Le rivelazioni di Violet

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Comunicare con i vivi, riuscire a farci vedere da loro, è la cosa più difficile, per noi.

Tanti non riescono a percepire la nostra presenza; altri la avvertono ma non ci vedono; altri ancora ci vedono ma non ci sentono. Quasi tutti scappano urlando o cercano di ignorarci. Poi ci sono quelli come Liam, pochissimi davvero, che non solo sono in grado di vederci e sentirci, ma anche di accettarci.

Gli altri spiriti di questa casa sono contrari al mio tentativo di entrare in contatto con gli esseri viventi: molti di loro sono morti da così tanto tempo che non hanno alcun interesse nel cercare giustizia o anche un semplice appiglio al mondo reale.

Ma io… Io sono morta da poche settimane e ho avuto la fortuna di trovare uno come Liam; non potevo lasciarmi sfuggire quest’occasione: il mio assassino è ancora libero, forse ucciderà qualcun’altra, deve esser fermato.

All’inizio è stato complicato riuscire a trovare il punto di contatto: non riusciva ovviamente a capire cosa stesse succedendo e tanto meno riusciva a gestirlo. D’altro canto, io sono così tanto ansiosa di convincerlo ad indagare che ho rischiato di perderlo, di farlo impazzire davvero. Col trascorrere dei giorni, invece, abbiamo trovato il nostro equilibrio; gli ho raccontato le storie degli altri fantasmi: i fratelli Price, Deon, Seymour e quel vecchio marinaio ubriacone che si aggira nelle soffitte. Gli ho raccontato la mia; sono entrata nei suoi sogni, per farlo, perché era meno faticoso; noi spiriti giovani dobbiamo impiegare un gran quantitativo di energie per riuscire a renderci visibili, a parlare.

Mi spiace soltanto che Liam venga preso per pazzo, per colpa mia: deve seguire una terapia, è stato esonerato dal servizio, gli amici si stanno allontanando pian piano da lui. Dovrà imparare ad esser più cauto, gliel’ho già detto, perché nessuno gli darà ascolto se continuerà a parlare di questa storia dei fantasmi.

Per questo motivo l’ho portato qui e ho fatto in modo che trovasse il mio cadavere: con quella prova non avrà problemi a farsi ascoltare dai suoi superiori e colleghi.

L’arrivo della dottoressa e di Donnie, però, ha complicato tutto. Ho cercato di spaventarli, aiutata da Deon, di farli allontanare dalla casa, ma non ci sono riuscita quindi l’unica soluzione è cercare di fare in modo che mi credano anche gli altri due.

E così, eccomi qui, davanti a tutti e tre; mi stanno guardando con espressioni diverse: Liam sembra sollevato, Donnie sta cercando dove sia il trucco, Fiona credo che stia trattenendosi dal venire più vicina e cercare di toccarmi.

- Sono Violet MacKenna – esordisco. Faccio fatica a parlare, ma devo riuscirci. Donnie si mostra sorpreso:

- La ragazza scomparsa tre mesi fa?

- Sì, sono io. Un uomo mi ha rapita mentre tornavo a casa dopo il lavoro. Mi ha tenuta chiusa qui dentro per alcuni giorni, poi mi ha uccisa e nascosta lì… – devo fare un’altra pausa, per raccogliere le energie necessarie a continuare. Indico la nicchia in cui giace il mio corpo. É strano, perché il ricordo di quanto accaduto non mi fa male come credevo; forse sto diventando come gli altri ospiti di questa casa, forse il mondo dei vivi sta diventando distante anche per me, tanto da farmi dimenticare le emozioni.

L’aria vibra intorno a me, sento che presto non avrò più le forze. Mi concentro.

- L’incendio. É stato lui. Per cancellare le tracce…

Liam interviene in mio aiuto:

- Violet mi ha fatto vedere il suo volto, penso di poter far disegnare un identikit in centrale. Così sarà più semplice, trovarlo. É un maniaco, Donnie, dobbiamo fermarlo, prima che faccia altre vittime.

Donnie e Fiona si guardano: è evidente che siano combattuti, ma è questione di una manciata di secondi: entrambi tornano a guardare me e Liam

- Vi prego, dovete aiutarci. – li imploro, mentre lentamente svanisco.

Anche se loro non possono più vedermi, io posso sentire e vedere loro; Donnie è titubante, ma sembra sul punto di cedere. Fiona sembra quasi elettrizzata da quanto accaduto

ShadowsWhere stories live. Discover now