Capitolo 8: Come un ombra

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Ma prima d' accender il motore e partire, volle richiamare per l' ennesima volta suo marito, sperando che rispondesse. Di nuovo provò sia al cellulare, che al fisso del negozio. Niente. Accese la macchina e partì spedita in direzione della bottega del marito, non particolarmente lontana da lì. In pochi minuti di marcia, poteva già scorgere la soglia del negozio da lontano. Più la distanza tra lei e il negozio si andava a colmare e sempre più sentiva il suo sangue gelarsi, come se gettato in una vasca ricolma di ghiaccio. Ci arrivò davanti, fermò la macchina di fronte, e scese. La pioggia ormai aveva preso il sopravvento, ma non ci fece caso. I suoi occhi erano puntati su altro. Le gambe non l' avrebbero retta se avesse fatto qualche passo in più. Il negozio era chiuso, l' insegna spenta, la saracinesca tirata giù. Il suo sguardo non poteva spostarsi dal grigio metallico della saracinesca che le sbarrava la strada. Lo fissava. Pensò che fosse solo un' incubo, tra poco si sarebbe svegliata con lui al suo fianco, nel calore del letto, e portando i bambini a scuola si sarebbe data della stupida ripensando tra se di quel sogno. Ma purtroppo non sarebbe andata così. Si sentì una traditrice nel trovarsi a pensare che lui avesse un altra donna. Ma appena riprese un minimo di lucidità, si disse che se avesse avuto un amante, non sarebbe scomparso in quel modo, sarebbe stato reperibile e l' avrebbe chiamata, senno l' avrebbe fatta solo insospettire. Non sapeva davvero dove sbattere la testa, a cosa pensare. La confusione gli rendeva tutto indistinto e astratto. Non riusciva a pensare alla situazione che stava vivendo. Suo marito, era praticamente scomparso nel nulla. Di colpo, la tasca destra del giubbotto iniziò a vibrare, lei aprì la lampo di tutta fretta, e sperando che fosse il marito, ancora prima di leggere il numero sul display, iniziò a tremare. Prese il cellulare ed ebbe un tuffo al cuore. Sullo schermo, non compariva il numero di suo marito, ma vi era scritto semplicemente: Numero privato. Non seppe cosa o chi la spinse a rispondere, forse la speranza che dopotutto dietro a quel "privato" si celasse "lui". Non sapeva, dunque, cosa la portò a premere il tasto con impressa la cornetta verde, e accostandosi il telefono all' orecchio, dire "Si?". Dall altra parte, una voce ferma ed autoritaria disse:

"Signora Casisa, vada a riprendersi suo marito"

L'uomo, poi aggiunse:

"Se dovesse presentarsi con la polizia, o comunque non sola, farebbe meglio già da adesso a ritenersi vedova, così, tanto per avvantaggiarsi."

Elena si sentì mancare l 'aria. Era successo qualcosa di brutto al marito e chi la chiamava ne era di certo il responsabile. Ed ora gli chiedeva d' andare a riprenderselo! Come se fosse un pacco! Scoppiò a piangere e sentendo montare la rabbia, sputò fuori le domande più naturali che chiunque possa porre in queste circostanze.

"Ma chi sei!? Cosa hai fatto a mio marito!!?' " disse singhiozzando con le lacrime che ormai inondavano gli occhi.

" Presto lo saprà, molto presto. Per ora vada in Via Strisa, si trova di poco fuori città, la metta sul navigatore. Percorra la via, dovrebbe trovare subito quello che cerca. Ci vedremo presto, signora. Molto presto. Arrivederci."

Non ebbe il tempo di chiedere altro, l' uomo, già aveva interrotto la comunicazione. Si voltò verso la strada, spaesata, con le gambe che le tremavano da impazzire, tanto che per poco non cadde. Si strinse forte ad un palo li vicino, sentendo il freddo del metallo entrarle nella pelle. Cercò di mantenere la calma, di aspettare, finché quel momento di panico non le sarebbe passato. Con le gambe in quelle condizioni sarebbe certamente caduta tentando d' andare all' auto. Con grande forza di volontà e spinta dal fatto che suo marito contava solo ed unicamente su di lei, prese coraggio e sperando nella residua fermezza nelle sue gambe, si staccò dal palo. Con passo comunque malfermo si avvicinò all' auto, entrò e si sbrigò ad impostare la via sul navigatore. Non poté non pensare a quanto già odiasse quell' indirizzo.

