Capitolo 5: Nel buio

56 11 3
                                    

Si alzò da letto, e fece qualcosa che molto probabilmente non faceva da quando era adolescente, o quantomeno ragazzo. Si piegò a fatica sulle gambe stanche, e muovendosi piano, si mise a sedere sul pavimento. In quel momento se ne fregò della non impeccabilità della sua pulizia e quindi avrebbe sporcato i pantaloni, aveva decisamente altri problemi ai quali pensare in quel momento. Non riuscì neanche ad iniziare a porsi delle domande, a chiedersi se quello che avesse fatto sarebbe stato o meno una mossa assennata, che subito la sua mente gli diede come uno strattone e distogliendo la sua attenzione dal problema principale lo fece immergere nei ricordi...I protagonisti di quei ricordi, ma di tutta la sua vita non potevano non essere che i suoi figli e sua moglie, che rappresentavano la parte pulita, pura, il vero motivo per il quale lui diceva a chiunque di essere venuto al mondo, avrebbe dato la vita per proteggerli. Per questo si trovava in quell' albergo di periferia, per cogliere un modo per poterli proteggere, non doveva assolutamente permettere che loro entrassero in quella sporca faccenda. Avrebbe dato la vita per evitarlo. Dopotutto, un uomo si considera in base a quanto rischierebbe per le persone che ama.

Nonostante il freddo del pavimento gli stava ghiacciando le reni, e i pensieri che gli turbinavano per la testa gli occupavano la mente, l'uomo fece un' altra cosa che forse non faceva da quando era addirittura un bambino, cioè, piangere. Non sapeva il perchè, ma fu quasi una meccanismo involontario, automatico, come se il suo corpo avesse bisogno di sfogarsi in qualche modo e avesse scelto quello come il piu' efficace. Fatto sta che in pochi secondi i suoi occhi erano già ricolmi di lacrime, e nonostante la sua ferma volontà di fermarle non riusciva a placarne la fuoriuscita. In se aveva due soli pensieri fissi dai quali non riusciva a distoglierne l' attenzione: la sua famiglia e come uscirne vivo da quella situazione. COME? La notte non era passata nei migliori dei modi, anzi molto probabilmente potrebbe annotarsi tra le peggiori notti che lui avesse mai passato. Semplicemente le ore erano volate via, gli parve come se fossero volate, 6 ore letteralmente scappate via dalla sua vita che mai sarebbero potute tornare indietro. Ore che avrebbero determinato il suo futuro e quello dei suoi cari.

Il sole era appena sorto, dovevano esser quasi le 7 di mattina e il freddo s' insinuava sotto la porta-finestra. La stanza, l' avrebbe dovuta lasciar libera entro le 8, quindi aveva all' incirca 1 ora per potersi dare una sistemata ed uscire. La notte in bianco aveva portato, oltre alle occhiaie e alla stachezza, anche altri risultati. Aveva deciso, li avrebbe denunciati, il giorno stesso al primo comando di Polizia o Carabinieri che avrebbe incontrato, si sarebbe fermato. Nel suo cervello vi era un continuo alternarsi di paure e ripensamenti. Ma non potè negare a se stesso che già il solo esser giunto ( anche se con fatica) a quella decisione, semplicemente pensare a quella cosa, lo faceva sentire in qualche modo più leggero. Aveva deciso. Era convinto che la cosa più giusta da fare era denunciare quelle carogne. Se avesse avuto un pò di fortuna, magari, il tutto si sarebbe anche potuto concludere senza che la sua famiglia avesse saputo nulla, e come era comparso dal nulla quel Male nel nulla sarebbe finito. Uscì dall' albergo che il freddo per la strada era un nemico valoroso, e gli stava rendendo la vita più difficile di come già fosse. Ma non se ne preoccupò, la sua prima preoccupazione, anzi, fu quella di chiamare Elena e dirle che non sarebbe tornato in mattinata, ma solo ( se tutto fosse andato bene) per pranzo, sapeva bene, che sua moglie si sarebbe insospettita ancora di più ma doveva farlo, sapeva bene che era una donna intelligente e lui non si era mai assentato da casa per così tanto tempo, anche nei periodi dove aveva più lavoro, quindi sapeva bene a cosa andava incontro. Ma se fosse finito tutto con un bel lieto fine, le avrebbe potuto raccontare tutta la vicenda e lei, ne era certo, lo avrebbe sicuramente capito. Naturalmente il negozio sarebbe rimasto chiuso quella mattinata, e se tutto fosse andato per il verso giusto, il pomeriggio avrebbe potuto riaprire, anche se avrebbe voluto prenderselo di riposo visto lo stress mentale che aveva passato in quei giorni. Ma ogni cosa a suo tempo. Percorse molta strada, forse chilometri e chilometri, prima che riuscì a trovare quello che cercava. Il commissariato di polizia. Eccolo lì, lo vedeva, si trovava a non più di trecento metri. Era giusto quello che stava facendo? Questo si chiedeva. Era davvero la scelta giusta? Oppure, i poliziotti sarebbero riusciti a catturare solo una cellula dell' organizzazione che gli andava a chiedere quei soldi, e se gli altri componenti fossero tornati da lui ancor più inferociti?! E lì si che la sua famiglia avrebbe potuto correre dei rischi. Anzi senza "l' avrebbe potuto". L' avrebbe incontrati di certo. Prese fiato, allungò il passo, quasi chiudendo gli occhi si incamminò verso il commissariato. Basta. L' avrebbe fatto. Era sicuro. "Non passerò tutta la mia vita a darvi i miei soldi, luridi bastardi. Non farò vivere la mia famiglia nel perenne ricatto. Vi farò marcire in galera. Spero che vi faranno scordare cosa sia la luce del sole." I suoi pensieri, ricolmi di rabbia, lo facevano agitare più di quanto non lo fosse, quindi decise di non pensare, si sarebbe fatto scoppiare il cuore di quel passo. Poi, stop. No, tranquilli, non è un errore di macchina, oppure una parola fuori, quel " stop", indica l' oblio. Prendetela come la fine di tutto. Della speranza. Come la fine di tutti i suoi progetti, la fine della sua vita come l' aveva immaginata fino a quel momento. Stop. Tutto, in un maledettissimo decimo di secondo, divenne nero, tutto irrimediabilmente buio.


Vi Proteggero'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora