L'intervento di Donnie

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[Colonna sonora http://youtu.be/jRXQsQKGqIU ]

I sigilli sono stati spezzati, la porta è aperta. La brezza pungente sibila in modo sinistro fra i vetri rotti e le imposte. Mi avvicino cautamente all’ingresso, con la pistola stretta fra le mani, cercando di non farmi sentire. Nel buio dell’atrio, poco oltre la fetta di luce che giunge dalla strada, intravedo la fiammella di un accendino che illumina per pochi attimi il profilo di una donna.

- Ferma, Polizia!

La fiammella si spegne, qualcuno impreca, si sente il suono di una colluttazione, un urlo, il tonfo di qualcosa di pesante che cade in terra.

- Sergente, la fermi!

Sembra la voce della dottoressa MacManus.

Mi paro davanti alla porta, per fermare qualunque cosa o persona lei mi chieda di bloccare. Ma non sento passi, non vedo nulla. Non mi muovo da dove mi trovo, stringo la pistola nella mano destra e con la sinistra afferro la torcia, la accendo.

Il piccolo fascio di luce azzurrognolo inquadra la dottoressa seduta in terra contro la parete di fondo che si scherma gli occhi con la mano per ripararli dalla luce che li ha colti di sorpresa; proseguo oltre, verso destra, niente.

Verso sinistra…

Prima che la luce della torcia possa inquadrarla, scorgo una sagoma scura muoversi velocemente su per le scale ma quando le illumino sembrano deserte.

- Di sopra, è andata di sopra!

- Lei resti qui, non si muova.

Mi lancio all’inseguimento, arrampicandomi sui gradini in marmo più rapidamente che posso. L’odore di bruciato è ancora intenso nonostante siano passate settimane dall’incendio. Mi stringe la gola.

Una folata di aria gelida mi investe non appena raggiungo il piano superiore.

Rallento l’andatura, di nuovo cauto, silenzioso, nel tentativo di percepire qualsiasi rumore. Scandaglio il corridoio che si apre davanti a me con la torcia.

Sembra deserto.

Diverse porte si aprono sui lati, semi distrutte dall’incendio. Il vento si insinua nelle stanze, fa ululare i cardini cigolanti.

Per quanto mi sforzi di non far rumore, il pavimento in legno scricchiola sotto ai miei passi.

Mi fermo accanto alla prima porta sulla destra, sbircio dentro. Non può esser andato – o andata – lontano. La stanza è completamente vuota: nessun mobile, nessun’altra porta, le finestre sono chiuse. Non c’è possibilità di nascondersi, qui.

Perlustro ogni angolo con l’ausilio della torcia; nulla.

Faccio lo stesso con la porta successiva, e poi ancora.

Niente di niente.

Chiunque fosse, deve esser stato molto veloce.

L’unica possibilità è che sia salito – o salita – al secondo piano, anche se mi sembra impossibile che qualcuno possa muoversi così rapidamente.

Quando raggiungo la nuova rampa di scale, in fondo al corridoio, mi giro per controllare ancora una volta quel che mi sono lasciato alle spalle.

Sarà suggestione, ma mi sento osservato, seguito: un formicolio fastidioso alla base della nuca mi fa rabbrividire. Eppure, non c’è niente: continuo a far vagare il fascio di luce della torcia da un lato all’altro del corridoio da cui provengo e non scorgo altro che uno scenario desolato di distruzione.

Salgo i primi gradini, lentamente.

Sento un rumore di passi alle mie spalle.

Mi volto a guardare di nuovo verso il corridoio.

- Chi va là?

Silenzio.

- Chi va là? – ripeto, muovendo la torcia per cercar la fonte di quel rumore.

Niente.

Riprendo a salire.

Di nuovo sento i passi dietro di me.

Di nuovo mi fermo. Mi giro.

Niente di niente.

Controllo ancora una volta.

Torno giù, per controllare nelle stanze più vicine alla scala. Se c’è qualcuno potrebbe essersi nascosto lì.

Un cigolio alle mie spalle mi induce a voltarmi di nuovo verso la rampa,di scatto. Illumino, per brevissimi istanti, una ragazza dai capelli corvini ed il volto sfigurato dalle ustioni che indossa una camicia da notte bianca macchiata di sangue.

Il tempo di un battito di palpebre e lei non c’è più; non son nemmeno riuscito a intimarle l’alt.

ShadowsWhere stories live. Discover now