𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 20

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Louis mi osservò. I suoi occhi color ghiaccio mi scrutarono a lungo. Il suo ciuffo era tirato all'insù.

Passò le mani più volte sulle pieghe della sua camicia. Era visibilmente nervoso.

Teneva tra le mani un mazzo di rose rosse e dei girasoli. Una composizione a dir poco magnifica.

«Mel» sussurrò. La sua bocca restò schiusa. Mi guardava così intensamente.

Mi guardava come se fossi la cosa più bella di questo mondo. La cosa più preziosa che potesse avere.

Mi fermai in cima alle scale. Il mio vestito azzurro era in tinta con i miei occhi. I miei lunghi capelli biondi, raccolti in uno chignon basso.

Sotto la grande scala, tutti si voltarono per guardarmi. La sala era come una di quelle che si vedono nei film dell'ottocento: la carta da parati era sui toni del bordeaux e dell'oro, affreschi giganteschi erano fissati alle pareti. Un grande lampadario di cristallo scendeva dal tetto.

Divani imbottiti color ocra e poltroncine erano poste ai lati della sala. Una grande orchestra aveva preso spazio su un piccolo palco.

Violini, arpe e un piano forte poco distante suonavano una musica che non riuscii a riconoscere.

«Louis» lo salutai. Si affrettò avvicinandosi a me.

Mi porse i fiori. Portai le mani alla bocca stupita. Li avvicinai al mio naso, inspirando dalle narici per sentirne il profumo.

Louis prese una delle mie mani e lasciò su essa un bacio. Mi sentii al settimo cielo.

Dall'alto delle scale vidi a distanza e tra la folla Niall. I suoi occhi blu. La camicia nera aveva i primi due bottoni aperti, svelando parte del suo petto.

Teneva tra le mani i suoi soliti occhiali da sole neri. Le maniche della camicia avevano delle svolte, mostrando parte delle sue braccia. I suoi occhi mi puntarono.

Dopo qualche minuto sparirono tutti i presenti nella grande sala. Rimasero solo i suoi occhi.

Mi scrutarono. Mi osservarono. Sembrava volesse dirmi niente e tutto allo stesso tempo.

Sorrise sollevando un solo angolo della bocca. Mi fece l'occhiolino. Sparì anche Louis.

C'era solo Niall.

Mi svegliai di soprassalto

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Mi svegliai di soprassalto. Stropicciai gli occhi in fretta. Mi ero addormentata sul mio manuale di storia.

Pensai all'assurdo sogno che avevo fatto e mi resi conto che tutto quello studio non mi stesse per niente facendo bene.

Mi stiracchiai e decisi di andare a prendere una cioccolata alla macchinetta della hall. Dopo aver preso il mio portamonete, chiusi la porta alle mie spalle.

L'ascensore si aprì e mi feci spazio tra tre ragazzi. Non li avevo mai visti prima.

Quando l'ascensore si fermò andai direttamente alla macchinetta. Inserii le monete e pigiai aumentando la quantità dello zucchero, come facevo sempre.

Il dormitorio era silenzioso. Probabilmente tutti erano chiusi nelle loro camere a studiare per via della sessione.

«Mel» mi chiamarono. Mi voltai e vidi Louis. Sistemai una ciocca ribelle dei miei capelli biondi dietro un orecchio e gli sorrisi.

«Louis» lo salutai con tono dolce. La nostra conversazione di pochi giorni prima non mi era piaciuta per niente.

«Come stai? Non ci vediamo da un po'» commentò.

«Bene. Già, è vero» risposi, «sto studiando come una dannata» continuai.

«A chi lo dici» disse portando la mano alla testa.

Il suono della macchinetta mi distrasse. Aprii lo sportellino e presi il bicchiere bollente. Soffiai un po' sul contenuto prima di voltarmi nuovamente verso Louis.

«Come sta andando il progetto?» chiese gentilmente riferendosi al seminario.

«Bene, manca solo la parte del video. Tu?» domandai.

«Eh insomma» ridacchiò. Andai verso l'ascensore e Louis mi seguì.

«Mel.. Riguardo l'altra volta» cominciò. Agitai una mano in aria per farlo tacere.

«Louis, non devi preoccuparti» dissi.

Entrammo in ascensore. In quel luogo così piccolo sentii il suo profumo invadere le mie narici. Ripensai al sogno che avevo fatto.

Cominciai a pensare che fossi ossessionata da Niall, che non fossi realmente innamorata di lui.

Che in virtù dell'abbandono di mio padre sentissi la necessità di essere abbandonata, rifiutata anche da Niall come di riflesso.

«Vuoi venire in camera mia?» chiesi senza pensare, «a g-guardare un film» balbettai pigiando il piano della mia stanza.

«D'accordo» sorrise.

Una volta arrivati in camera feci accomodare Louis sul mio letto. Afferrai il PC.

«Ti piacciono i film romantici?» chiesi.

«Sì» disse, «mi commuovono» continuò.

Ridacchiai. Dopo aver scoperto che Louis non ebbe mai visto "I passi dell'amore", film tratto dal celebre romanzo di Nicholas Sparks mi sentii morire.

«E tu pensi che ti piacciano i film romantici?» lo rimproverai.

«Posso sempre recuperare!» urlò quando pigiai play.

Ero appoggiata alla spalla di Louis quando la colonna sonora del film partì nuovamente

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Ero appoggiata alla spalla di Louis quando la colonna sonora del film partì nuovamente.

Sentii il suo petto tremare. Che stesse piangendo? Delle lacrime avevano già rigato il mio volto, non mi sarei sopresa nel sapere che anche lui stesse piangendo.

Nonostante avessi visto quel film tantissime volte, mi emozionava sempre.
Louis si voltò verso di me, probabilmente si era accorto che anch'io lo stessi osservando.

Con la luce fioca della stanza riuscii a scorgere i suoi occhi color ghiaccio.

«Ti piace?» chiesi anche se il film fosse praticamente alla fine.

«È veramente triste» sussurrò in un singhiozzo.

«Piccolo» ridacchiai abbracciandolo. Si irrigidì. Avevo fatto qualcosa di sbagliato?

Mi allontanai leggermente per scorgere il suo sguardo, in cerca di risposte. Prima che potessi farlo, le sue labbra toccarono le mie.

Erano morbide e sottili. Il suo sapore era identico a quello della menta. Dopo qualche minuto appoggiò delicatamente la sua mano sulla mia guancia.

Mi lasciai baciare. E mi piacque.

Room 69Where stories live. Discover now