Appena digitò la via, il navigatore constatando il traffico e la lunghezza del percorso, le disse che avrebbe impiegato 20 minuti e percorso 24 km prima di giungere alla destinazione desiderata. Le comunicava anche che avrebbe trovato qualche rallentamento al chilometro 17, ma niente di sostanzioso. Era più lontano di quanto si sarebbe aspettata. Prese fiato, chiuse gli occhi per alcuni secondi, cercando una calma che ormai sentiva che non avrebbe avuto per molto tempo. Accese il motore e partì tra la pioggia della sera. Il navigatore aveva calcolato tutto alla perfezione, precisamente 20 minuti dopo, si trovava sola, senza nessun essere umano nei paraggi, in una stradina dall' illuminazione assente. Aveva molta paura, ma sfiderei chiunque a non averne in una situazione simile. Sapere che la persona che ami si trovi in una zona del genere, senza sapere in che condizioni l' avresti trovata e se fosse stata viva, non è neanche d' augurare al nostro peggior nemico. Non sapeva neppure se l' uomo che l aveva contattata se lo fosse ritrovato lì tendendole una trappola.

Superato l' imbocco di Via Strisa, il suo Golf nel brecciolino della strada sterrata procedeva con lentezza. Accese gli abbaglianti, l' illuminazione pubblica in quella stradina di campagna era assente, quindi dovette procedere così, sempre vigile su qualsiasi cosa meritasse attenzione. Era completamente circondata da una fitta campagna e da vegetazione. Continuava ad avanzare lentamente per la stradina semi- abbandonata. Ebbe un tremito di terrore pensando, che se avesse avuto qualche problema alla macchina e il suo cellulare non avesse avuto campo (cosa molto probabile vista la zona) sarebbe rimasta isolata in quel posto. L idea, solo nel pensarla, la fece sudare freddo. Avanzando a rilento lungo la via una cosa le saltò agli occhi. Ai lati della strada, confinando con la vegetazione circostante,vi erano delle vere e proprie piccole discariche. Frigoriferi, copertoni, pezzi di motorini e molti altri elementi che conferivano a quel posto un aria sempre più d abbandono e dimenticanza. Non riusciva a scorgere nulla che potesse anche lontanamente assomigliare al marito, e questo non faceva altro che accrescere la sua preoccupazione per una possibile trappola tesa dall' uomo al telefono. Continuò ad avanzare, fin quando un improvvisa ombra proveniente dalla campagna sulla sua destra non le tagliò la strada, sbatté con violenza sul suo paraurti anteriore, finché non regnò il silenzio. Nonostante la sua velocità fosse modesta, il colpo generato dall' impatto con quella "cosa", scosse il silenzio del posto, per poi farlo tornar di nuovo nel suo torpore. Di colpo, nella mente di Elena tutto si fermò. Non sapeva, chi o cosa fosse quella cosa apparsa così di colpo che le aveva tagliato la strada. Aveva paura, qualunque cosa fosse. Poteva trovarsi di fronte qualsiasi cosa. Ma l idea che dietro a quella "cosa" indistinta, gettatasi quasi sotto le ruote della sua Volkswagen, potesse esserci suo marito, la spinse ad aprire lentamente lo sportello dell' auto e scendere. Appena smontò dall' auto, vide che in realtà quella "cosa", era un' uomo. Si trovava prono, con la pioggia che gli batteva incessantemente sulla schiena nuda, quasi volesse infierire sulla sua immobilità. Addosso non aveva nulla che lo potesse proteggere da quel freddo pungente, indossava unicamente dei pantaloni. Aveva il petto nudo, ed era scalzo. Se non fosse morto a causa dell' impatto, molto probabilmente lo sarebbe stato a breve per il freddo. Elena non riusciva a scorgergli il volto, non essendo rivolto verso i fari della Golf, ma aveva comunque un gelido sentore che le percorreva interamente la spina dorsale, il losco presagio che le diceva che quel momento mai lo avrebbe potuto rimuovere dalla sua memoria.




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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 17, 2015 ⏰

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