non si discute» dissi ad Eleonor, vedendola con i soldi ancora in mano.

«D'accordo» rispose.

Imboccammo il Freedom Tail, il sentiero della libertà. L'intero tracciato, lungo circa quattro chilometri, era segnalato da mattoni rossi.

«Qui ci sono le più belle attrazioni di Boston» spiegò Eleonor, che conosceva la città decisamente meglio di me.

«Lo sai che segna delle località che furono importanti per la guerra d'indipendenza?» continuò illustrandomi luoghi d'importanza storica.

Eleonor era una patita di storia e anche d'arte. Di qui la sua scelta di affrontare un percorso di design, nonostante adorasse ciò che studiava, la storia le piaceva davvero tanto.

«Ma è enorme» dissi riferendomi al percorso.

«Siii» cinguettò entusiasta afferrandomi la mano e imboccando una delle viuzze.

Louis accarezzò dolcemente la mia mano, prima di afferrarla con presa salda

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Louis accarezzò dolcemente la mia mano, prima di afferrarla con presa salda.

Quando ero tornata dalla passeggiata con El lo avevo trovato davanti la porta della mia camera, con una rosa rossa tra le mani.

Piuttosto che farlo accomodare nella mia stanza, avevamo deciso di andare in terrazza, dove nessuno ci avrebbe disturbato, soprattutto un certo biondino irlandese che viveva con me.
Nelle ultime settimane erano cambiate davvero troppe cose. Dopo il suo bacio in camera mia, tra noi era successo qualcosa di inaspettato.

Mi aveva lasciato del tempo per pensare a noi due e a cosa volessi io. Quando lo avevo visto con Cassandra, la sua compagna del seminario, avevo sentito una punta di gelosia.

Lo guardai e sorrise dolcemente. Non gli avevo ancora dato una risposta ma le sue effusioni e il fatto che io non mi allontanassi, la dicevano lunga.

Louis continuò ad osservarmi. Probabilmente cercando di intuire una mia risposta, dato che aveva afferrato la mia mano ed io ero rimasta zitta.

La luce della luna illuminò il suo volto ed i suoi occhi color ghiaccio. Accarezzai la sua leggera barba prima di lasciargli un bacio a fior di labbra.

«Mel.. Cosa significa?» domandò Louis quando mi allontanai. Presi un respiro profondo e cominciai a pensare a tutte le cose brutte della mia vita.

All'abbandono di mio padre, i miei problemi a socializzare, il mio brutto rapporto con il cibo e la sicurezza in me stessa.

«Louis» cominciai, «ho un passato difficile. Non voglio dirti che sarà tutto rose e fiori, che non ti darò dei problemi come li do continuamente a tutti, c-che..» la sua bocca sulla mia mi mise a tacere.

Forse, mi meritavo quella serenità. Meritavo quella tranquillità, quel senso di pace che Louis riusciva a darmi.

Room 69Where stories live. Discover now